Parola e canto visibili
di A. Gallerano e G. Burrini
L’euritmia artistica fu fondata da Rudolf Steiner e Marie von Sivers nel 1912 come pura arte della parola espressa attraverso i movimenti del corpo. La figura umana viene con l’euritmia a tradurre “la parola in gesto, il ritmo poetico in movimento, la costruzione, l’architettura della poesia in forme spaziali” [R. Steiner]. Non si tratta di danza, perché vi mancano le tipiche figure di cambré, croisé, ecarté eccetera: è piuttosto un “linguaggio visibile” o un “canto visibile”, a seconda che si tratti di un testo poetico o di un brano musicale. Ove infatti la danza sorge spontanea dall’istinto del ballerino che interpreta soggettivamente i diversi sentimenti che il testo o il brano ispira, l’euritmia traduce in movimenti del corpo i moti eterici espressi dal compositore o dal poeta. Il corpo umano diviene dunque in euritmia un mezzo di espressione dei mondi superiori o delle leggi cosmiche.
…Fondamentale esercizio euritmico è il passo tripartito; esso insegna l’armonia dell’incedere, in quanto esprime i moti delle tre facoltà dell’uomo, pensare, sentire e volere, rispettivamente nel sollevare il tallone, nell’alzare il piede e nel riappoggiare la punta per terra. Molto usato nell’euritmia pedagogica, la pratica di questo esercizio armonizza i temperamenti e riequilibra la personalità: placa la tendenza del collerico all’ira, sollecita nel flemmatico l’iniziativa, restituisce fiducia in se stesso al malinconico, induce alla calma il sanguinico.
Altro tipico lavoro euritmico è la raffigurazione di consonanti e vocali. Accenneremo, per brevità, a queste ultime.
Per raffigurare:
La A – le braccia si aprono dal basso e si portano verso l’alto tendendosi verso l’universo. La A, difatti, è il suono della meraviglia e dell’apertura al mondo.
La E – suono che rivela un atteggiamento di difesa e di opposizione al mondo – è espressa dal gesto di incrociare i polsi all’altezza del petto, tenendo le mani tese.
La I – suono dell’affermazione di sé – si esprime con il gesto euritmico di tendere il braccio destro verso l’alto, un po’ in avanti, mentre il sinistro viene teso indietro e in basso. La vocale I, difatti, è in molte lingue il suono iniziale del pronome personale Io (Ich, Ie, Ja, eccetera).
La O – il suono del voler abbracciare il mondo – si esprime formando un cerchio con le braccia all’altezza del torace.
La U – suono della paura e del dolore – si esprime tendendo le braccia parallele in avanti o irrigidendole lungo il corpo.
Forme piú elaborate di euritmia sono quelle che illustrano testi in metrica greca o latina: il gesto delle braccia, il ritmo dei passi e il dinamismo di tutto il corpo evocheranno, in diverso modo, il tono solenne e calmo del dattilo, la giovanile e volitiva agilità del giambo, l’armoniosa serenità dell’anapesto. Nel rappresentare un testo poetico o un brano musicale sarà compito dell’euritmista cogliere dapprima i moti eterici e le alterne espressioni delle tre facoltà. Se infatti si dice che nell’epica prevale il pensare, nella lirica il sentire e nel dramma il volere, è anche vero che per lo piú in un brano poetico o musicale questi moti interiori confluiscono l’uno nell’altro.
da: A. Gallerano, G. Burrini, L’Antroposofia – Il messaggio di Steiner, Ed. Xenia, giugno 1996