Teatro: cuore della scuola
di Silvana Rossello – da “Il Quadernone della Via Clericetti”
In una scuola steineriana, il teatro è un cuore che pulsa, vive e irradia energia all’intero organismo scolastico.
Detto questo, mi è necessario fare una premessa generale sull’arte teatrale.
La materia “trattata” da quest’arte non è la creta. non è la tela, non è la penna o il foglio di carta, ma è l’uomo: il fisico, l’astrale e l’io dell’uomo sono quella materia.
L’io dell’attore è la base su cui si lavora per la costruzione del personaggio; da qui il secondo, ma essenziale elemento: il rivolgersi, connaturato con quest’arte alla collettività; avviene un incontro, l’incontro dell’io con se stesso, con un testo, con gli altri attori, con il pubblico: per sua natura il teatro si rivolge alla comunità.
Altra peculiarità dell’arte teatrale è il suo vivere mentre la si esercita: quando lo spettacolo finisce tutto svanisce, nulla rimane a livello di “materiale prodotto” e, anche se lo spettacolo verrà replicato, non sarà mai lo stesso spettacolo ma vivrà una vita diversa; il teatro, infatti, è vivo: si ride e si piange tutti insieme e lo si fa per davvero, perché, e veniamo così al terzo elemento, quello che il teatro rappresenta in scena è la verità, con modalità, finalità e stili differenti, ma, a ben guardare, dalla rappresentazione fiabesca alla tragedia moderna, è sempre la verità l’oggetto del teatro.
Ma quale verità? Non tutta la verità che ci viene dalla vita è “buona” per il teatro; diceva Stanislasvskij : “La verità deve essere purgata di tutti i dettagli superflui della realtà. Deve essere “vera” come nella realtà, ma poeticizzata dalla finzione creativa”.
La differenza è la stessa che esiste tra un bel quadro e una fotografia: la fotografia riproduce tutto, il quadro solo l’essenziale.
Dunque quest’arte usa come materia l’uomo, si rivolge, per sua stessa natura, ad una collettività e il suo oggetto è la verità.
Da qui la fortissima valenza terapeutica del teatro. Nella scuola steineriana l’arte del teatro, nel ciclo che corre dalla prima all’ottava classe, permette ai maestri di lavorare su molteplici piani.
Con la recitazione in classe, nella prima parte della mattina, nella cosiddetta “ parte ritmica”, si lavora sull’apprendimento: recitando si impara a contare in avanti e all’indietro, si imparano le tabelline, le peculiarità ortografiche della propria lingua, i verbi, la punteggiatura….; si lavora sul piano animico: con poesie che aiutino i bambini /ragazzi a correggere comportamenti sbagliati o asociali e ad abbracciarne di nuovi più positivi e altruistici; sempre recitando si lavora anche sul piano spirituale: cogliendo in poesia e in movimenti cosmici delle stagioni e degli esseri spirituali che si muovono nella natura e negli uomini. Tipici delle prime classi sono l’elemento ritmico e l’elemento corale. Filastrocche, scioglilingua, poesie vengono recitate coralmente, associando, a volte, anche battiti di mani e piedi. Il bambino vive ancora immerso nell’ambiente esterno, l’elemento imitato è in lui ancora vivo, non si domanda il significato delle parole che recita, ma segue le immagini che ritmicamente scaturiscono dal recitare insieme, quasi si abbandona a quell’immagini piene di calore; nel coro ognuno trova il suo spazio, anche il più timido e insicuro della classe è protetto e percepisce come “sua” la voce del coro: prova la rassicurante esperienza di percepirsi con le forze del coro.
Fantastica è la prima esperienza sul palcoscenico del teatro. Lì i bambini capiscono subito di trovarsi in uno spazio “stra-ordinario”, uno spazio differente da quello ordinario, in cui si muovono abitualmente, uno spazio che richiede regole diverse ed energie diverse.
Le recite in prima e seconda classe sono sempre tratte da fiabe e parlano un linguaggio in rima in cui il bambino si ritrova a suo perfetto agio; il canto, la musica e l’euritmia concorrono armonicamente allo spettacolo.
Dalla terza classe, in concomitanza con il nono anno di vita, la recitazione e il teatro cambiano, così come cambia il bambino. Ora egli è più “incarnato”, più terreno meno sognante, incomincia il cammino della sua individualità. Oggetto della narrazione è la storia sacra: anche lui come Adamo ed Eva, vive la cacciata dal Paradiso terrestre, ora è qui, sulla terra e la vuole conoscere, incomincia a distinguere se stesso dal mondo esterno che lo circonda, prova alcune sofferenze e a volte si sente insicuro. E’ a quest’età che in arte, nel modellaggio, si passa dalla cera calda e luminosa alla creta, dura e opaca. Ora le recite si fanno più impegnative e toccano anche il mondo del sentimento; si inizia a dare più rilievo ai personaggi e le parti sono maggiormente individualizzate; solitamente, anche se non necessariamente, in quest’anno le recite sono ispirate a personaggi e vicende della storia sacra.
In classe quarta il materiale narrativo a cui attingere per le recite spazia dalla storia di Milano, alla mitologia nordica, all’antica storia indiana; mentre in quinta classe vigorosi spunti sono dati dallo studio della storia greca e dal racconto dell’Iliade.
Con la classe sesta si entra in un’altra fase: quella della pre-pubertà; da ora in avanti l’io si afferma sempre più, cercando strade diverse e a volte spiazzanti; il mondo dei sentimenti scatena forti emozioni e forti opposizioni; vecchie amicizie svaniscono e nuove amicizie sorgono; simpatie, antipatie, grandi domande affiorano per la prima volta…
Ora nelle recite le parti sono fortemente individualizzate, anche se è importante mantenere anche la coralità nei canti e nelle parti euritmiche. La scelta del testo va fatta tenendo conto che ora i bambini/ragazzi hanno bisogno, nel gioco dell’immedesimazione, di personaggi che portino ideali, che siano cavalieri medievali o siano personalità della storia, devono essere affascinanti per diventare dei punti di riferimento morale “obiettivamente” riconoscibili.
Comunque, in tutte quelle classi, le parti vengono assegnate sempre con ponderatezza e mai senza un motivo pedagogico. L’immedesimazione in un certo “carattere” di un personaggio lavora animicamente in modo molto profondo e, in certi casi, per alcuni bambini, può rivelarsi addirittura risolutivo. “Vivendo” un dato personaggio, il bambino partecipa al suo modo di essere; così far interpretare la parte del principe, nobile e coraggioso al più malandrino e sbugiardino della classe può veramente aiutarlo, facendogli sentire quanto si sta bene nella pelle dell’eroe forte e leale. Questa attività agisce più in profondità di qualunque discorso o di qualunque punizione.
Naturalmente lo stesso processo si può attuare in senso inverso, affidando cioè la parte per “somiglianza”, facendo vivere, nella realtà poetica del teatro, nella pelle di un personaggio egoista e falso per comprendere le conseguenze di questo comportamento.
Il teatro per i bambini/ragazzi è una grande prova. Una prova del proprio io di fronte al mondo; io che però lì, in quello spazio stra-ordinario, non è solo, ma inserito in un gruppo, la classe.
Ognuno fa la sua parte, ognuno porta le sue qualità e contribuisce alla riuscita dello spettacolo che viene portato alla collettività.
Il teatro è una grande esperienza sociale che porta grandi frutti, a molti livelli.