Insegnare le lingue straniere per formare cittadini del mondo
Daniela Dirceo
“Un vecchio poeta, che possedeva il dono di conoscere tre lingue, si gloriava dicendo di avere tre anime. In questa frase, a mio avviso, sta l’essenza dell’insegnamento delle lingue straniere nella Scuola Steiner. Il nostro compito non consiste solo nell’aiutare i nostri alunni a comunicare, ma è soprattutto trasmettere i valori della lingua che insegniamo: l’idioma è espressione di un popolo e ci porta all’essenza della persona che parla. Chi si appresta a studiare una lingua straniera è obbligato a mettersi “nei panni” di un altro e a vedere la realtà da un nuovo punto di vista”. Questo dice Maestra Matilde, insegnante di Inglese presso la nostra scuola, e prosegue “Il fatto di conoscere più lingue porta ad una maggiore apertura animica, ad una predisposizione alla mobilità di pensiero e di sentimento. È chiaro quindi che iniziare a imparare una lingua straniera da bambini, porta a formare adulti più aperti e disponibili verso gli altri, soprattutto a non percepire nessuno come straniero. In sintesi, contribuisce a formare persone che siano cittadini del mondo”.
Il cammino verso il raggiungimento di questi obiettivi nella Scuola Steiner inizia a sette anni. “Durante l’asilo” afferma Maestra Matilde, “i bambini vivono ancora l’atmosfera familiare e fino ai sette anni sono ancora molto legati alla madre. In questa fase il bambino vive nell’imitazione, pertanto sarebbe una forzatura insegnare qualcosa che non appartiene al loro vissuto. Ma verso il settimo anno di età i bambini hanno completato la “costruzione” della loro struttura fisica, iniziano a staccarsi dalla madre e con il cambio dei denti vengono liberate altre forze, fino a quel momento orientate al consolidamento del corpo. Queste energie possono essere indirizzate all’apprendimento”. Ad ogni buon conto, i primi tre anni di insegnamento delle lingue straniere hanno un carattere giocoso: i bambini vengono trascinati nella corrente imitativa, attraverso canzoncine, filastrocche, brevi frasi utili alla comunicazione e i primi vocaboli. Si parte da tutto ciò che li riguarda da vicino; imparano, ad esempio, come si chiamano le parti del corpo e gli oggetti che compongono l’ambiente in cui vivono. In questi anni l’apprendimento avviene solo oralmente: l’obiettivo è quello di non ‘irrigidire’ i nuovi idiomi nella scrittura, cercando di mantenere la lingua come elemento vivente. Si capisce così l’importanza di imparare le lingue straniere attraverso quello che si fa, vale a dire il gioco, il movimento, la recitazione.
“In più, studiare due lingue” prosegue Maestra Matilde “ nel nostro caso inglese e tedesco, permette ai bambini da subito di sperimentare le peculiarità di entrambe, peculiarità che sono quelle del popolo che le parla. Per questo cerchiamo di far imparare ai bambini le stesse filastrocche, le stesse canzoncine, nelle due lingue straniere che apprendono. In questo modo possono da subito sentire le caratteristiche delle diverse lingue e interiorizzarle in modo non consapevole. Partendo dal bambino e dal mondo che lo circonda, fino ai nove anni di età lo scopo è quello di ampliare gradatamente i suoi confini, spingendo la conoscenza anche nelle lingue sempre più all’esterno, facendoli entrare nel suono e nel ritmo e imparando ad amare la materia”.
Si arriva così in quarta classe. Da questo anno in poi, tutto ciò che è stato recitato, cantato detto, deve diventare consapevole e regolamentato: ecco quindi che si inizia a scrivere e ad imparare la grammatica, e il lavoro prosegue fino all’ottava classe, arricchendo sempre più le conoscenze e la possibilità di comunicare.
“I ragazzi escono da questa scuola con la capacità di esprimersi nelle due lingue con un linguaggio semplice, sono in grado di comprendere testi scritti, di media difficoltà, ma soprattutto dovrebbero aver interiorizzato la possibilità di essere veramente anche altro rispetto alla propria centralità”.
Un approccio “comunicativo”
“Qui presso il Goethe Institut di Milano sono giunti alcuni dei vostri studenti della Scuola Steiner per ottenere la “certificazione esterna” agli esami di lingua tedesca. In particolare, alcuni di loro mi hanno favorevolmente colpita per la buona pronuncia e per la sicurezza nell’utilizzare la lingua. Questi risultati dipendono sicuramente dal particolare metodo pedagogico adottato nelle Scuole Steiner, che si avvale, soprattutto nei primi anni di insegnamento, di un approccio giocoso. Filastrocche, canzoni, recite…questi sono strumenti che, in effetti, anche noi al Goethe Institut consideriamo molto importanti ed indispensabili, soprattutto perchè aiutano i bambini ad imparare volentieri divertendosi”. Così afferma Claudia Muller-Seip, direttrice del Goethe Institut di Milano, l’istituto culturale della Repubblica Federale di Germania che promuove la conoscenza della lingua tedesca e la collaborazione culturale in tutto il mondo.
Stesso apprezzamento per il metodo steineriano viene anche dal fronte “anglosassone”: Nilufer Ozsoy, docente madrelingua presso la scuola internazionale Sir James Henderson School di Milano è convinta sostenitrice dell’approccio “comunicativo” all’insegnamento delle lingue ” Gli studenti imparano “facendo” e traggono i maggiori risultati dai loro tentativi se l’attività proposta ha uno scopo specifico ed è divertente. Ad esempio, simulare una situazione reale come “al mercato” o “al parco”, permette agli studenti di considerare la lingua straniera sotto un altro punto di vista, di andare oltre le singole parole per focalizzarsi sulle azioni che metteranno in pratica parlando. Questo permetterà loro di comprendere la situazione, in cui si trovano ad agire, cosa che è fondamentale per acquisire una competenza linguistica.