Vacanze in famiglia, quali obbiettivi? Bambini, si parte!
Klaus B. Harms, giornalista, a colloquio con il pediatra Dr. Christoph Grob
Articolo tratto dal Notiziario Weleda
Klaus B. Harms: Dottore, quando si parte per una vacanza con i bambini, ogni decisione va valutata con estrema attenzione: dal luogo di destinazione alle cose da portare con se. Prima di ogni partenza, insomma, ci si pone la domanda: come prepararsi al meglio per questo avvenimento?
Dr. Grob: La questione non è semplice, perché richiederebbe risposte individuali. Messe da parte le considerazioni relative all’età dei bambini, la lunghezza del viaggio, il luogo di soggiorno, il nodo cruciale resta ed è quello dell’obbiettivo: che cosa si aspettano i genitori da questo viaggio con i bambini? Se si parte verso una località, occorre che questo rientri in un piano organico, nel contesto di un arricchimento di ciò che le persone vivono abitualmente nel quotidiano, anche se non si tratta certo di trapiantare altrove tutta la vita quotidiana della famiglia.
K.B.H.: Per gli adulti, la differenza fra la vita ordinaria e le vacanze si esprime soprattutto nel fatto che in vacanza loro aspirano a “non far niente” del tutto. Qual è la reazione dei bambini di fronte a questo atteggiamento?
Dr. G.: Del tutto diversa. Per definizione, i bambini non possono “non far niente”. Loro stanno sempre per fare, vivere, creare qualcosa. Anche in vacanza. I genitori che desiderano partire per le vacanze con i loro bambini dovrebbero pensare anche a questo. Intendere il riposarsi nel senso di non dover far niente non si addice a un progetto con i bambini.
K.B.H.: Tutto va molto in fretta, oggi. E anche tutta questa agitazione riguardo le vacanze, a partire da prenotazioni, preparativi, bagagli, a che cosa porta? Gioverà mai ai genitori e al bimbo?
Dr. G.: Lo scrittore svizzero Peter Bichsel ha recentemente affermato, nel corso di una trasmissione radiofonica, che lui ha raggiunto il vero benessere da quando ha scoperto “il tempo lungo”. E questo “tempo lungo” gli consente di riflettere sulle cose con molta calma. Nell’agitazione non si vive che in superficie. La «disponibilità» che ci offre il tempo dipende da noi, e quando si inizia a sperimentare il “tempo lungo”, è il momento opportuno per raccogliersi su se stessi e sulla propria intimità, in una dimensione spirituale della vita. I genitori dovrebbero riflettere anche su questo, nel momento in cui decidono per le vacanze con i bambini, e concedersi con determinazione il tempo reale per un’autentica pausa rigeneratrice, lontano dall’agitazione. Il “tempo lungo” può realmente dilatare il loro orizzonte abituale.
K.B.H.: C’è una regola secondo la quale i viaggi con i bambini sono giusti a partire da una età precisa?
Dr. G.: Questo varia a seconda degli individui. Io sono andato in vacanza con i miei figli quando erano ancora tutti piccoli. Mi viene in mente un viaggio verso la costa mediterranea francese, il più piccolo aveva solo un anno e mezzo, eppure il ricordo è di un’esperienza estremamente positiva per tutta la famiglia, in pieno relax. L’essenziale fu occupare i bambini, fin dall’arrivo, con la sabbia, con la ghiaia, con l’acqua. I bambini hanno bisogno di stimoli adatti alla loro età, e di un po’ di tempo per incominciare a sentirsi in vacanza come a casa.
K.B.H.: Non c’è dunque un limite di età nei viaggi con i bambini?
Dr. G.: Secondo me, no. Tutto dipende dal modo in cui si organizza il viaggio. Io per esempio preferivo, con i bambini, viaggiare di notte, mentre loro dormivano. E sapevano che, al risveglio, si sarebbero trovati ”laggiù”. E’ un avvenimento di grande emozione, per loro….
K.B.H.: Esistono comunque delle regole più o meno adeguate?
Dr. G.: Per dei bambini di età inferiore ai sette anni, non è una buona cosa cambiare posto ogni anno. E’ preferibile, quando si è piccoli, ritornare varie volte nello stesso luogo, riconoscerlo, avere attorno a sé un ambiente che diviene famigliare e che fa rallegrare alla sola idea di raggiungerlo, proprio perché lo si conosce e ci si vuole tornare, soprattutto se, man mano, laggiù si sono strette anche delle amicizie. Per i bambini più grandi invece, nulla si oppone a un cambiamento del luogo di vacanza.
K.B.H.: A che cosa bisogna fare attenzione in viaggio con i bambini che hanno meno di tre anni?
DR. G.: L’elemento essenziale sono i genitori stessi, il comportamento famigliare. Più il bambino cresce, più l’ambiente che lo circonda gioca un ruolo importante. Come ho già detto, è importante che il bambino, soprattutto nella fase che va dai quattro ai sette anni, possa sentirsi, in vacanza, come a casa sua. Egli laggiù ha conquistato un piccolo dominio, che ritrova ogni anno e che avverte come proprio. Con i figli in età scolare, i genitori potranno già intraprendere delle escursioni. Le passeggiate nella natura o le visite ai monumenti e ai luoghi importanti allargano progressivamente l’orizzonte dei bambini.
K.B.H.: Qual è il suo parere sui viaggi in aereo con i bambini?
Dr. G.: Non bisogna prenderli troppo alla leggera. Prima di tutto è fondamentale la durata del volo. Io dubito che sia sensato e utile che la famiglia con bimbi piccoli se ne voli verso i Caraibi, come ho già visto fare. La differenza di fuso orario, l’attesa negli aeroporti, gli scali, i trasferimenti, non sono certo favorevoli alla salute e al benessere dei più piccoli. Per i bambini in età prescolare, il ritmo, cioè i pasti regolari, il sonno a ore fisse, il gioco, sono fattori semplicemente vitali.
K.B.H.: I bambini di sette anni e più, invece, possono affrontare più tranquillamente l’aereo?
Dr. G.: Non è l’aereo in sé a costituire un problema, ma tutto ciò che lo accompagna. Più il bambino è grande, comunque, e meglio sopporta i disagi accompagnati a un lungo spostamento.
K.B.H.: Per quanto riguarda la preparazione al viaggio: i bambini piccoli non possono farsi un’idea di quello che significa partire verso una meta sconosciuta. Come i genitori possono preparare mentalmente i loro figli?
Dr. G.: Come avevamo già detto, bisogna andare verso qualcosa di conosciuto. L’idea di raggiungere amici, parenti, può favorire al meglio la buona disposizione del bambino ad affrontare la partenza.
L’idea di andare a trovare delle persone che si conoscono è molto importante per il bambino piccolo. Per il resto, non vale la pena di dar loro anticipatamente troppi dettagli su quello che vedranno. Tutto quello che loro immaginano da descrizioni e progetti, rischia di impedirgli di percepire bene la realtà una volta giunti sul posto. Questo comunque vale anche per gli adulti. Non si può vivere un arrivo in modo autentico, se si conosce, o meglio si immagina tutto già prima di partire. Il viaggio è migliore se vissuto senza intermediazioni, soprattutto quando si è con i bambini.
K.B.H.: Che cosa significa, dunque, un viaggio per la famiglia?
DR. G.: I viaggi famigliari rafforzano la consapevolezza della vita in comune. Nel quotidiano, è frequente che la mamma si occupi della casa e dei figli mentre il padre va a fare il suo lavoro. A ciascuno il suo compito. In vacanza invece la famiglia può vivere una vita comunitaria più stretta. E’ più importante prepararsi a questo e garantire ritmo e serenità, piuttosto che informarsi nei dettagli su quante e quali strutture per il gioco ci siano nei dintorni, ovvero se “va bene per i bambini”.
K.B.H.: Alla luce di queste considerazioni, diventa forse marginale se la località di vacanza sia lontana oppure no…
DR. G.: Il sentimento di coesione famigliare può essere vissuto ovunque, meglio ancora sulle rive del lago più vicino, dove magari si sarà piantata una tenda e dove la famiglia è riunita. Questo può rivelarsi meraviglioso, per i bambini.
K.B.H.: Il posto in cui si alloggia, hotel, pensione, camping, ha quindi un suo ruolo essenziale?
Dr. G.: Naturalmente, ma non credo che si possano dare suggerimenti universali. A mio avviso, lo stress da vacanza può nascere dal fatto che i genitori vanno, magari con dei figli piccoli, in grandi hotels anonimi o in posti lontani dal mare. Di questo, un bambino potrebbe provare disagio. Una piccola fattoria, una pensioncina, una casetta in affitto o anche una tenda, offrirebbero sicuramente un contesto migliore per tutti.
K.B.H.: Quali sono i limiti di variazioni climatiche accettabili per un bambino?
Dr. G.: Il mio consiglio è sempre: niente estremi, soprattutto per i piccoli. Un cambiamento di clima troppo brusco darebbe sollecitazioni troppo forti, che bisogna evitare ad ogni costo. Il clima più favorevole è quello temperato europeo.
K.B.H.: E non c’è conflitto nel caso in cui i genitori vogliano soddisfare il loro bisogno di cambiamento preferendo i paesi caldi ed esotici?
Dr. G.: Recentemente, ho sconsigliato di partire per la Grecia a una coppia il cui figlio non gode di buona salute. Il caldo e la luminosità eccessiva possono senza dubbio avere delle conseguenze dannose per la salute, soprattutto se è già fragile in partenza. Anche qui, come si può notare, bisogna giudicare caso per caso.
K.B.H.: In altre parole, i genitori che desiderano partire per le vacanze con figli piccoli dovrebbero mettere un freno alle loro esigenze…
Dr. G.: Sì, è senza dubbio un buon punto da cui partire.
K.B.H.: Ma esistono dei casi in cui Lei sconsiglia totalmente un viaggio con i bambini?
Dr. G.: Sì. Quando il bambino ha un malattia acuta. “Soffocare” una bronchite con l’aiuto di medicinali per poter partire non ha senso. E per questioni di prudenza, io sconsiglio ugualmente il viaggio quando il bambino dimostra di mal sopportare il cambiamento di ritmi per quel che concerne nutrizione, sonno e clima.
K.B.H.: Che cosa fare, invece, se un bambino si ammala in vacanza?
Dr. G.: I genitori conoscono, a grandi linee, il tempo di reazione alle malattie dei loro bambini, e la loro sensibilità individuale alle cure. Possono quindi portare con sé, in viaggio, i medicinali appropriati, adeguati alle loro esigenze. Certamente, nei casi gravi bisogna fare appello alle possibilità mediche locali, e consultare un medico del posto.
K.B.H.: Che cosa potrà contenere, dunque, la borsa del pronto intervento per le vacanze?
Dr. G.: Dovrà contenere solo dei rimedi già sperimentati a casa: medicine che i genitori sappiano utilizzare. Comunque, prepararsi a tutte le evenienze è impossibile e perciò una borsa carica di medicine non ha molto senso.
K.B.H.: Che fare contro il mal d’auto, o il mal di mare, nei bambini?
Dr. G.: Il mezzo più efficace contro questo è cantare durante il tragitto. Ciò stimola e stabilizza la respirazione e la vita emotiva nel bambino. Ancor meglio, è avere con sé un piccolo libro di canzoni sul quale i bambini possano scegliere le preferite. Altri oggetti familiari, come carta, matite, una bambola, possono essere degli ottimi compagni di viaggio.
K.B.H.: Che ne è del vaccino antitetanico?
Dr. G.: Non è questa la sede per parlare dei vaccini di profilassi, che meriterebbero molto spazio. Certo, bisogna rispettare e sorvegliare la vaccinazione antitetanica, in ogni caso. Per i viaggi in alcuni paesi sono raccomandati altri vaccini, come quello dell’epatite B. Sempre che i genitori pensino che sia ragionevole partire per dei paesi esotici con dei bambini piccoli.