Quale arte insegnare
di Giuseppe De Luca (dalla rivista “L’Archetipo”)
Un piccolo, tenero bambino di quattro anni è intento a tracciare sulla carta alcune linee con il pastello colorato: semplici figure appaiono e si modificano in un meraviglioso gioco variopinto. L’uomo è un essere creatore, unico nei regni della natura, e una gran parte dell’umanità rischia l’abbrutimento e la malattia perché è divenuta incapace di mantenere e difendere la sua dignità e la sua essenza creatrice.
Si tratta dunque di non dimenticare il bambino, di non scordare che siamo tutti portatori di un patrimonio grandioso di immagini e colori e suoni che sono il retaggio, l’eredità di un mondo spirituale che, per nostro tramite, urge per trovare una fonte di uscita.
Questo urgere interiore è una delle sorgenti della creatività artistica: chi la ignora corre il rischio di subire una vera, subitanea ed inarrestabile alluvione di queste forze non “incanalate”, e può essere che l’anima venga assalita da un turbinio schizoide di immagini distruttive e si separino tra loro le tre facoltà psichiche fondamentali: il pensiero, il sentimento e la volontà.
Il bambino ha posato i pastelli colorati perché “qualcosa” ha attirato la sua attenzione: una lunga sottile processione di puntini neri che si snoda dalla cucina al giardino sta portandosi via alcune briciole della sua colazione. Egli la seguirà fino a scoprire il formicaio. L’uomo è un essere creatore, ma anche un essere scopritore. Non solo può e deve guardare in sé, conoscersi e realizzarsi nel mondo, ma può e deve scoprire altri mondi, altri universi, deve diventare investigatore dello spirito, scopritore di ciò che nella natura è appunto “coperto”. Lo studio della storia dell’arte ci conferma la tensione verso la “scoperta nella direzione della forma e del colore, l’“atto creatore” insito in ogni opera di grandi maestri. L’incontro armonico fra il colore e la forma, fra l’interiorità e l’esteriorità, fra l’“inventore” e lo “scopritore” ha fatto dell’arte una grande arte in ogni stadio di coscienza dell’umanità.
È necessario superare la mera esperienza percettiva sensoriale per provare a ricercare non ciò che è ma ciò che potrebbe essere, non il “reale” ma il “possibile”. Mantenere questa tensione permette di cogliere le leggi spirituali da cui sono scaturite le realtà naturali del mondo sensibile. La tendenza della vita attuale sempre piú meccanizzata e uniformata porta a trascurare, se non ad ignorare del tutto la scoperta della natura, che può avvenire solo mediante la capacità di aprirsi al mondo del bambino, pieno di meraviglia, curiosità, amore.
D’altra parte l’atto creativo, la nascita, che dovrebbe essere un frutto armonico dell’interiorità, viene quotidianamente mortificato dall’indigestione animica di immagini preconfezionate e stereotipate e il piú delle volte moralmente discutibili, che il mondo dei media, teso ad una raffinata mercificazione, fa continuamente affluire. La fame di immagini viene cosí malamente soddisfatta portando ad una progressiva passività e dipendenza, in quanto viene negata e affievolita progressivamente l’unica vera fonte di nutrimento animico: la capacità individuale interiore di creare in forma artistica.
Alla base di questa diffusa necessità di nutrire l’anima di immagini e colori sta un’importante verità spirituale: ogni uomo porta con sé, dalla sua vera patria d’origine, dal mondo spirituale, un patrimonio di immagini, di tendenze alla creazione e alla realizzazione che, dal cosiddetto inconscio, vengono ispirate su verso la coscienza di veglia, mediante una continua, anche se non percepita, attività onirica che solo in parte si fa strada nei nostri sogni ordinari.
La tendenza alla visione è alla base della creazione umana se viene correttamente nutrita e soddisfatta con una tensione, un’arte personale non avulsa dalla realtà fenomenica che ci circonda.
Chi si scorda della Natura dimentica “l’uomo scopritore” e, scrutando solo in sé, corre il rischio di presentare al mondo, anche se in modo “artistico”, solo i suoi personali vissuti animici, solo i suoi dati di “autobiografia psichica” e non un contributo alla missione cosmica dell’arte: collegare di nuovo la Terra al Cielo, fare da tramite fra l’idea e il mondo, divenire arcobaleno dell’anima di ogni singolo, ponte iridescente fra materia e spirito. È giusto, è indispensabile che l’uomo si esprima e conosca se stesso tramite l’arte, sviluppando cosí il suo angolo di mondo spirituale che vuole portare una nota cromatica nel cosmo, ma non può e non deve per questo dimenticare la Natura, l’Iside, Sofia, la Madre Universale, Maria.