L’euritmia
di Mariangela Costa
L’Euritmia, o l’espressione del giusto ritmo, è un’arte nuova fondata da Rudolf Steiner agli inizi del Novecento. Essa mira a ricondurre il ritmo dell’uomo ad una nuova armonia con il ritmo della natura e del cosmo. Attraverso questa arte del movimento, infatti, il movimento da istintivo si trasforma in movimento cosciente svelando le leggi superiori che ne sono alla base: essa è dunque capace di svelare all’uomo le sua relazione con la realtà esterna e nello stesso tempo di fornirgli una maggiore conoscenza della sua stessa natura interiore. Proprio per questa sua caratteristica Steiner la considerava come un’arte essenzialmente del nostro tempo, poiché una delle caratteristiche dell’epoca presente è l’esigenza di rapportarsi alla conoscenza del mondo e di se stessi in modo cosciente e di sperimentare anche l’arte in questo modo.
La definizione vera e propria che dell’Euritmia ha dato Rudolf Steiner è quella di “linguaggio visibile” o di “canto visibile”, a seconda che si tratti di euritmia vocale o musicale. Nel primo caso, quale “linguaggio visibile”, l’euritmia è espressione del linguaggio in quanto porta alla luce il movimento interiore invisibile che avviene nell’uomo in corrispondenza della parola parlata. Ci si ponga dinanzi una situazione ideale: il recitante recita per la prima volta una poesia ad una euritmista a cui essa sia ignota e la dice in maniera così mossa, così penetrante nella forma che l’euritmista la traduce senz’altro in movimento. Linguaggio e movimento divengono tutt’uno.
Nel secondo caso, quale “canto visibile”, l’euritmia è espressione della musica: il movimento esprime non tanto le emozioni che vengono suscitate dall’ascolto di un brano musicale, quanto le leggi musicali stesse; la musica allora appare nell’elemento visibile in modo altrettanto reale quanto lo è nell’elemento udibile e si le leggi che la regolano manifestano anche quali leggi del movimento. Ogni suono, sia musicale sia vocale, ha il suo movimento particolare: essi sono stati indicati da Steiner, poiché tali movimenti sono espressioni di leggi universali e sovraumane.
A questo punto è necessario porre questa arte del movimento in relazione con un’altra forma di arte, la danza, con cui potrebbe facilmente essere confusa: infatti bisogna sottolineare che l’euritmia si distingue della danza, la quale essendo sempre legata all’intuizione di un singolo artista è proprio per questo una forma di arte più individuale e soggettiva; (il paragone con la ginnastica o lo sport non sussiste in partenza, in quanto non si può parlare di arte riguardo a movimenti utilitari, con fini puramente esteriori, quali quelli usati per l’allenamento e la salute del corpo).
Nell’euritmia, invece, l’elemento puramente personale viene superato, quel che è puro arbitrio, per quanto geniale, di un singolo artista, viene sottoposto a leggi sovraindividuali: il corpo umano, proprio come se si trattasse di uno strumento musicale, diventa tramite e mezzo di espressione di un mondo superiore, spirituale, di leggi cosmiche, quelle stesse che informano le arti ritmiche della parola e del canto. Secondo Steiner, d’altronde, la vera arte richiede sempre il sacrificio di trattenere la propria sensibilità e di arginarla entro severe norme derivate da quel mondo da cui l’arte stessa ha origine:
“L’arte non è mai sorta da propositi umani concepiti intellettualmente, ma solo là dove si sono uniti tra loro cuori atti a ricevere impulsi dal mondo spirituale, e capaci di realizzarli, permeandone la materia”. (Rudolf Steiner)
Nell’euritmia vanno distinti tre aspetti fondamentali: artistico, pedagogico e terapeutico, che evidenziano il grande potenziale educativo, curativo e sociale che essa possiede, in quanto forma d’arte capace di risanare il rapporta fra animico, spirituale e corporeo nell’uomo. L’euritmia infatti è stata pensata da Steiner come indirizzata a tutti, uomini e donne di qualsiasi età e di ogni grado di cultura, e non riservata ad una ristretta cerchia di “eletti”: essa aspira a penetrare nella vita giornaliera, in ogni sfere sociale, per apportarvi salute, serenità e armonia. Steiner soleva infatti dire: “Sarebbe desiderabile che dai tre ai settant’anni tutti facessero euritmia”.
Prima di affrontare l’euritmia quale materia di insegnamento, e cioè l’Euritmia Pedagogica, si è voluto introdurre l’euritmia in generale attraverso una descrizione di alcuni esercizi fondamentali di essa. Tali esercizi possono considerarsi quali “allenamenti” del corpo umano, grazie ai quali si sviluppa una maggiore consapevolezza di esso: essi sono quindi sono esercizi preliminari, affinché diventi possibile utilizzare il corpo umano quale “strumento capace di cantare o parlare visibilmente”.
Nei primi esercizi si fa uso di verghe di rame, poiché questo metallo ha un effetto vitalizzante e salutare: tali esercizi mirano a sviluppare nell’allievo una maggiore padronanza del proprio corpo e nello stesso tempo dello spazio che lo circonda; con la verga vengono eseguiti molti esercizi differenti, ognuno dei quali mira a sviluppare una diversa capacità: agilità delle dita, armonia nell’andatura, scioltezza nei movimenti delle braccia e dei polsi…
Per esempio, con l’esercizio della cascata, che si esegue sollevando le verga fin sopra il capo, per poi lasciarla cadere dietro il dorso, e subito riafferrarla, si sviluppano agilità, destrezza e concentrazione e nello stesso tempo coraggio e presenza di spirito.
Mentre nella vita di tutti i giorni il fatto di camminare costituisce qualcosa di istintivo e perciò scontato, l’euritmia tramite l’esercizio del passo tripartito vuole portare a consapevolezza anche la semplice azione del camminare; Steiner sosteneva infatti che l’armonia del passo, insieme con la figura eretta e il linguaggio articolato costituiscono i doni grazie ai quali l’uomo si eleva dalla sfera animale alla sfera sua propria.
L’esercizio del passo tripartito, permette di sperimentare coscientemente il passo quale estrinsecazione di un impulso di volontà: esso è un’azione in cui intervengono pensare, sentire e volere e nel quale si possono distinguere tre fasi, che corrispondono evidentemente alla tre parti principali del piede: tallone, arco, punta. Con la prima fase il tallone si solleva da terra: ciò indica l’impulso da cui il movimento del passo ha origine; con la seconda fase il piede si distacca da terra e viene portato nella direzione voluta: in ciò interviene il pensiero; nella terza fase il piede si poggia a terra e con ciò l’azione si compie.
Nel passo si manifesta il temperamento individuale: così mentre un carattere flemmatico è caratterizzato da un passo lento e in cui il piede si solleva a mala pena dal terreno, un carattere collerico avrà un passo deciso in cui il tallone poggia con forza per terra, mentre un carattere sanguinico, temperamento dinamico per eccellenza, avrà un passo leggero e agile.
Il passo tripartito può essere utilizzato dall’euritmia pedagogica quale esercizio armonizzatore dei temperamenti ed è fonte di equilibrio tanto fisico che psichico.
Altri esercizi sono invece dedicati allo studio del ritmo, poiché esso costituisce l’anima della poesia senza il quale essa non potrebbe esistere, e quindi anche una parte fondamentale di questa arte del movimento. L’euritmia deriva le forme archetipiche del ritmo dalla poesia greco-latina, nella quale esso è governato da un susseguirsi di sillabe brevi e lunghe a cui si fanno corrispondere passi piccoli e leggeri o più pesanti e ampi. Altri esercizi ancora approfondiscono lo studio delle forme, che solisti o gruppi di esecutori descrivono nello spazio conformemente ai diversi ritmi, alle musiche o poesie; tali esercizi possono sviluppare sia il senso artistico che, nelle forme geometriche, un senso dell’ordine e della misura.
Un altro aspetto importante dell’euritmia è il fatto di costituire una sorta di sintesi di tutte le arti: infatti essa sembra capace di unificare le arti che si svolgono nello spazio, quali la scultura, la pittura e l’architettura con quelle che invece si svolgono nel tempo, e cioè musica e poesia. Infatti essa prende tanto dall’una quanto dall’altra rendendo visibile il suono e il ritmo, che normalmente si svolgono invisibili nel tempo, attraverso il susseguirsi di movimenti che si svolgono nello spazio. Con l’approfondire l’euritmia, quindi, si approfondiscono anche le altre arti. Un esempio è costituito dallo studio dei colori, che svolge un ruolo importante nell’esecuzione dei brani musicali e poetici. Infatti all’euritmista è richiesta una profonda conoscenza del mondo dei colori che gli permette un’ancora maggiore sensibilità e finezza di movimenti. Goethe nella sua Teoria dei colori ha descritto la natura del colore tenendo conto non solo delle sue proprietà fisico-chimiche ma anche delle esperienze animiche che sono legate a ciascun colore. L’esperienza visiva del colore costituisce solo un primo passo verso quella che può diventare un’esperienza più interiore di esso. Egli ha suddiviso i colori in colori attivi, (giallo, arancio, rosso) e colori passivi (azzurro, indaco, violetto) e li ha descritti come “azione e sofferenza della luce”: nei colori attivi la luminosità si espande verso l’esterno, e quindi essi vengono vissuti come gioiosi e pieni di energia, nei colori passivi prevale l’ombra, poiché la luce rimane per così dire imprigionata nell’interiorità.
L’euritmia, tramite un tale approccio che permette di conoscere la vera natura e il carattere dei colori e le particolari sfumature di sentimento che li caratterizzano, mette una tale conoscenza al servizio del movimento, e la applica nell’interpretazione cromatica di brani musicali e poetici.
Euritmia pedagogica: L’euritmia costituisce una delle materie fondamentali della scuola Waldorf, e viene portata avanti dalla prima fino alla dodicesima. Essa talvolta viene insegnata anche ai bambini piccoli, dai tre ai sette anni, e in tale caso si parla di Euritmia Elementare. In ogni caso, tuttavia, ciò che cambia non è la sostanza, ma il modo in cui viene presentata l’euritmia, ossia l’applicazione dei suoi esercizi.
L’Euritmia Elementare non significa euritmia semplificata o ridotta a mero gioco, bensì euritmia incentrata sull’elemento originario. Vale a dire che l’insegnante cercherà di attingere agli elementi fondamentali dell’euritmia, e dovrà quindi presentarli con semplicità e immediatezza.
La forma in cui vengono presentati gli esercizi sarà poi soprattutto quella del gioco, vale a dire la modalità fondamentale con cui si svolge la vita dei bambini in questo arco di tempo. Tutti i movimenti euritmici assumono l’aspetto di giochi, che possono basarsi sui mestieri, sul rapporto con la natura e sul ritmo delle stagioni e delle feste; inoltre si possono accompagnare a poesie, racconti o fiabe, che nutrono la fantasia di belle immagini intese a svelare i misteri del creato. L’euritmia elementare ha un valore fondamentale in relazione alla crescita del bambino. Per citare Steiner stesso, egli ha affermato:
“Se si fa fare Euritmia elementare ai bambini piccoli, essi potranno acquistare una forza dell’Io che sarà più efficace dell’educazione scolastica e persino delle disposizioni del destino”.
Il bambino piccolo è da un lato tutto gesto e movimento, dall’altro, con tutti i sensi e tutto il corpo, un organo sensoriale. Il bambino percepisce ogni cosa in maniera intensa, con tutto il suo essere, e inserisce le percezioni nella costituzione del suo corpo. Di conseguenza l’Euritmia elementare viene ad assumere un ruolo fondamentale nella formazione della costituzione fisica e animica del bambino, e quindi dello sviluppo della sua personalità. Movimenti significativi, buoni, belli risanano e irrobustiscono le forze volitive, che nel primo settennio si edificano sulla salute fisica.
Come abbiamo visto precedentemente, il primo settennio, essendo quella fase nella crescita del bambino caratterizzata dallo sviluppo del corpo fisico e di forze volitive, va affrontata con determinati principi pedagogici: esse sono imitazione ed esempio. Chiaramente anche nel caso dell’euritmia elementare valgono i medesimi principi. Infatti l’insegnamento euritmico rivolto ai bambini piccoli deve basarsi sul principio dell’imitazione: in questo caso il compito dell’insegnante è facilitato dal fatto che l’insegnamento visivo è quello più immediato e diretto, che non ha bisogno di spiegazioni astratte, e viene riprodotto dal bambino così come egli lo percepisce. L’insegnante dovrebbe, quindi, evitare di intromettersi in modo autoritario in questa corrente di volontà e di decisione, poiché ogni atto imitativo è anche un atto di scelta; e nemmeno dovrebbe dare troppo peso all’aspetto dei risultati di apprendimento, quanto piuttosto al fatto di essere riuscito a coinvolgere attivamente il bambino.
Ciò significa anche tenere conto della diversità dei bambini, dei loro diversi caratteri e temperamenti: infatti se i più irruenti e collerici si potranno entusiasmare quando la maestra fa fare, per esempio, il passo dei nani rossi, cioè un passo deciso come una marcia, quelli più sanguinici e vivaci si faranno entusiasmare dal passo dei nani gialli, pieno di gioia e di spensieratezza. Altri bambini, più sognanti e tranquilli seguiranno la lezione attentamente e saranno così di esempio per gli altri; mentre una bambina decisa e piena di iniziativa sarà addirittura capace, mentre si fa eseguire a tutti i bambini la forma di una spirale, di guidare i suoi compagni più distratti e scalmanati. L’insegnante deve sapere osservare in questo modo tutti i suoi allievi, e adattando il suo insegnamento in base alle esigenze della classe che ha di fronte, saper coinvolgere tutti i bambini.
È inoltre fondamentale lo spirito con il quale si insegna, vale a dire l’atteggiamento interiore, che dovrà essere di entusiasmo e gaiezza: tanto più in questo tipo di insegnamento, in cui esso trapela in modo diretto e anzi costituisce un elemento della materia stessa.
La lezione di euritmia, basata quindi sul gioco, sul ritmo musicale e poetico, deve essere veramente qualcosa che il bambino vive con gioia: egli deve poter preparasi alla lezione di euritmia pregustandone l’attesa. Steiner all’inizio non voleva che si facesse più di un’ora alla settimana affinché potesse vivere nei bambini questa gioiosa attesa.
Durante il secondo settennio, cioè dai sette anni fino ai quattordici, l’euritmia assume, insieme a tutte le altre materie, un diverso compito educativo. Infatti è giunto il momento per il bambino di abbandonare l’atteggiamento di ingenua e primitiva meraviglia di fronte al mondo e di accogliere, sotto forma di immagini e simboli, i significati delle cose. Quindi gli esercizi, che prima erano un semplice gioco, cominciano ora a richiedere una precisione ed esattezza sempre maggiori. Si dà più peso all’esecuzione dei movimenti, all’oggettività e alla consapevolezza, poiché in questo modo i bambini entrano in vivo rapporto con le leggi che regolano lo spazio, con l’ordine e la misura. L’insegnamento dell’euritmia risulta così essere di integrazione in ciò che il giovane viene imparando attraverso le altre materie: per esempio, mentre gli viene insegnata la storia greca, con l’euritmia si possono creare delle forme ed eseguire dei passi che mettono in evidenza l’aspetto ritmico di un poema greco, grazie ai quali egli sperimenti in modo vivo e familiarizzi con i ritmi di provenienza greca quali giambo, trocheo, dattilo, anapesto, spondeo ecc.
Dopo i quattordici anni, con la pubertà, il giovane entra in un periodo che può dirsi artistico per eccellenza: egli ora ha un estremo bisogno di vivere nell’elemento dell’arte, e nello stesso tempo di sperimentare la sua creatività. Quindi, anche con l’euritmia si cerca di nutrire questa tendenza innata, aggiungendo agli esercizi che miravano a sviluppare l’ordine e la misura, l’interpretazione individuale di pezzi musicali e poetici. Grazie ad essi il giovane sperimenta la il Bello e il Vero che si esprimono nella poesia e nella musica, e questa esperienza sarà tanto più importante per lui in quanto, grazie ad un’esperienza artistica non meramente soggettiva e individuale ma oggettiva e sociale, verrà in contatto con le pure leggi cosmiche che vivono attraverso tali arti.