Disegno di forme e formazione della persona
di Stefano Andi
La cuoca che in cucina sbatte la panna esercita un movimento ritmico e deciso sulla crema dei latte, che ha una sua uniformità e fluidità, ma vede ben presto montare il tutto fino alla formazione di una materia più consistente e corposa, che non è più fluida ma accenna ad avere caratteristiche di maggior spessore e pienezza, tanto da giungere a poter avere anche solidità e durata. Dal movimento si giunge alla forma.Quello che succede in cucina lo si ha anche nel campo artistico, per esempio nella configurazione di una definita forma scultorea attraverso il movimento della mano a partire da una materia informe e disorganizzata come la zolla amorfa di creta o il ciocco di legno tratto dalla pianta o il blocco di pietra cavato dalla montagna.
Lo si ha anche nella formazione di un organismo corporeo vivente, laddove dal plasma iniziale caotico si arriva alla forma definitiva dell’individuo attraverso tutto il periodo di gestazione, sia che si voglia attribuire il processo alle informazioni che il codice genetico passa alla cellula, al tessuto e all’organo 1n formazione, sia che, lo si ascriva invece all’azione di forze e impulsi spirituali operanti nel campo fisico. Fin nel campo sociale su su fino nell’azione creativa delle idee e dei fenomeni spirituali si può riscontrare questa processualità dalla volontà movente all’organismo sociale, al pensiero formato. A fronte di questo percorso se ne riscontra naturalmente anche un altro, che è polarmente opposto e che riporta dalla forma al movimento, dall’ordine al caos, dalla configurazione definita all’informe. La panna montata dopo un po’ si siede, la statua resiste molto più a lungo ma a poco a poco anche la sua materia si disgrega, gli organismi invecchiano e si dissolvono, le strutture sociali e le idee diventano obsolete e necessitano di azzeramento e rifondazione. Se ciò non avviene per qualche motivo, sorgono problemi assai gravi: la panna irrancidisce, la statua diventa vuota apparenza, l’organismo una maschera rarefatta, i corpi sociali istituzioni inette e opprimenti, le idee dogmi ideologici e astratti. Detto tra parentesi, ciò è quello che purtroppo sta accadendo oggi nel mondo contemporaneo in ogni campi, dove il nuovo preme in modo confuso e indistinto, spesso scomposto e rozzo ma vitale e il vecchio cristallizza e degenera. In ogni caso la forma è un elemento fondamentale, uno stadio importante e necessario a cui ogni processo deve giungere a un certo momento della sua evoluzione, affinché i fenomeni e gli esseri assumano coscienza e gli individui prendano coscienza.
E’ ben comprensibile quindi che nell’arte dell’educazione insieme al movimento si dia grande risalto alla forma, non tanto nel suo risultato finale, che comunque ha sua indubbia importanza, quanto nel processo che dal movimento porta appunto alla configurazione finale. Anzi la scienza dello spirito che suggerisce conoscenze e strumenti alla pedagogia, nella teoria e nella pratica della pedagogia steineriana, riconosce l’agire concreto proprio di due tipi di forze spirituali, quelle plastico-architettoniche e quelle poetico-musicali. Affrontando questo tema, Rudolf Steiner ne tratteggia le caratteristiche in rapporto alla crescita del bambino. Alle prime, che agiscono a partire dal concepimento e via via nelle varie tappe di crescita della prima età, vanno ascritte la conformazione fisica, la strutturazione formale e l’accrescimento dell’organismo fino al settimo anno d’età, secondo un processo per tappe che procede dal capo al resto del corpo. Già alla nascita (ma il fatto lo si può notare anche nello sviluppo del feto) la figura del bambino presenta una testa molto ben conformata e di dimensioni decisamente preponderanti rispetto al resto dell’organismo, che di contro è ancora molto plastico, tenero e di forma minuta. Man mano che passano i mesi (e poi gli anni), il corpo cresce con velocità prodigiosa, si consolida e si struttura molto più chiaramente, per poter sostenere anche fisicamente la figura negli equilibri statico-dinamici di cui abbisogna. Al contempo anche gli organi interni si conformano e si attivano particolareggiatamente, onde esercitare all’interno le rispettive funzioni biologiche (processi vitali), che nel periodo prenatale erano state assicurate dall’esterno, dal corpo materno attraverso il cordone ombelicale. La fase qui accennata, che naturalmente presenta complesse e molteplici fenomenologie, termina con il cambio dei denti, con la seconda dentizione, che segna l’inizio di un secondo grande periodo di sviluppo, in cui le forze plastico-architettoniche non lavorano più (o in misura molto minore) all’organizzazione corporea del bambino, ma vengono ora messe al servizio della configurazione della vita interiore, alla caratterizzazione e alla vitalizzazione delle attività di volere, sentire, pensare.
Ciò avviene sulla base di precedenti esperienze, già nel primo settennio di vita, che però erano allora intercorse in modo totalmente inconscio e principalmente nella sfera della volontà, come fenomeni animici strettamente dipendenti ancora da fattori corporei, fisico-biologici. Ora invece la vita dell’anima può dispiegarsi liberamente a un gradino più cosciente, soprattutto nell’ambito del sentire, dell’educazione del sentimento e a uno stadio sognante di coscienza. A questo livello, quindi, le forze plastico-architettoniche non agiscono più fortemente come prima sull’organismo corporeo, ma “liberate” da quel lavoro, strutturano la vita interiore. Questo è il motivo per cui in questa fase, che è quella dell’età scolare, l’azione pedagogica diretta dovrà tenere conto di tali forze al lavoro, indirizzarle a quell’obiettivo e rafforzarle nella loro efficacia. L’educatore ha infatti a disposizione diversi strumenti, fra le materie artistiche figurative (pittura all’acquerello, modellaggio con la cera e poi con la creta, costruzione di piccole forme architettonico-plastiche elementari, ecc.), ma anche le attività manuali costruttive (intreccio, lavoro a maglia, confezione di bambole, giocattoli, oggetti, ecc.) e infine quel profondo e potentissimo strumento educativo che è l’euritmia. Questa infatti assomma in sé sia il gesto plastico formale, sia l’elemento musicale e linguistico che proviene dall’altro tipo di forze al lavoro.
Le forze poetico-musicali infatti, se nei primi anni di vita erano rimaste come sonnecchianti nell’organismo, con il settimo anno di età si risvegliano decisamente, applicandosi alla formazione del corpo umano proprio in contrapposizione a quelle plastico-architettoniche che fino a quel momento avevano prevalentemente operato.
Il secondo settennio di vita vede quindi, per quanto riguarda l’organismo fisico vitale, un agire alternato di entrambi gli impulsi spirituali con un prevalere dell’elemento armonico temporale (proporzionamento dello sviluppo corporeo, articolazione, ritmizzazione…).Ma tornando all’ambito delle forze plastico-architettoniche, è interessante prendere in esame, per esempio, il mezzo pedagogico del disegno di forme,che Rudolf Steiner ha creato e indicato agli insegnanti come strumento fondamentale per l’educazione in questo campo. Fin dalla prima classe, addirittura fin dal primo giorno di scuola, si può dire, quest’arte può accompagnare la crescita del bambino, almeno fino ai 10-11 anni, quando la materia si trasformerà in disegno geometrico.
Con il disegno di forme è possibile infatti risalire con l’esperienza diretta alla forma finta, conclusa al movimento che l’ha generata, al gesto che l’ha creata. Disegnando dapprima rette e curve nelle loro varie possibilità e varianti e combinazioni, si entra nel mondo delle forme in movimento, cioè si percepisce il fatto che dietro il mondo di immagini e di forme definite e cristallizzate in cui viviamo, c’è precedentemente un processo nel tempo, dinamico, che plasma la materia, la struttura e la caratterizza. Con le rette, per esempio, verticale orizzontali diagonali, si entra in rapporto più sveglio con lo spazio nelle sue tre direzioni fondamentali: con le curve si avvicinano gli esseri e gli oggetti della natura, i fenomeni del mondo.
Poi si affrontano forme e linee complesse come le onde, gli intrecci, i fregi e le fasce decorative (spirali, lemniscate, otto, cerchia,…) entrando nel loro ricco e articolato rapporto reciproco e con la superficie circostante. Le simmetrie sono un altro capitolo fondamentale del disegno di forme, con cui non solo si esercita il senso dell’equilibrio e il rapporto con gli oggetti nell’orizzontale, ma si sperimenta la realtà del mondo come unità. Questa importante acquisizione, che può stare alla base di uno sviluppo di una visione del mondo non arbitraria e colma di significato, permette al bambino di porsi di fronte alle cose anche con atteggiamento attivo, creativo, aperto e interessato. Infine si arriva alle forme di trasformazione e a quelle di metamorfosi,dove l’esperienza si confronta con lo sviluppo delle cose nel tempo, la loro mutevolezza, il loro cambiamento quali enti vivi e vitali.
Come si può capire, tutti questi esercizi sono svolti con costanza, attenzione e insistenza (ritmo, ripetizione delle forme sono fondamentali) non tanto per acquisire un’abilità tecnica o un repertorio di conoscenze decorative (molte forme tra le più complesse sono tratte anche dal tesoro delle arti decorative del passato, dai fregi mediorientali alle cornici greche, agli intrecci celtici, longobardi, medievali), né per fare da supporto calligrafico all’insegnamento della scrittura (un tempo per questo senso si facevano saggiamente le “aste”), anche se poi in effetti le lettere dell’alfabeto vengono insegnate non definendo astrattamente che la “a” per convenzione si scrive così, la “b” cosà, ecc., ma traendone le forme dal sentimento per l’elemento plastico che c’è nella lingua e dalla sua corrispondenza con gli esseri e gli oggetti del mondo, le sensazioni dell’anima.
Più importante ancora di questa esperienza risulta essere invece quella che si svolge nell’anima dei bambino che appunto si congiunge intimamente con le forme e i movimenti che la mano compie e direttamente, potentemente plasma la sua interiorità in questa ginnastica animica a sviluppare una vigorosa capacità volitiva (la mano disegna e la volontà la spinge) e una profonda sensibilità d’animo per le cose, i fenomeni gli avvenimenti, per il gesto artistico e il fatto estetico concreto.(*) Questa materia, assieme alle altre citate, risveglia all’attività sfere vergini della psiche con forze fresche e vigorose, sane e veritiere e ne prepara plasticamente le basi. Come nel settennio precedente, il primo, le forme dell’ambiente in cui il bimbo vive, da cui è attorniato lo plasmano direttamente influenzando persino la formazione dei suoi organi fisici (**), ora nel secondo settennio queste esperienze dirette (le materie artistiche e artigianali) e indirette (la percezione delle forme e dell’ambiente) lo influenzano sul piano della psiche, favorendone od ostacolandone la configurazione ricca, solida, articolata. L’esercizio di certe forme complesse, organizzate su precise strutture logico-grafiche (come gli intrecci longobardi per esempio), prepara addirittura le basi fisiologiche e psicologiche, col gesto volitivo nell’età successiva, dalla fine del secondo settennio, delle facoltà logico, della capacità intellettuale autonoma del ragazzo nelle superiori. Tutto ciò naturalmente se l’insegnamento di questa materia non è inglobato in un repertorio di routine o in un atteggiamento superficiale o esteriore (“in questa classe si fa questo, in quella quell’altro…”) ma se il maestro cerca di compenetrare lui per primo la cosa di una cosciente consapevolezza di quello che avviene nel fare tali esercitazioni. Il naturale sbocco del disegno di forme in questo senso sarebbe poi nell’età superiore la capacità di affrontare con fantasia e sensibilità i più impegnativi compiti artistici posti dalle materie come pittura e scultura (e progettazione architettonica, eventualmente, per chi seguirà la formazione universitaria in questo campo) esercitate a più alto livello, facendo scaturire da sé quel senso di mobilità di pensiero e di immaginazione, così come la capacità realizzativa e concretante, che il disegno di forme in metamorfosi avrà potuto già prefigurare.
Ma tutta la vita dell’uomo potrà avere giovamento da queste esperienze fin nell’età adulta, sia nell’attività intellettuale capace di immaginarsi vivamente concetti e idee astratte ma feconde, sia in quella manuale dove ogni operazione riposerà su una saggezza della mano e del cuore, sia in campo lavorativo e sociale, dove l’attenzione al contesto e ai nuovi bisogni troveranno risposta nella mobile e sensibile duttilità dell’anima nell’escogitare situazioni innovative, senso della realtà, coraggio nell’intrapresa del nuovo e dell’ignoto, apertura a ciò che è diverso e sconosciuto.
(*) cfr. R. Steiner: “Arte dell’educazione II: didattica”, 0.0.294 Editrice Antroposofica, 1984
(**) vedi S. Andi: “Forme viventi per l’edilizia scolastica”, in In-Formazione n. 1, giugno 1994