Amministrare le scuole Waldorf oggi

di Adriaan Bekman

 

L’amministrazione di una scuola Waldorf

Il mio impegno come consulente per le problematiche che sorgono nelle scuole Waldorf, in particolare in Germania, mi ha portato ad avere una visione d’insieme delle modalità di gestione delle scuole Waldorf.

Ciò che colpisce è l’estrema differenza tra quello che avviene in classe e il modo in cui la scuola viene amministrata. Sono due processi completamente diversi, diametralmente opposti. In classe avvengono cose molto positive, mentre l’amministrazione delle scuole sviluppa spesso forze molto negative.

In riferimento al lavoro in classe, non ci si intromette mai nel lavoro dell’insegnante. Egli è da solo, è il solo responsabile del processo che si svolge nella classe. È invece normale che persone di ogni genere si occupino dell’amministrazione della scuola, diventando dunque tutte responsabili del processo.

Una delle caratteristiche della pedagogia Waldorf è che essa si dedica in primo luogo al processo di apprendimento, allo sviluppo del bambino e non al contenuto didattico, alla lettura. Di conseguenza, è molto diverso se l’insegnante agisce a partire da una sua visione personale, da una qualità spirituale autonomamente sviluppata, o se invece riporta solamente ciò che altri hanno imposto. L’insegnamento impartito in base ad una visione personale ha un effetto favorevole sul bambino ed è in sostanza il modello che permette di attivare il processo di apprendimento nel bambino stesso.

Questo riguarda anche il campo dell’amministrazione. È fondamentalmente diverso se una scuola ha una forma amministrativa scelta liberamente ed autonomamente elaborata, o se invece la sua struttura amministrava proviene dall’esperienza di un’altra scuola. Alla base di molti dei problemi amministrativi delle scuole Waldorf può esserci il fatto che la scuola non è guidata da una visione propria.

Questa introduzione non mira dunque a fornire una linea di guida per l’amministrazione, ma vuole piuttosto offrire dei punti di vista in base ai quali una scuola possa sviluppare una forma di amministrazione adatta a lei. Il punto di partenza per lo sviluppo di una visione personale è chiedersi se la forma esistente, nei suoi effetti, corrisponde a ciò che la scuola desidera ottenere e se è adeguata a guidare la scuola anche in futuro. Una buona pedagogia non basta per rispondere a questa seconda esigenza.

Punti di vista

I due principali processi caratteristici di una scuola sono da un lato il processo centrale, cioè l’insegnamento in sé, e dall’altro lato il processo amministrativo. È interessante notare come questi processi si comportano per molti aspetti in modo diametralmente opposto.

Per chiarire le correlazioni fra questi processi, dobbiamo partire da questo presupposto: nella scuola, tutto deve armonizzarsi con il processo centrale, e cioè con ciò che avviene in classe con il bambino. Tutto ciò che non favorisce questa esigenza è insensato ed inutile.

La peculiarità del processo centrale di una scuola Waldorf è che si tratta di un processo di sviluppo, interamente orientato allo sviluppo del bambino. È inoltre di cruciale importanza il fatto che il maestro stesso passi attraverso un processo di sviluppo, e sia dunque in grado di offrire un insegnamento con un contenuto sempre nuovo, in modo da soddisfare lo spirito del tempo ed il mondo di esperienze del bambino al momento giusto. Se il maestro lavora solamente in modo abitudinario, non potrà trasmettere nulla.

La nostra impressione è che l’organizzazione amministrativa delle scuole Waldorf è spesso molto complicata e dunque non trasparente e chiara come sarebbe necessario.

È spesso caratterizzata dal fatto che l’amministrazione non si basa sulla responsabilità di singole persone, ma piuttosto su una responsabilità collettiva. Il nostro parere è che la collettività non può assumersi responsabilità.

Le domande chiave della responsabilità sono:

1. Chi si assume la responsabilità?

2. Di quale processo è responsabile questa persona?

Perché è importante che la responsabilità sia di una singola persona e non della collettività?

Il nostro collega Tom Peetom ha pubblicato i risultati del suo studio sulle cause del declino della Clinica Willem Zeylmans nel bollettino informativo della Società Antroposofica (numero di aprile). La sua conclusione è che la Clinica si è scontrata con problemi tecnico-amministrativi. I processi non erano trasparenti, ad esempio il processo finanziario era affidato a più persone e non c’era dunque nessuno pienamente responsabile. Lo stesso valeva ad esempio anche per le questioni legate al personale. Un altro nodo cruciale era che anche nel campo amministrativo si agiva più in base ad un certo idealismo che a particolari capacità. In questo settore, un processo quale è quello finanziario richiede, in base alla sua tipologia (la sua dinamica propria e le proprie leggi) una particolare responsabilità professionale dall’interno (cioè non basata su un idealismo derivante da un altro settore), cioè di una persona che dispone di specifiche conoscenze.

Anche all’interno dell’NPI abbiamo fatto l’esperienza che amministrare in base ad una responsabilità collettiva non funziona. L’insegnamento che abbiamo tratto dall’implementazione di un’organizzazione delegataria è in primo luogo che è assolutamente necessario che si assuma la responsabilità di un determinato processo qualcuno che abbia anche le capacità per svolgerlo (perché, in caso contrario, questa persona sostanzialmente si scosta dal suo compito karmico, non l’ha scelto autonomamente ma le è stato piuttosto imposto), ed in secondo luogo tutto l’istituto devia dal suo corso se la responsabilità di determinati processi non è stata affidata alla persona giusta.

Da questo si può trarre la conclusione che per il funzionamento di un istituto o di un’istituzione, ad esempio una scuola Waldorf, è particolarmente importante che le responsabilità siano ben delineate, cioè che siano affidate ad una singola persona e non alla collettività.

Una domanda importante nella differenziazione dei processi che si verificano in una scuola è: come si comportano i vari giocatori in campo? il bambino, i genitori e l’insegnante? In altre parole: quale ruolo spetta loro?

La nostra opinione è che il bambino è il cliente, il che implica tuttavia che tutto ciò che avviene nella scuola deve essere mirato allo sviluppo del bambino. I genitori sono i committenti. Questo è evidente per il fatto che sono loro che mettono a disposizione i mezzi. Lo stesso vale in un certo senso anche per lo Stato. L’insegnante è l’esperto, in grado di far apprendere al bambino la materia, colui che può mettere in movimento il processo di apprendimento nel bambino.

Il Direttivo è incaricato solamente della sorveglianza, a lui spetta una funzione di coscienza.

La questione di cui trattiamo qui è: chi tira le fila in definitiva? Il punto più delicato nelle scuole Waldorf è il ruolo del Direttore. Nelle scuole Waldorf non si può assumere questo ruolo con l’idea che in questo modo si potrà contare molto nella scuola. Già solo il titolo non si adatta al sistema scolastico.

Noi pensiamo che chi si assume questa funzione si accolli il dovere di portare avanti il compito spirituale della scuola. Si tratta infatti di conciliare fra loro i vari processi che caratterizzano la scuola ed avere principi talmente solidi da riuscire a trovare il coraggio, a sciogliere i nodi. In altre parole: si deve fare in modo che le qualità spirituali e la pratica quotidiana siano all’unisono.

A tal riguardo si deve tener presente che si tratta di valutare gli effetti dei processi e di guidare i processi, e che questo si riferisce al contenuto solo nella misura in cui si deve valutare se un determinato processo contribuisce ancora sufficientemente allo sviluppo del bambino.

È importante, se si è adatti, se si è capaci, entrare nei processi in caso di necessità. Nella cerchia antroposofica, non ci si è abituati. Se teniamo sempre ben presente come Rudolf Steiner lo ha fatto, come ha fatto da guida, salta all’occhio questo: nella vecchia Società interveniva consigliando, non aveva un ruolo di guida. Con la fondazione della nuova Società Antroposofica, era il Presidente e investiva le persone della responsabilità finale per un determinato processo. In questo quadro globale, la responsabilità spettava a lui ed egli aveva la capacità di intervenire in caso di bisogno nei processi di un altro senza perdere di vista la totalità degli eventi.

Di quali processi che si svolgono nella scuola le singole persone possono avere la responsabilità?

1. Il processo di prestazione di servizio

Comprende tutto ciò che ha a che fare con la parte materiale, ad esempio l’edificio, la mensa ecc.

In pratica, in ogni scuola c’è qualcuno di responsabile per questo aspetto. La questione è tuttavia se questa persona sia riconoscibile, se ha una visione personale della cosa e se riesce ad individuare tutti i processi di lavoro collegati.

2. Il processo finanziario

È un processo con una propria dinamica, di cui fa parte anche la contabilità. È importante che qui tutto sia trasparente.

3. La politica del personale

Comprende ad esempio le condizioni di lavoro, gli stipendi, le norme per le ferie ed i rapporti (sociali) reciproci.

4. Il processo didattico-pedagogico

Ciò significa preoccuparsi del fatto che gli insegnanti si sviluppino, che lavorino secondo principi acquisiti in proprio.

In breve:

– Il punto di partenza per l’amministrazione delle scuole dovrebbe essere che tutto ciò che vi avviene favorisca direttamente il processo centrale, cioè lo sviluppo del bambino.

– Per i processi sempre diversi, ci deve essere una responsabilità individuale; la collettività non può assumersi responsabilità o prendere decisioni. Aggiungiamo che gli incontri di gruppo hanno senza dubbio la loro utilità, che è quella di scambiarsi opinioni e punti di vista diversi e di discuterli, nonché di formarsi un giudizio. A prendere una decisione deve essere tuttavia una singola persona, che ne sopporterà anche le conseguenze.

– Quanto sopra si applica sia al processo tecnico-amministrativo, che a quello relativo al contenuto di una scuola.

– Nella scuola si distinguono quattro ruoli collegati a quattro processi. Sono i responsabili del processo ad essere anche responsabili del fatto che questi processi acquisiscano una forma. I responsabili del processo devono disporre delle necessarie capacità e possono incaricare dei cosiddetti specialisti, affidando loro specifiche parti di processo per avere un aiuto.

Elenco di seguito un paio di regole del gioco di cui si deve tener conto affinché la collaborazione possa svolgersi senza problemi:

1 Ci si consiglia reciprocamente

* Si tiene conto del consiglio dell’altro

* Nessuna discussione sui consigli dati

* Le discussioni sono generalmente controproduttive, perché per ottenere un consenso si tende a persuadere l’altro. Spesso inoltre durano così a lungo che ogni spirito viene sopraffatto. Per evitarlo, si dovrebbe prima vedere chi è il responsabile di un determinato processo e suggerire a questa persona il modo di dare una forma al processo. Chi è responsabile del processo deve prendere seriamente in considerazione i consigli; ciò implica ad esempio anche che il responsabile del processo spiega perché non accetta i consigli dell’uno o dell’altro.

2 In qualità di responsabile, si accetta un punto di vista e si considerano seriamente anche altri punti di vista.

Il responsabile accetta un parere dopo aver ascoltato i consigli degli altri. Può naturalmente darsi che altri abbiano un altro parere a causa dello scambio di opinioni. Il sociale consiste nel fatto che il responsabile del progetto prende seriamente gli altri punti di vista.

3 La responsabilità individuale di un processo implica un responsabile del processo: una delega acquista senso e vivacità solamente se c’è qualcuno che guida il processo. Il responsabile del processo controlla la rete delle persone che collaborano con lui, lo svolgimento del processo, l’interazione fra gli interessati e il contributo degli specialisti. È in grado di guidare il processo. Per eventuali contributi a contenuto specialistico, il responsabile può interpellare un esperto per un consiglio o affidargli l’esecuzione dell’incarico.

4 I gruppi servono a formarsi un quadro d’insieme ed un giudizio. Lo scopo è utilizzare proficuamente le varie opinioni ed i diversi punti di vista per decidere della questione in corso.

Il responsabile del processo può prendere visione nel gruppo dei vari pareri e, in base a questi, decidersi per questo o quel passo.

5 Gli esempi forniscono argomenti
Se qualcuno parla per astrazioni, può spiegare molto, ma non si capisce esattamente di cosa parla. Un esempio concreto preso dalla pratica rende molto più rapida la comprensione dell’argomento.

6 Condurre una collaborazione significa puntare su obiettivi e presupposti. È importante mirare a risultati espliciti, cioè sapere chiaramente fin dall’inizio cosa si vuole ottenere. Questa è infatti la base su cui si possono misurare i progressi fatti nel corso del processo.

Fa parte della valutazione anche trarre conclusioni e valutare le conseguenze in riferimento al prossimo passo. Tutto ciò deve avvenire nell’ambito di determinati presupposti, ad esempio nel processo finanziario: “non si dà il denaro che non si ha”.

7 Interazione significa mettere a frutto le varie opinioni, i vari punti di vista e le diverse percezioni.

Zeist, 8 aprile 1995