Il raccontare la morte e “dell’immortalità dell’anima”
L’osservazione della natura può diventare un atto artistico e meditativo che ci facilita la costruzione interiore di immagini, che possono poi diventare il tramite e la guida per una ricerca interiore attiva del tessuto spirituale che anima la realtà che ci circonda, dietro al velo del percepibile.
Un tema del genere, più volte riproposto da Rudolf Steiner, è quello della farfalla, creatura di luce.
…immagini che rimandino al rapporto dell’uomo con il mondo spirituale – se si raccoglie il tema della farfalla si scoprirà che esso ricorre istintivamente e diffusamente nella letteratura e nell’arte – e al tempo stesso una fonte per comunicare con naturalezza con il mondo dell’infanzia.
Il tema delle farfalle nell’opera di Steiner ha più di una sola valenza, ma vorremmo premetterne una per tutte, anche in relazione ai recenti episodi di morte che hanno portato collettivamente tante anime, con i loro infiniti universi interiori, nei mondi spirituali. Da esso possiamo farci condurre a riconoscere una metamorfosi essenziale del cosmo nel processo di morte con l’acquisizione della realtà dell’immortalità dell’anima umana e della possibilità concreta della resurrezione. (Antroposofia, dicembre 2004)
“Per il periodo fra la seconda dentizione e la pubertà, va ancora considerata da un altro aspetto l’immagine spirituale oppure, come anche si potrebbe dire, la rappresentazione simbolica. E’ necessario che il giovane accolga in sé i misteri della natura e le leggi della vita possibilmente non in aridi concetti intellettuali, ma in simboli. Le similitudini per le connessioni spirituali vanno presentate all’anima in modo che le leggi dell’esistenza siano intuite e sentite piuttosto che afferrate in concetti intellettuali.
“Tutto l’effimero è solo un simbolo”* deve proprio essere la massima fondamentale per l’educazione, in questo periodo. E’ infinitamente importante per l’uomo accogliere mediante similitudini i misteri dell’esistenza, prima che gli compaiano davanti all’anima in forma di leggi naturali.
Un esempio servirà a chiarire questo concetto.
Si immagini di voler parlare ad un bambino dell’immortalità dell’anima, dell’uscire di questa dal corpo. Bisogna farlo in modo da raccontare, per esempio, il paragone dell’uscita della farfalla dal bozzolo. Come la farfalla esce dal bozzolo, così esce l’anima dall’involucro del corpo, dopo la morte. Nessuno afferrerà adeguatamente la giusta realtà in concetti razionali, se prima non l’avrà ricevuta in una immagine simile. Mediante una tale similitudine non si parla soltanto alla ragione, ma al sentimento, alle sensazioni, a tutta l’anima. Un giovane che abbia sperimentato tutto questo, si accosta poi al problema con tutt’altro atteggiamento, se più tardi gli viene esposto in concetti razionali. E’ anzi davvero negativo per l’uomo se egli non può accostarsi prima con il sentimento agli enigmi della vita. Perciò è necessario che l’educazione abbia a disposizione delle similitudini per tutte le leggi della natura e per tutti i misteri del mondo.
Se. movendo da un modo di pensare razionale materialistico, qualcuno forma delle similitudini e le espone quindi ai giovani, di regola farà su di loro pochissima impressione. Con tutta la sua razionalità, infatti, egli avrà dovuto prima escogitare le similitudini stesse. E tali similitudini, che prima si è costretto a inventare, non risultano convincenti per l’ascoltatore. Quando infatti si parla per immagini a qualcuno, su di lui non agisce soltanto quanto si dice o si mostra, ma da chi parla scorre pure una sottile corrente spirituale verso l’ascoltatore. Se chi parla non ha lui stesso un caldo sentimento di fiducia nella sua similitudine, egli non farà alcuna impressione sulla persona cui si indirizza. Per agire giustamente bisogna appunto credere noi stessi alle nostre similitudini, come a realtà.
Il vero ricercatore della scienza dello spirito non ha bisogno di struggersi per trovare la similitudine dell’anima che esce dal corpo, perché questa è per lui verità. Per lui, nell’uscita della farfalla dal bozzolo, è veramente dato, ad un gradino inferiore dell’esistenza naturale, il medesimo processo che, ad un gradino superiore e con superiore elaborazione, si ripete nello staccarsi dell’anima dal corpo. Egli stesso vi crede con tutte le sue forze. E tale fede scorre da chi parla a chi ascolta.
Fluisce così immediatezza di vita fra educatore e allievo, e viceversa. Per una tale immediatezza di vita è però necessario che l’educatore attinga pienamente dalla sorgente della scienza dello spirito, e che la sua parola, e tutto quanto emana da lui, riceva senso, calore e colore di sentimento attraverso un autentico atteggiamento scientifico spirituale. Si apre così una magnifica prospettiva per tutta la pedagogia.
Tutta l’arte dell’educazione, tutta la pedagogia è arida e morta se non riceve sempre succhi freschi da quella radice.
(tratto da “L’educazione del bambino dal punto di vista della scienza dello spirito”, di Rudolf Steiner, 1907)
* Dal Faust di Goethe, ultima scena