La formazione dell’adulto attraverso il risveglio della volontà

Seminario condotto da Coenraad Van Houten

organizzato dalla Federazione delle Scuole Rudolf Steiner in Italia

Riccione, 17 e 18 Aprile 2005

Trascrizione della registrazione sonora, non riveduta dall’autore

Domenica 17 Aprile 2005
Coenraad Van Houten: Se volete comprendere una persona, dovete inquadrare il modo di guardare il mondo. In primo luogo, appartengo ad un movimento che si chiama “Nuovo movimento per l’apprendimento dell’adulto” ed il termine “nuovo” è piuttosto pericoloso, poiché questo movimento dovrebbe essere sempre nuovo e, nel momento in cui non è più nuovo, dovrebbe fermarsi- Quindi vediamo le parole “educazione dell’adulto”, “movimento” e “nuovo”. Dobbiamo tener conto di una cosa di cui ho parlato anche a tavola, che tutto il mondo ora è in crisi: prendete qualsiasi giornale e vedete che parla di guerra, di lotta, di chi è più forte, si, questo è il tema, chi è il più forte.
Guardando un poco più in sotto, tra le persone c’è incertezza, c’è insicurezza e allora c’è una lotta tra due persone, si può dire, non vengono usate armi, però è sempre una lotta. Viviamo in un mondo solo e sembra che non riusciamo a gestire questo mondo. Questo vuol dire che abbiamo bisogno di sviluppare nuove facoltà per avere un rapporto con nuove situazioni. Allora, siamo un gruppo di persone che vogliono sviluppare nuove risposte per poter sviluppare nuovi strumenti, che possano fronteggiare i nuovi problemi. Sviluppare una nuova educazione perchè ci sono vecchi metodi d’educazione: s’imparano a memoria delle cose e poi alla fine ricevi un diploma, un diploma d’ignoranza. Quindi la finalità qui è di trovare una nuova via per l’educazione dell’adulto, non dell’infante, del bambino, ma dell’adulto perchè un nuovo modo per insegnare agli adulti non c’è ancora. Ovviamente nel mondo ci sono anche altre persone che cercano nuove vie verso l’educazione degli adulti, ma non le conosco tutte. Ci sono sempre persone intelligenti e creative che cercano nuove vie per l’educazione dell’adulto, ma sembrano non essere mai sufficienti. So che la forma, la forma sulla quale noi creiamo la nostra educazione per gli adulti non è sufficiente, non è in grado di rispondere alle esigenze. Sappiamo tutti che la natura è a rischio di essere distrutta dalle persone, eppure andiamo avanti comunque a distruggerla. Ognuno grida a gran voce cercando la democrazia, ma esistono veramente la democrazia e la libertà? Potrei andare avanti a lungo a raccontare questi problemi, ma mi fermo qui.
Ognuno di noi sa che abbiamo bisogno di trovare nuove risposte. Il campo che copre questo movimento è molto ampio, ma dipenderà dalle vostre domande quale sarà l’ambito di cui parlerà, lo vedremo dalle vostre domande. Parlerò prima delle debolezze, dei punti deboli di questo movimento. La prima cosa è che tra i componenti di questa rete vengono effettivamente sviluppate nuove iniziative, ma vi è il problema di come questo viene portato. Ovviamente viene da dire: “Telefona agli altri e dillo”, questo dovrebbe essere sufficiente, ma non è sufficiente invece fare così.
Un mio collega italiano era qui poco fa e mi raccontava di cose nuove che aveva fatto ed io sono la prima persona che viene a sapere di queste nuove cose, ma ci sono cento persone alle mie spalle e io sostengo: “Come posso far arrivare tutta quest’informazione alle cento persone alle mie spalle, in modo che possano usare questi strumenti?”. Il primo gran problema è la comunicazione, il secondo problema importante è il denaro. Il problema del denaro è un problema molto diffuso: ce lo hanno persone che vengono dall’Italia, che vengono da lontano, anche dal Giappone, dovrebbero poter venire qua per sviluppare nuovi strumenti, nuove facoltà spirituali per poter agire, ma hanno problemi di denaro. Se ci fosse un uomo molto ricco, che invece di sperperare il suo denaro decidesse di impiegarlo per investirlo nelle facoltà delle persone, sarebbe il benvenuto da noi, ma non l’abbiamo ancora trovato questo facoltoso. In più noi vediamo che ci sono sempre nuove persone con nuovi problemi e non riusciamo a far fronte ai nuovi problemi con altrettante risposte. Molti di voi sono consulenti e quindi spero di avere un aiuto da voi. Vorrei darvi un’idea piuttosto ampia dei vari ambiti nei quali il movimento lavora, così voi potrete dare indicazioni di dove andare, cosa vorreste sentire dire. Il primo problema importante: le persone non osservano più.
Siamo stressati eccessivamente da percezioni, da radio, dal telefono, in più siamo sobbarcati di pressioni…la percezione chiara va diminuendo e tutti gli esperti si sono ben resi conto di questo e se vi rendete conto del fatto che imparare dipende dalla percezione, dall’osservazione, allora capite che c’è un ostacolo rispetto all’imparare. Il primo punto è l’osservare. C’è di peggio però: c’è disinformazione e c’è una vera e propria arte della disinformazione. Sappiamo che sia nella pubblicità che nella politica si desta quest’ arte e quindi questo è un problema molto rilevante, è molto difficile sapere cos’è la verità. C’è un terzo problema: se non possiamo osservare bene, se non possiamo avere le giuste informazioni, come possiamo forgiare bene dei giusti giudizi? Abbiamo due campi importanti: uno, come arrivare all’osservazione senza egoismo ed arrivare ad un giudizio che sia il più indipendente e autonomo. Autonomo vuol dire forgiare i propri giudizi e non ripetere quelli degli altri. Quindi qui abbiamo a che fare con vedere la verità e pensare la verità. Questi sono i primi due capisaldi. C’è una quantità enorme di vie per cercare di incoraggiare nelle persone questa osservazione chiara e senza egoismo e, dall’altra, poter sviluppare un pensare veramente autonomo, veramente indipendente e non influenzato dal giudizio di altri.
Valutiamo altri due punti importanti. Il primo punto è l’incontro. E’ interessante come ogni lingua abbia un suo vocabolo. L’incontro diventa sempre più difficile. Non ci vediamo davvero, magari parliamo per ore, ma non c’è un incontro reale tra di noi. Non ne voglio parlare troppo perchè lo vedete ovunque adesso, preferisco parlare delle persone che di questo(?), dal momento che ci sono tre seminari che riguardano questi tre problemi: un primo seminario sviluppa l’incontro in generale e interessa tutti, è importante per tutti; un secondo aspetto invece è più rivolto ai terapisti perchè i medici hanno bisogno di incontrare il paziente per comprenderlo. Io presto andrò a Berlino a lavorare con dei terapeuti che mi chiedono: “Ma io come posso incontrare veramente il paziente?”. Sappiamo che già il 30% delle persone in America possiede uno strizzacervelli, cioè ha degli incontri regolari con un c.d. strizzacervelli, che vuol dire uno psicoterapista. La cosa interessante è che se noi potessimo avere dei veri incontri, sarebbero la terapia, in modo salutare. Siccome i problemi c.d. psicologici crescono sempre di più, la depressione eccetera, allora è importante che noi cerchiamo di diventare un pochino più normali, cerchiamo nuove forme per diventare più normali di nuovo.
E poi c’è un altro tipo d’incontro, un incontro con la natura, un incontro con le cose, un incontro con il mondo per quello che è. Ci sono seminari che studiano come sviluppare sette nuove facoltà per sviluppare l’incontro. Guardo da questa parte, delle cose scritte e mi chiedo: come impara l’adulto?
Ed ora, attenzione: non un bambino, un adulto. Impara in modo indipendente, come un io indipendente. La prima cosa è imparare ad imparare, come un adulto. In molti luoghi adesso viene applicato questo metodo, imparare ad imparare e abbiamo già notato in varie situazioni in cui insegnare qualcosa agli adulti, se si comincia con un primo periodo in cui si segue questo metodo, imparare ad imparare, si risparmia parecchio tempo. Per esempio, ogni Governo, se volesse risparmiare del denaro, dovrebbe fare un periodo con questo metodo, imparare ad imparare ed allora eliminerebbe parecchi problemi di denaro.
Poi c’è un altro punto, perchè come adulto puoi fare molte cose con queste nuove facoltà, però cosa impari di più di te stesso, cosa sai di più di te stesso? Quindi il secondo aspetto di questa via è imparare ad imparare dal proprio destino. Se studiate la biografia, la storia della vita individuale, avrete centinaia di situazioni dove potreste imparare, capire cosa vi sta accadendo: imparare da cosa ci è accaduto. Ma se perdiamo la barca, allora si ripete lo stesso errore ancora, ancora, ancora, quindi dobbiamo vedere nella nostra vita quali sono le cose che continuiamo a ripetere, errando nella stessa maniera. Quindi si può dire che per noi maestro migliore in tutto il mondo è decisamente il nostro destino.
Questo aspetto si sta sviluppando molto perchè le persone hanno un gran bisogno di imparare dalla vita, non dai libri, ma da quello che accade, dalla vita vera e propria.
Possiamo dire: imparare dal nostro destino, ma ancora meglio imparare dalla vita. Questo si sta sviluppando molto perchè c’è molta richiesta, ma non abbiamo sufficienti insegnanti per poter rispondere alle domande. Il primo passo è imparare che cos’è il destino e la seconda cosa è trasformare il destino, così che non ripeta sempre lo stesso errore, la stessa cosa sciocca, di nuovo, di nuovo e il terzo passo riguarda il futuro e capire dove il mio destino mi sta conducendo, dove io voglio andare, dove sto andando .
Il terzo aspetto è mettere in ordine nel destino, riguarda il futuro, per sapere dove sto andando. E’ chiaro? Terzo aspetto è mettere ordine nel destino così che io sappia dove sto andando. Il terzo aspetto è quello più pericoloso oggi perchè si fonda sull’idea che le persone possono essere creative e possono trovare nuove risposte ai problemi e possono aver qualsiasi posizione nel lavoro, dalla più semplice, umile, a quella più importante, ma sono persone che hanno dentro di loro una possibilità di trovare qualcosa di nuovo. Si chiama, noi la chiamiamo ricerca spirituale creativa. Ci sono già seminari rispetto a questo, nuovi esercizi che possono aiutare a trovare queste nuove risposte. La prima cosa che insegniamo alle persone è vivere con delle domande invece di lasciarsi sommergere da una quantità enorme di risposte tramite Internet. Non che cosa io so, quante cose so, ma che cosa io capisco, che cosa io veramente capisco. Per quello che non capisco, su questo posso avere delle domande e se veramente abbiamo delle domande, allora la testa diventa un po’ più grande e percettiva, per imparare nuove cose. Quindi rispondere alle persone vicine, rispondere alle domande della natura ha a che fare col trovare nuove risposte creative. Poi tre nuovi aspetti, di cui parlerò brevemente perchè sono abbastanza rivoluzionari. Il primo aspetto è che noi non impariamo solo durante il giorno, ma impariamo anche quando dormiamo. Vuol dire che quando stiamo dormendo, stiamo in un altro mondo che è molto probabilmente più saggio di quello diurno e molte persone sagge a volte dicono: “Non voglio dare adesso una risposta, voglio dormirci sopra e poi domani ti do una risposta”.
Ho un esercizio adesso per voi: spero che abbiate finora ascoltato e che abbiate avuto una certa impressione attraverso l’ascolto e quindi prima di addormentarci possiamo guardare ancora questa conferenza e dire: “Questo è stato interessante, questo si, questo meno…”, quindi sviluppare un’impressione dell’esperienza fatta e domattina al risveglio verificare se l’impressione è la stessa prima dell’addormentarsi o se qualcosa è cambiato al risveglio.
Qui ci si chiederà che impressione farà questa conferenza domani mattina. Sono piccoli esercizi, ma se si educano gli adulti appunto a fare questo percorso, dall’addormentarsi al risveglio, quindi sfruttare questa possibilità che c’è data dal mondo oltre la soglia, allora si diventa sempre più esperti a sfruttare questa possibilità e quindi si ha una nuova possibilità d’imparare a disposizione. Lì c’è il giorno nella notte e lì la notte nel giorno, qua si esce e qua si entra. E’ un processo molto misterioso, adesso non voglio parlare troppo a lungo di questo, però se si fa un lavoro sistematico in nove settimane, tutti i giorni si esercita questa facoltà di utilizzare la notte ed il sonno, allora si sviluppa molto rapidamente e si diventa molto bravi ad usare questo strumento nel senso creativo ed aiuta moltissimo questa ricerca spirituale creativa.
Sono sette ed è importante il numero sette perchè ci sono sette processi vitali che guidano a sette vie per imparare e quindi voi ne avete sentito parlare, potete riguardare gli appunti, le cose scritte da me precedentemente.
L’educazione dell’adulto, la sua finalità è individualizzare il tutto, non soltanto rispecchiare tutto, attraverso questi sette processi d’apprendimento legati ai sette processi vitali. La finalità è arrivare all’individualizzazione. Adesso c’è una porta aperta: io vi chiedo in che direzione andare, cioè quali domande abbiamo, quali di questi aspetti ci sta più a cuore e vogliamo trattare. Non ho parlato della persona che dovrebbe guidare questo processo perchè lui non è un vero e proprio insegnante, noi lo chiamiamo una persona possibilmente attiva, che crea le condizioni affinché un processo d’apprendimento possa essere realizzato. ci sono tante possibilità, diciamo, di farlo, in che direzione andare. per favore delle domande brevi, profonde e brevi, non domande con lunghi discorsi.
Intervento: Sono interessato al quinto processo, agli esercizi.
Coenraad Van Houten: Chi conosce già questo? E riferito a lei, come mai lei chiede questo? Vorrei sapere se qualcuno ha già letto su questo argomento.

Intervento: Mi interessa particolarmente il quinto punto dei sette processi vitali, perchè nel libro non ho potuto leggere molto su questo punto.
Coenraad Van Houten: Ci sono altre domande?
Intervento: Sono interessato all’aspetto dell’incontro e vorrei sapere a che livello stiamo trattando questi tre incontri.
Coenraad Van Houten: Va bene se mi occupo di queste due domande, di questi due punti dell’educazione?
La parola esercitare non è l’ ottimo, perchè sembra un corso. Noi addestriamo i cani e i gatti. Nella maggior parte dei casi imparare oggi vuol dire imparare a fare qualcosa, avere una competenza, una competenza con le mani, una competenza con la mente che si esercita di nuovo finché diventa automatica. Non chiamiamo quella l’educazione dell’adulto perchè indurisce forze vitali e quindi ci rende più degli automi, perchè vuol dire che continuiamo a fare le cose nello stesso identico modo e più si ripete una formula e più l’essere umano diventa sclerotico, mentre noi intendiamo fare qualcosa di sempre un po’ diverso, all’interno di un gruppo, più veloce o più lento, ma che questo porti alla sviluppo reale di una nuova facoltà. E questi sono punti molto importanti nello stato della digestione dell’esercizio perchè ha a che fare con l’insegnarsi, l’imparare ad insegnarsi, ad insegnarsi qualche cosa per sviluppare una facoltà, imparare a guidarci per sviluppare una facoltà. Ecco, arriva qualcuno da voi perchè il frigorifero si rompe, arriva lo guarda e dice: “ Mi spiace, non posso ripararlo perchè non è il tipo di frigorifero di cui mi occupo”. Invece ne arriva un altro, guarda il frigorifero e dice: “Non ho mai aggiustato un frigorifero di questo genere, interessante!”: Lo guarda da una parte all’altra finché lo ripara. Questa via vuole sviluppare nuove facoltà che possono mettere in relazione con nuove situazioni. Quindi questa via dell’educazione dell’adulto ha a che fare con l’esercitarsi a che nuove possibilità, nuove facoltà emergano e non un’autodisciplina rigida, che porta ad una costrizione individuale, che a sua volta porta al ripetersi continuo, ripetere i gesti e le stesse cose nello stesso modo, in modo automatico…
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….Se questa persona fosse invece passata attraverso questo nuovo movimento dell’educazione dell’adulto, allora si muoverebbe con il tempo, potrebbe fare fronte a nuove situazioni invece di essere una scimmia nel lavoro. Variare il proprio lavoro.
Seconda domanda: che cosa io intendo per incontro.
Primo esempio: essere sposati da dieci anni e dire: “Io veramente non lo capisco, quest’uomo: so quello che dice, so quello che pensa, so quello che fa, ma non ho capito chi è”. Intendo con incontro la possibilità di percepire l’essere spirituale che mi sta di fronte. L’essere umano è un essere spirituale creativo: perchè incontrare solo la parte esterna, esteriore dell’essere umano? Le ragioni per cui noi educhiamo gli adulti a percepire l’essere spirituale nell’altro essere umano che gli viene incontro è che se questo incontro avviene davvero, questa percezione è possibile, anche in misura minima, la persona che ha percepito non è più la stessa, ha un cambiamento forte grazie a questa esperienza. Uno dei modi più forti, più importanti da imparare è quello d’incontrare veramente i nostri compagni, vicino, gli esseri umani vicino a noi. Mi considero molto fortunato perchè nel mio destino ho avuto a che fare con cinesi, con persone di colore, con persone della Malesia estremamente diversi gli uni dagli altri e ho dovuto cogliere gli esseri umani, ho dovuto forgiarmi, cambiare molto me stesso. C’è molta paura, c’è un punto dove noi incontriamo le nostre paure eppure se noi abbiamo il coraggio d’incontrare questa paura, dopo ne abbiamo un arricchimento immenso. Imparare l’arte dell’incontro è il modo migliore per superare le paure che oggi abbiamo. Altre domande?
Intervento: Io vorrei capire questo: riguardo al destino, vorrei capire se quando ci sono atteggiamenti che si ripetono sempre, certi atteggiamenti devono essere modificati o se devono essere digeriti perchè anche dopo lì c’è un’altra situazione, cioè ci sono molti atteggiamenti che non ci aiutano ad imparare.
Vorrei capire se c’è una connessione, se è sempre lo stesso processo.
Coenraad Van Houten: Detto in una sola frase?
Intervento: Noi dobbiamo distruggere i nostri atteggiamenti ripetitivi o sbagliati per imparare?
Coenraad Van Houten; Tu puoi rispondere?
Intervento: Non posso rispondere, per me è ancora un problema.
Coenraad Van Houten: La mia risposta è comunque non distruggere, ma costruire. Secondo te è bene distruggere questa attitudine a ripetere gli errori? Tu ti sei risposta? Tu sei un genio nel rendere difficile delle cose semplici. la chiave di volta è non distruggere, ma bisogna sempre costruire. Altre domande?
Intervento: Vorrei capire qualcosa di più di come utilizzare la notte per imparare Coenraad Van Houten: Dirò molto di più a questo proposito domani, perchè c’è molto da dire su questa possibilità di utilizzare la notte per imparare. E uno dei punti importanti è che la differenza tra notte e giorno è sempre meno e questo fa si che, adesso ad esempio di notte c’è la pressione del giorno e la notte viene disturbata dalle questioni del giorno invece di essere fruttuosa. Un punto molto importante ha a che fare col cambiamento, col modo di funzionare, di vivere, ha che fare con le qualità, le funzioni dell’anima, i cambiamenti che l’anima sta vivendo in questi ultimi anni.
Intervento: Come possiamo arrivare ad uno spirito autonomo se le informazioni non sono corrette e non possiamo avere la percezione diretta della cosa che dobbiamo fare?
Coenraad Van Houten: Bella domanda, perchè vedi già che questi due punti hanno a che fare l’uno con l’altro, sono legati. Abbiamo bisogno di tutti i dodici sensi per cogliere cosa c’è lì. Di solito noi poniamo una serie di giudizi prima di aver osservato e io pongo un punto molto importante: se noi rinunciamo ai pregiudizi e realmente ampliamo le nostre osservazioni in modo molto forte, molto evidente, allora attraverso i dodici sensi le percezioni arricchite ad un certo punto ci concederanno di vedere il giudizio formarsi e venirci incontro da fuori. C’è un tedesco che ha forgiato un termine che riguarda questo ed il termine è “contemplare le forze del giudizio che vengono fuori”; Quindiè possibile trovare una via per questo, per poter ottenere che questi due punti si sposino e si uniscano.
Alcuni terapisti molto bravi guardano i loro pazienti, li guardano a lungo, li guardano da molti punti, da molte angolazioni finché la quantità di percezioni accumulate non consenta loro di vedere venir incontro il problema, la patologia da fuori, tramite quest’attività percettiva sviluppata. Allora possiamo dire che la vera diagnosi, che ci viene così incontro, ha insita la terapia che dà la risposta a questo stesso problema. Avevo un problema con una persona giovane, per molto tempo non riuscivo a sbloccare qualcosa in questa persona, per molto, molto tempo non riuscii a trovare una risposta, finché una volta, entrando in una stanza, lo vidi e vidi la forma della sua testa e capii: “Ecco dov’è il problema! Io non ho mai veramente visto questa persona, io non l’ho mai veramente osservata!”: Il problema è lì. Colgo l’occasione di questa domanda per dire una cosa molto importante: più noi ci mettiamo nella posizione di osservare nei dettagli profondamente la malattia del nostro tempo, allora poniamo le condizioni perchè ci venga la risposta per curare questa stessa malattia del nostro tempo. Molte persone giovani non fanno che gridare e protestare contro i problemi, allora io li fermo e dico:
“si, ma ti spiace fermarti e cominciare ad investigare un attimo il problema, ad osservarlo?”. L’intero movimento in realtà è nato da questo osservare il mondo, osservare i problemi attuali del mondo, osservarli a lungo e chiedersi che cosa veramente l’essere umano adesso chiede, di che cosa ha veramente bisogno, di quali forze ha bisogno. Leggiamo i giornali, leggiamo tra le righe dei giornali: perchè prendono il titolo di testa, lo mettono così e non cosà? Come si può mettere sul giornale una fotografia che prende in giro le persone, le influenza mentre la guardano? Abbiamo un metodo che insegniamo ai giovani per affrontare questo problema: chiediamo di porsi di fronte ad un’immagine a lungo ed osservarla, poi chiudere gli occhi e vedere che effetto fa. Una volta colto quest’effetto, ritornare all’immagine, cogliere tutti i particolari, i dettagli per vedere quali aspetti di quest’immagine hanno causato questa reazione dentro di me e l’ultima analisi che cosa voleva la persona che mi ha messo di fronte quest’immagine, che cosa cercava di ottenere da me. Esercitando questo a lungo, con precisione e costanza, difficilmente verremo ancora presi i n giro o portati in direzioni fasulle. Quando vogliamo esercitare questo, andiamo a far compere. Ho notato che le persone, quando girano per i supermercati, sono abbagliate dalla quantità di cose interessanti e belle ed il loro, le nostre palpebre vanno lentamente su e giù e poi abbiamo notato che vicino alla cassa le nostre palpebre vanno molto più veloce. Possiamo risparmiare molto denaro se osserviamo quando andiamo a fare compere, ma questo è sbagliato. Osservare è la chiave di volta per ogni insegnamento, per ogni possibilità d’imparare, ma con tutti i sensi. C’è anche un senso dell’io: io osservo anche me stesso. Toccare, odorare, assaggiare e così via.
Un’ultima domanda, abbastanza semplice perchè è tardi.
Intervento: Cos’è il corretto osservare?
Coenraad Van Houten: Sto parlando di una persona che ha cercato di sviluppare il corretto osservare tramite l’attenzione all’udito e quindi cogliere, per esempio che sbattere contro un oggetto di questo genere dice qualche cosa rispetto al percuotere un altro tipo d’oggetto, ad esempio che sia un metallo.
Fabio Fantuzzi: Ha detto anche che quando loro fanno questa formazione ogni mattina, dopo aver fatto questo esercizio di osservazione su quello che è accaduto durante la notte, fanno anche un esercizio d’osservazione tutte le mattine per mezz’ora.
Coenraad Van Houten: Una delle cose più interessanti è ascoltare la voce, come una persona dice qualcosa e quindi ascoltare una frase ed ascoltare il modo in cui viene detta, che cosa risuona dietro questa frase che viene detta, ma sicuramente posso dire che quando noi cominciamo ad esercitare l’osservazione, allora cominciamo a vivere in un mondo molto ricco. C’è un famoso direttore d’azienda, il quale era molto famoso perchè riusciva sempre ad assumere delle persone assolutamente adatte per il lavoro. Era famoso perchè non credeva in nessun modo nei test ed allora gli è stato chiesto:“Come fai a scegliere le persone con cui lavori?” e lui ha detto: “C’è una cosa molto semplice, quando arrivano chiedo loro che cosa hanno osservato sulla via per arrivare qua e se loro hanno osservato molte cose per arrivare lì, allora so che quella persona è capace d’osservare, è una persona che ha un futuro”. Non dimentichiamoci che siamo bombardati dalle impressioni sensoriali, allora la nostra reazione istintiva è di chiudere i sensi, ma così facendo perdiamo un veicolo fondamentale per la conoscenza. In inglese c’è un termine, “sensible person”, che è una persona che ha buon senso, anche noi lo diciamo, avere buon senso. La parola “sensible” corrisponde al nostro buon senso e ha a che fare con il sapere usare i sensi ed utilizzarli. Uno dei punti importanti è imparare a vedere il mondo: lo si può fare sviluppando, ripetendo dei continui esercizi che riguardano lo sviluppare la capacità d’osservare ed i sensi.
Claudia Gasparini: Posso dire una cosa? Mister Van Houten, in italiano si dice “sensibile”, ma in effetti “sensibile” è una qualità dell’anima in italiano, però viene da questa percezione dei sensi.
Coenraad Van Houten: La parola inglese “sensible” ha in italiano un corrispettivo, che è il nostro“essere sensibili”.
Claudia Gasparini: Essere sensibili in italiano diventa una qualità dell’anima, ma parte dalla percezione dei sensi.
Coenraad Van Houten: L’ ho capito da come lei usava le mani nel parlare, dal vedere come noi impariamo dal nostro sentimento. Siamo molto fortunati se possiamo usare i nostri sensi già in relazione al nostro sentimento. Altri Paesi, altre culture devono impararlo con molta fatica perchè non hanno l’Opera. A Verona ho avuto la possibilità di vedere l’Opera e tutti erano in silenzio, quando il soprano aveva il do alto, ma ci sono altri sensi nella vita. E’ buon senso che ci fermiamo qua.
Ricordiamoci, vi invito a crearvi un’impressione di questa serata prima di andare a dormire e domattina ci svegliamo e ci chiediamo: “Ieri che impressione abbiamo avuto?” Magari è diversa. Grazie.

Lunedì 18 aprile 2005
Coenraad Van Houten: Cominceremo con delle esercitazioni e cercheremo di scoprire come ha agito la notte sulla nostra opinione sulla conferenza di ieri sera. Qualcuno di voi vuole dire che impressione ha avuto della conferenza di ieri sera e qual è l’impressione stamattina?
Intervento: Io ieri sera ero molto concentrata su quello che la conferenza poteva servirmi per il mio futuro e guardavo in avanti. Invece stamattina, dopo la notte, ho scoperto che devo concentrarmi sul presente.
Intervento: Io ero molto preoccupato perchè tutto quello che richiedeva era molto impegnativo per me, Stamattina sento che, piano piano, voglio fare quella strada.
Intervento: Di tutto quello che è stato detto, la cosa che mi è rimasta di più è stata quella di una signora che è lì, che c’era anche ieri sera, sul tema del non distruggere, ma trasformare. Ho pensato ai monaci, che dovevano combattere con certe forze dell’anima, mentre oggi il compito è trasformare.
Intervento; Ieri, la percezione di ieri era di trovarsi a casa, in un linguaggio molto amichevole.
Stamattina invece mi è venuto un’impressione, alzandomi, di pensare alla parabola dei talenti riguardo al creare e non rispecchiare.
Coenraad Van Houten: Vedete cosa fa la notte? lavora in modo differente dal giorno e offre una visone assai più saggia di quella che noi abbiamo normalmente. Dico qualcosa brevemente: durante il giorno la mente è sveglia, il sentire è in uno stato più o meno sognante, ma la volontà è addormentata.
La notte, al contrario, la mente è addormentata, i sentimenti cominciano, il sentire comincia a svegliarsi e la volontà è invece pienamente impegnata a trasformare tutte le cose stupide che abbiamo combinato durante il giorno.
Intervento: una cosa che mi ha impressionato è che il destino lavora sempre dove fa male e dopo tanti, tanti anni il dolore è sempre lì, che cattivo! Bisogna mettere allora in atto qualcosa per capire perchè fa sempre più male lì.
Coenraad Van Houten: Ho detto qualcosa in questo senso FRASE INCOMPRENSIBILE
Intervento: Io ho una sensazione un po’ più pessimista. Ieri sera io ero ancora molto viva, reduce da tutti gli stimoli ricevuti nella giornata. Mi sono svegliata con un sentimento forse di pesantezza e di gran senso di responsabilità al quale mi sento chiamata, mi sento attirata ed anche, per usare un po’ le parole usate da questo signore, che il destino ti chiama in qualcosa per cui ti senti debole, quindi ho avuto un po’ un senso di timore, paura, senso di responsabilità più pesante. Consapevolezza maggiore ?!
Intervento: Io posso dire, per esempio, che ieri sera ho avuto la sensazione che si toccassero moltissimi punti e la mia preoccupazione era che non si riuscisse ad approfondire nulla, magari per mancanza di tempo. Stamattina invece mi sento di non preoccuparmi assolutamente di questo, di prendere quello che viene senza problemi.
Intervento: Anch’io ho una piccola cosa, proprio piccola. Ieri sera ero un po’, come dire, non preoccupata, ma mi sembrava che la conferenza di ieri sera fosse un po’ la ripetizione di quello che avevamo sentito durante il giorno e avevo questo pensiero dentro di me. Stamattina ho pensato, come prima cosa: “Che stimoli interessanti ho avuto ieri”. Sono qui e basta.
Coenraad Van Houten: Hai ascoltato le stesse cose due volte, però la seconda volta le cose hanno lavorato in modo diverso. Vi do un suggerimento, quando venite alle conferenze: tutte le volte buttate via i vecchi appunti e fatene dei nuovi perchè la stessa conferenza lavora in modi diversi.
Intervento: Io sono andata a dormire pensando a tutto quello che è stato detto. L’ultimo pensiero, prima di addormentarmi, sono state le cose dette qua ed il primo pensiero, quando mi sono svegliata, è stato questo lavoro, come se ci fosse stata una continuità.
Intervento: Ieri sera, ascoltando la conferenza, mi si affollavano molte domande, però non riuscivo a sintetizzarne una. Stamattina la domanda è: quali sono le domande giuste da porsi o da porre per indagare, per capire quali sono i talenti miei e delle altre persone?
Coenraad Van Houten: Tu devi trovare la risposta, tientela questa domanda. Se io rispondessi alla tua domanda, rovinerei il tuo lavoro.
Intervento: Io ieri pensavo a quando si è parlato della paura degli incontri, pensavo che a volte nonè che abbiamo paura, vogliamo proprio fare l’incontro, cioè c’è l’intenzione d’incontrare queste persone.
In pratica, ero in una situazione in cui mi sembrava di essere stata coraggiosa e vitale nell’incontro…
BUCO PER CAMBIO CASSETTA
Intervento: questa mattina ho sentito una gran gratitudine perchè ho trovato qui persone, opportunità che si sono aggiunte e ho avuto una conferma, incontrando una persona in particolare, ma più di una, di quello che ho già fatto e di quello che ho dentro, quindi la differenza grossa che sento è che ieri avevo un approccio più intellettuale ed oggi ce l’ho, lo sento.
Coenraad Van Houten: La conferenza è soltanto un creare una possibilità, una sorta di pacificazione.
Il percorso dell’autoeducazione ha più a che fare col modo di parlare che crea molte domande. Per lavorare sull’educazione degli adulti è più importante parlare creando domande, facendo emergere domande piuttosto che dare moltissime risposte. Qualcun’ altro? No. Allora parliamo di ciò che s’impara durante la notte. Durante la notte le energie dell’anima si risvegliano e le forze intellettuali si addormentano. Immaginiamo che per nove settimane passiamo attraverso questo processo di apprendimento notturno. Noi lo facciamo durante il training degli educatori per adulti e questo ha portato alla scoperta che durante questo periodo si sviluppa qualche cosa di nuovo. Uno dei partecipanti, guardando i suoi appunti, realizzava che l’apprendimento notturno è un processo che diventa più forte man mano che procede, va avanti. All’inizio si ha come una percezione vaga, come un contatto con un essere differente; man mano che si va avanti si ha la netta percezione che di giorno siamo qui e di notte siamo altrove e dopo un po’ si scopre che più siamo attivi durante il giorno, più saremo attivi altrettanto durante il processo d’apprendimento notturno, quindi ciò che succede la notte è fortemente correlato con quello che succede di giorno. Il primo passaggio è questo contatto, il secondoè creare un ponte fra il giorno e la notte. Se siamo spiritualmente attivi durante il giorno, la notte porta ancora di più questo percorso in avanti. Il grado d’attività spirituale con il quale noi abbiamo partecipato, per esempio, ad una conferenza, influenza il lavoro che con quei dati si fa durante la notte.
Quindi abbiamo scoperto che dipende anche da come noi facciamo una retrospettiva rispetto a quello che è successo durante il giorno. Da questo dipende poi il modo in cui ci lavoriamo durante la notte. Lo sforzo di volontà che noi facciamo durante il giorno per apprendere, per capire le domande che ci vengono in mente, tutto questo genera la possibilità durante la notte di migliorare, di mettere a posto le cose e di darci nuovi impulsi. Questo ponte fra il giorno e la notte man mano diventa sempre più solido e tra l’altro ci sono tantissime cose che avvengono durante il giorno, ma molte di queste non sono assolutamente interessanti dal punto di vista della biografia. Poi ad un certo punto ci siamo chiesti:” Perchè non stabilire una vera e propria conversazione con la notte?”. Quindi il primo passaggio, abbiamo detto, è il contatto, il secondo creare un ponte, il terzo stabilire un dialogo. Quindi noi alla fine potremmo andare a dormire proprio con l’idea di portarci una domanda, una domanda che c’interessa, una domanda fruttuosa, ed avremo la possibilità di ricevere una risposta.
Claudia Gasparini: Attraverso un segno, mi sembra abbia detto.
Coenraad Van Houten: Il nostro senso della verità diventa più forte, più chiaro.
Poi quarto passaggio. Le risposte non arrivano più la mattina, ma nell’arco della giornata succede qualcosa, qualcuno dice qualcosa che rappresenta una risposta alla domanda che ci si era fatti, quindi il giorno comincia a lavorare sulla notte e la notte comincia a lavorare sul giorno. Qui stiamo già parlando di uno stadio avanzato, comunque quello che succede è che dopo un po’ le risposte non ci arrivano al mattino, ma ci arrivano proprio degli incontri di destino che facciamo durante la nostra vita diurna. Se rammentate quello che ho detto, come è fatto l’essere umano: c’è una dimensione intellettuale, c’è il sentire, c’è la volontà che dorme durante il giorno; durante la notte invece il sentimento e la sfera della volontà sono estremamente attivi. Se noi lavoriamo in questo modo, recuperiamo l’intero essere umano in tutte le sue facoltà. C’è una nuova domanda sulla quale i miei colleghi stanno lavorando molto intensamente: come dobbiamo fare la retrospettiva per stabilire un contatto, come dobbiamo fare la retrospettiva per stabilire un ponte, come dobbiamo fare la retrospettiva per stabilire un dialogo? Ciò che ho provato a fare ieri sera (provate a ricordare quello che avete provato riguardo la conferenza) è un primo elemento che riguardava appunto lo stabilire un contatto. Quindi i miei colleghi stanno lavorando molto intensamente per capire come dobbiamo fare la nostra retrospettiva per fare in modo che la notte ci possa aiutare. Poniamo una domanda spirituale profonda difficile: se siamo veramente attivi alla ricerca di una risposta, se siamo attivi nella nostra ricerca, ad un certo punto troveremo come un blocco. A quel punto è meglio che ci fermiamo ed andiamo a dormire. La mattina dopo, forse nei nostri appunti, cominceremo a trovare risposte. Il mio momento creativo migliore è alle quattro del mattino, a quel punto prendo un po’ di appunti e poi torno a dormire. C’è un aspetto particolare nel lavorare con la notte, perchè si comincia a dormire in modo intermittente, cominci a dormire, poi ti svegli, quindi in pratica si è in continua attività. Se mi parlaste dentro l’orecchio trovereste la soluzione: dormo di giorno. Mi parlate ed improvvisamente realizzate che sto dormendo, bastano cinque minuti. L’apprendimento notturno è diventata una parte molto importante nell’educazione dell’adulto, molto di più di quello che noi pensiamo, a condizione però che lo facciamo sistematicamente e sappiamo quello che stiamo facendo. Questa è una cosa che ha un grande futuro, ogni anno scopriamo qualcosa di nuovo. Voglio solamente dire alcune cose, poche cose su come funziona il sonno e la notte. Ci sarebbe moltissimo da dire e ci sono enormi quantità d’informazioni, che potrete trovare tra l’altro, c’è qualcuno che ha scritto un libro, si confronta poi con quello che ha scritto Steiner su come funziona la notte, un’enorme quantità d’informazioni, ma voi non avete bisogno di questo adesso, quindi non vi darò tutte queste informazioni. Primo ho detto: “Se volete queste informazioni, prendete da una parte la ricerca scientifica tradizionale e dall’altra la scienza dello spirito e le confrontate”. Una cosa che la scienza sa è che esistono tre livelli di sonno: un sonno leggero, un sonno intermedio ed un sonno profondo. Tutto il corpo sdraiato di una persona che dorme, il cuscino da una parte ed i piedi dall’altra. Il nostro corpo non va da nessuna parte, sta lì a letto e non moriamo, rimaniamo vivi, c’è vita dentro. Il nostro sentire si appanna, quindi i sensi escono dal corpo e possono andare ovunque. Quindi nel sonno leggero noi non ci allontaniamo molto, rimaniamo nella sfera intorno alla Terra. Non dimentichiamo che il corpo fisico è stato abbandonato dall’anima, quindi si può rilassare e le forze vitali non devono lavorare più di tanto perchè il corpo è fermo. I nostri processi vitali diventano molto attivi, le nostre forze vitali tra l’altro si occupano della nostra memoria, quindi ciò che si fa è partire dalla sera, andare indietro fino al mattino, come in una pellicola fatta di immagini, ciò che abbiamo sperimentato attraverso i sensi ed il sentire e quindi si opera un cambiamento: ciò che noi abbiamo vissuto durante il giorno in modo un po’ sognante, cioè non pienamente cosciente, diventa pienamente cosciente in questa fase. Quindi impariamo attraverso il corpo eterico, perchè lavora per immagini: memorie, pensieri, eccetera, ed incontra tutta la“spazzatura” che abbiamo creato durante il giorno, i pensieri stupidi, e li mette a posto. Quindi conferma, a volte corregge, a volte porta pensieri nuovi. Per esempio, se questa mattina mi vedo con una nuova domanda, un nuovo pensiero, questo è dovuto alle forze vitali che hanno lavorato durante la notte. Successivamente, il nostro io va ancora più in alto ed incontra i pianeti, la luna. Può non essere piacevole, perchè magari una parte di noi va sulla luna, un’altra su Giove ed una parte va su Marte e questo può creare aggressività e quando questo si verifica, si possono verificare incubi. Questo è il sonno intermedio. Successivamente, andando ancora più in là, si arriva al mondo in cui il nostro ioè veramente a casa e questo io dice: “Io sono qui”. Così si va nei mondi superiori, è lì che troviamo le nostre risposte perchè è lì che lavora la nostra memoria profonda. Si ritorna a casa, si ha il ricordo di provenire da là e ci si rende conto che noi normalmente non abbiamo alcun ricordo di quel mondo, di quella dimensione e che il corpo fisico è soltanto un punto. In Indonesia, per esempio, non si passerebbe mai sopra il corpo di una persona che sta dormendo. Mi è capitato, per esempio, di vedere un soldato davanti ad una porta e gli è stato chiesto: “Fallo togliere di lì perchè non possiamo passare”.
Avrebbero potuto scavalcarlo, ma non volevano perchè si ha la consapevolezza che questo potrebbe creare uno shock alla persona proprio perchè interferisce nel momento in cui la sua anima è in un mondo indifferente, quindi questo potrebbe effettivamente creargli uno shock. In India, per esempio, si sa ancora molto di ciò che succede, mentre dormiamo. Dobbiamo tenere conto che il nostro io non abbandona mai completamente il corpo, altrimenti noi moriremmo, si mantiene una connessione e c’è quindi una corrente d’andata ed una corrente di ritorno che è sottile e lunga quando siamo lontano e larga e più corta quando siamo vicini. Quando siamo nel sonno profondo, abbiamo difficoltà a svegliarci, perchè abbiamo una grande distanza da percorrere e sappiamo di essere stati veramente lontani. Dopo esserci allenati, a volte riusciamo anche a ricordare qualcosa di quello che abbiamo sperimentato e qui può partire un dialogo tra qui, ciò che nel mondo diurno pensiamo di dover fare e ciò che la volontà ci dice che dobbiamo fare. Ci sarebbe molto di più da dire, ma era solo per dare un’immagine. Questo è interessante: il nostro corpo fisico lavora per l’apprendimento, ma il nostro io sa veramente dove bisogna andare. Ciò si raggiunge solamente nel sonno profondo. Durante questo training di apprendimento notturno le persone cominciano ad addestrarsi a riconoscere al mattino quelli che sono gli elementi di contatto, quelli che sono gli elementi di ponte, quelli che sono gli elementi di dialogo. Alcune delle cose che sono state dette questa mattina erano riferite alla correzione, al mettere a posto ciò che era fuori posto, altre invece venivano proprio dal mondo spirituale ed erano i nuovi pensieri, le nuove domande, le nuove responsabilità. L’apprendimento notturno a ha che fare con il legame, forte, tra l’attività notturna e diurna, quindi noi lavoriamo di notte sulla base di quello, del grado di attività spirituale che abbiamo di giorno e lavoriamo di giorno sulla base di quanto possiamo attingere dalla volontà di notte. Le persone che fanno questo apprendono molto più velocemente, sviluppano la volontà ed il pensare diventa un pensare del cuore. Questo ha a che fare con l’aprire una nuova possibilità. Una questione molto importante: come facciamo a sapere la verità? Noi non conosciamo la verità attraverso la mente intellettuale, la conosciamo attraverso il sentire, il senso della verità. Anche in francese si dice “sense de veritè”, in molte lingue europee c’è questa espressione, anche in olandese ed in tedesco si dice “il sentimento della verità”….
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…Mi sono cominciato a chiedere, in riferimento alla verità, quali sono le sensazioni oggettive e quali sono le sensazioni soggettive. Lavorando sul nostro modo di osservare, noi possiamo cominciare a sentire la verità. Ci sono delle situazioni in cui padre e madre stanno discutendo su come siè comportato il figlio ed il padre dice: “Il figlio si è comportato male, deve essere punito” invece la madre dice no, quindi è come se ci fosse un bambino da punire e uno da non punire. Il padre chiede:“Come fai a dire questo” e la madre risponde: “Lo so”. Ci vuole parecchio tempo prima che lui realizzi che lei ha sempre ragione (risate) ed alle volte è al contrario, il padre riconosce sulla base del sentire, la madre ha studiato psicologia all’ Università. Vorrei dare un suggerimento: il senso della verità ha una qualità diversa rispetto ai normali sentimenti, bisogna imparare a distinguere tra il momento il cui il nostro cuore tocca la situazione per capire, quindi tocca la verità e quando invece noi abbiamo una reazione. Ci sono molti esercizi per imparare ad ascoltare ciò che una persona sta portando con iniziative. Suggerisco di fare un certo numero d’esercizi per imparare a toccare con il sentire ciò che c’è e valutarne la qualità.
Intervento: Questa qualità del sentire in italiano si dice coraggio del sentire, quindi col cuore?
Coenraad Van Houten: Si è ciò che intendo perchè, quando si agisce col sentire non c’è pensiero, ma in realtà anche il sentire ha il suo modo di pensare.
Vi propongo di fare degli esercizi di osservazione, molto semplici. (2 persone vengono chiamate e si osservano)
Cosa avete osservato?

Interventi: Come camminava lui e come camminava lei.
Lui si è preparato, ha voluto star presente in modo particolare, invece lei si è offerta in modo naturale.
Coenraad Van Houten: Quindi la traduzione di questo è che lei si è accostata sul piano del sentire, lui su quello del pensare.
Intervento: Io ho visto che lei lo faceva come qualcosa che doveva fare.
Io non ho visto il momento dell’incontro perchè ero di spalle, ma ho percepito un po’ di imbarazzo in lei.
Coenraad Van Houten: In che momento?
Intervento: Nel senso che io ho visto che lui avanzava, avanzava e lei gli ha teso la mano e nel tendergli la mano gli ha bloccato l’avanzata. Lui andava col corpo, dritto verso di lei e invece lei gli ha teso la mano, ma nel tendergli la mano l’ha bloccato.
Coenraad Van Houten: Lei gli ha teso la mano e mi chiedo che cosa ha sentito lei, quando lui le ha stretto la mano, abbiamo dovuto poi separarli (risate).
Intervento: Io ero di spalle, ho visto che lui aveva un’andatura molto solenne, poi si è abbottonato la giacca (risate). Cercavo di cogliere molto intensamente anche il suo sguardo, era molto, molto impegnato.
Coenraad Van Houten: Voleva veramente incontrarla. E pensate che lei volesse incontrare lui?
Sì e no, queste sono reazioni soggettive.
Intervento: E’ una mia sensazione, ma direi che lei andava più con la forza del cuore, poi a un certo punto ha abbassato lo sguardo, quasi, come dire, ad avvertire una sorta di difficoltà rispetto l’inizio.
Intervento: Io ero seduta di fianco a lui. Ho sentito questo imbarazzo all’inizio, ma poi ricordo il suo sguardo ed il sorriso e diceva: “Sono qui e ci sto FRASE INCOMPRENSIBILE”
Coenraad Van Houten: Dobbiamo essere attenti in questo perchè tutti vedono cose differenti, allora dobbiamo chiederci: “Io sto vedendo me stesso o sto vedendo l’altra persona?” . Se, per esempio, noi in certe situazioni ci sentiamo in un certo modo, allora pensiamo che anche lei si senta in questo modo, ma non è detto che sia così.
Uno dei due soggetti dell’esercizio, il maschio: Di tutto quello che ho sentito, non so, ma lui ha colto quello che provavo andando verso di lei, che si trattava di un incontro – perchè io ho pensato a lei fin da quando sono arrivato. Ieri sera lei ha manifestato un dubbio sul suo libro e (rivolto alla persona) io questa mattina ho trovato quella domanda che cercavi.
Intervento: Infatti, lei aveva gli occhi che ridevano.
Riprende il maschio oggetto dell’esperimento: La risposta alla domanda che tu cercavi, in collegamento ai sette processi vitali, a pagina 56 (risate).
Prende la parola la signora oggetto dell’esperimento: Io non posso dire tutto perchè è troppo. E’ evidente che è un incontro karmico, ma così tanto, quindi quando sono stata invitata ad incontrare Franco ho detto: “Di nuovo destino, bene, sono pronta, sono qua, lo faccio con tutto l’amore, quindi era una cosa importante.
Coenraad Van Houten: ho fatto io la selezione, sono andato senza intenzione, ma in realtà ci ho preso.
Chiedo: quando hai esitato, all’inizio o dopo?
La signora: Due volte, per due motivi diversi. All’inizio per accettare questo compito, per rendermi conto che era una chiamata del destino e dopo perchè a questo punto c’eravamo solo noi due, quindi io avrei approfondito questo dialogo con Franco, che non c’entrava forse con l’esercizio.
Coenraad Van Houten: In realtà è successo molto di più di quello che noi in realtà abbiamo visto ed è successo molto di più di quanto anche voi due direttamente forse sapete. Il mistero è proprio questo, di due persone che cercano d’incontrarsi. Non dimenticate che quando c’è una mano che incontra un’altra mano, all’interno c’è uno spazio aperto e all’interno di questo spazio aperto molte cose possono accadere. Questo è uno dei misteri della mano umana. Questo gesto di calore che lui ha fatto, di accogliere con la sua mano, è veramente qualcosa di molto misterioso. Due volontari: possono essere due uomini, due donne, un uomo ed una donna, non importa. Potete venire anche da dietro.
Si ripete l’esercizio con altri due volontari
Coenraad Van Houten: Cosa avete visto?
Intervento: Io ho visto due sorrisi molto aperti.
Coenraad Van Houten: Ed hanno camminato veloci o lentamente?
Intervento: A me è sembrata, rispetto a prima, molto più preparata, più studiata. molto meno spontanea.
Intervento: Secondo me l’incontro è avvenuto lì, dove c’era la colonna, che sono passati tutti dalla stessa parte e poi si sono preparati a fare l’azione. L’incontro è avvenuto lì.
Coenraad Van Houten: Avete notato la posizione della loro testa? In giù, in alto?
Intervento: Questo ha piegato la testa in questo modo, in questo segno d’andare incontro, di sottomissione.
Coenraad Van Houten: Si guardavano negli occhi?
Intervento: SI tutti e due.
Intervento: Io ho notato che lei è passata prima di lei, senza esitazione in quel varco.
Coenraad Van Houten: Vi conoscevate?
Due signore dell’esperimento: No.
Intervento: Aggiungo che la persona da questa parte è partita di slancio ed ha teso in questo modo, offrendo e l’altra l’ha data dall’altra e questo movimento l’ho avvertito nel movimento del capo.
Intervento: Vorrei portare un altro concetto. Questa signora da questa parte aveva fiducia in quello che andava a fare, dall’altra parte era un po’ in dubbio.
Intervento: Io ho visto anche che la persona a sinistra si è ritirata prima.
Coenraad Van Houten: Le mani erano molto in avanti?
Intervento: Non particolarmente.
Intervento: erano in avanti queste di questa signora, che è stata la prima, l’altra ha dovuto accorciare un po’, però la prima signora che ha avuto lo slancio è stata anche la prima a ritirarsi.
Intervento: Io ho notato che lei ha, nel camminare all’incontro, ha guardato piano piano, l’altra invece ha continuato a guardare lei.
Coenraad Van Houten: Cominciamo a vedere sempre più cose, c’è un intero mondo in realtà da osservare. Il mistero dell’incontro umano è anche solo in una stretta di mano. Potete entrambi esprimere cosa avete provato?
Prima signora: Quando incontro un essere umano è una gioia e la prima cosa che guardo sono gli occhi e quindi, quando ho visto i suoi occhi, per me era proprio andare incontro, non c’era nessun pensiero.
Coenraad Van Houten: E’ stata una buona esperienza?
Prima signora: Si, certamente.
Seconda signora: La prima riflessione che ho fatto è stato: “Ah, è una donna!” Questo mi ha consolato (risate). Anch’io cerco l’altro negli occhi e poi ho staccato io per prima, questo era chiaro, perchè o parlavamo, insomma qualcosa doveva cambiare.
Coenraad Van Houten: Durante l’intera esperienza hai continuato ad avere attività di pensiero?
Seconda signora: No. sono fasi diverse. Una cosa è quando mi sono alzata e mi sono resa conto chi avrei incontrato, la seconda cosa è quando sono arrivata lì e mi sono resa conto di cosa stavo facendo, la terza cosa è stato: “sono qui, l’ho scelto io e adesso faccio ciò che voglio fare” e ho fatto l’incontro.
Coenraad Van Houten: Fa vedere che cos’è …e come siamo ciechi. Ci sono molti modi per dire la parola incontro, però secondo me la più interessante è quella olandese e vuole dire letteralmente “non deve essere”. Quindi quando qualcuno ti chiede d’incontrati, tu dici: “No, no” (risate) ossia, se deve succedere, succede, non deve succedere per forza, non è un dovere, ma è qualche cosa che può accadere. Quindi quello che ci sta dietro a questo modo di dire è che le persone non devono essere
forzate all’incontro, il vero incontro avviene quando è libero.
Intervento: Se l’osservazione dall’esterno porta a percepire elementi che poi possono essere molto diversi rispetto a quelli che vengono percepiti all’interno delle persone che si incontrano, un incontro dell’essere spirituale dell’altro è possibile che avvenga non soltanto attraverso l’osservazione, ma attraverso altri elementi. Se la mera osservazione fa cogliere anche aspetti non veritieri, è necessario avere anche altri elementi, che vanno oltre l’osservazione. Quali sono questi elementi?
Coenraad Van Houten: Parli di osservazione come l’ho intesa io o anche proiezione mentale?
Intervento: Anche proiezione mentale, comunque non mi da la percezione…
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Vi do una dimostrazione ulteriore. Ci vuole qualcuno che m’incontri: quello che faremo è avvicinarci l’uno all’altro, ci stringeremo la mano e Fabio segnalerà a me, quando si sta avvicinando troppo ed altrettanto farò io con Fabio. Non ci stringeremo la mano, ma ognuno darà un segnale, quando l’altro siè avvicinato troppo.
Fanno l’esperimento
Coenraad Van Houten: Abbiamo uno spazio introno a noi, quindi se noi abbiamo uno spazio intorno e una persona vuole avvicinarsi di più, io devo fare uno sforzo perchè in realtà sta entrando nel mio mondo. Non è uguale per tutti l’estensione di questo mondo personale, individuale. Se vogliamo veramente incontrare un’altra persona, dobbiamo avere rispetto per il suo spazio personale. Non vale per l’innamoramento perchè questa è un’altra cosa, l’innamoramento va oltre ogni cosa. Due individualità spirituali si possono incontrare qui, ma non troppo vicini. Tra noi due non c’è una grande differenza di spazio personale. E’ interessante provare così. Ciascuno di noi ha un’aurea intorno e la portiamo dalla precedente incarnazione con noi, ce l’abbiamo ancora. Alcune persone hanno un’aurea più grande, altre più piccola, questo dipende da come ti sei comportato nell’ultima incarnazione. C’è una dottoressa che è famosa per la sua abilità a lavorare coi bambini, un genio. Entra nella stanza così, come un generale, e ha un grande spazio personale.
Coenraad Van Houten: Altre due persone possono fare la cosa che abbiamo fatto noi due?
(Si ripete l’esperimento)
Coenraad Van Houten: Buone maniere significa rispettare lo spazio altrui.
Intervento: Questo spazio non è uguale per tutte le persone che incontro, si muove, ci sono persone che fanno entrare maggiormente, altre che prendono le distanze, quindi non è un anello fisso.
Intervento: Se no, non nascerebbero mai bambini! (risate)
Coenraad Van Houten: Ci sono due aspetti, uno riguarda la protezione del corpo, l’altro la percezione spirituale. Io posso avere un contatto spirituale con una persona anche da una grande distanza. Ci sono invece persone che cercano il contatto proprio per sentire l’altro, è differente. L’aurea crea come un confine, ma lo spirito non ha confini. Posso vedere da qui, il sorriso, il modo speciale con cui sorridi, non c’è bisogno che venga lì. Va bene per voi continuare, andare avanti con esercizi sull’osservazione?
Si impara di più guardando le persone che leggendo grossi libri. Prima abbiamo guardato l’incontro delle mani, adesso guardiamo le gambe, come le persone camminano. Le forze del destino sono nel nostro sistema metabolico, nelle nostre braccia, nelle mani e nei piedi. Sono i piedi che ci conducono attraverso il nostro destino. Molte persone cercano di capire il loro destino attraverso la mente e fanno una sorta di teoria su questo: “Io sono la reincarnazione di Cheope piuttosto che un altro”: speculazioni, e tutti sono personaggi d’estrazione molto importante, per esempio la matrigna di Tutankamen. Si possono sentire molte sciocchezze su questo. La volontà dormiente conosce il destino e la testa non sa nulla del destino, è l’intelligenza per il presente. Se osservate come camminano le persone, potete vedere un intero mondo, perchè ciascuno cammina a suo modo, in modo differente. Vediamo come cammino io. Cammino nel modo in cui cammino sempre. Come uso i piedi?
Intervento: La prima cosa che si osserva è che appoggia prima il tallone.
Coenraad Van Houten: Butto davanti i piedi.
Intervento: Il destro ha un movimento diverso dal sinistro. Il peso è sull’esterno dei piedi. Quella gamba sembra un po’ rigida.
Coenraad Van Houten: Si, come uso le mie gambe? C’è un grande segreto: tutti pensano di camminare con le loro gambe, ma non èsempre vero, che ci si esprime, che si usano le gambe. Quindi dobbiamo osservare se la persona è dentro le sue gambe oppure si trova altrove. Cosa fa il mio io con le mie gambe?
Intervento: Butta avanti.
Coenraad Van Houten: Da dove?
Intervento: Dal ginocchio.
Coenraad Van Houten: No, non sono nei miei piedi.
Intervento: Io sento una certa leggerezza, non dico una danza, ma sento una leggerezza.
Coenraad Van Houten: Anche questo è vero, sono le forze eteriche che fanno questo. L’io può raggiungere l’eterico, ma non PAROLA INCOMPRENSIBILE
Intervento: C’è un bilanciamento tra la destra e sinistra.
Coenraad Van Houten: Andiamo sempre meglio nell’osservazione. Da bambino avevo i piedi piatti, anche adesso ho i piedi freddi. Esercizi di euritmia. Quindi sono incarnato fino alle ginocchia, il resto mica tanto. Se non siamo ben incarnati nel nostro corpo, durante la vita dobbiamo fare uno sforzo costante per entrare nella forma, nella nostra forma. Ecco come ho imparato a dare forma, come formare le mie frasi perchè in realtà ho questo handicap, questa difficoltà d’incarnazione. Io ho fatto un training. Se noi siamo incarnati in un modo che non è internamente corretto, abbiamo il compito, la missione, di equilibrare questa difficoltà col nostro io. Una persona cieca sviluppa più fortemente dal sè (?) e una persona che non è ben incarnata nei suoi piedi ha il compito, per tutta la vita, di far venire giù la sua energia, la sua coscienza. Noi diamo forma alle cose: se non l’hai dall’inizio, la devi esercitare.
Un’altra persona cammina.
Coenraad Van Houten: Sono le gambe che danno forma al mio camminare o sono le braccia che agiscono sul mio camminare?
Interventi: Sono le braccia, anche la testa, le braccia vengono prima e le gambe seguono. Il braccio sinistro si muove più del destro. Sente il bisogno di guardare spesso giù. E’ tutto piegato a sinistra. La spalla destra è più abbassata rispetto la sinistra?
Coenraad Van Houten: Se io ero nelle ginocchia, Elio arriva qui ed è come se le gambe non gli appartenessero, fino alla vita, fino alle anche Significa che è molto interessante. se siamo profondamente incarnati nel nostro corpo, vuol dire che il nostro interesse principale è qui. Noi possiamo osservare se una persona è incarnata troppo profondamente o troppo poco. Elio ha imparato a convivere con questa sua situazione.
Intervento: Una domanda volevo fare: cosa ha a che fare questo con il ciclo d’incarnazione ed escarnazione che caratterizza la biografia?
Coenraad Van Houten: Possiamo essere troppo profondamente nel corpo astrale. Il rischio è che viviamo troppo fortemente le nostre emozioni, le nostre sensazioni, se l’incarnazione nel corpo astraleè troppo profonda. Se siamo ancora più profondamente incarnati nelle nostre forze vitali, abbiamo un’attività del fare. Se siamo incarnati fino in fondo nelle nostre gambe, guadagniamo un fracco di soldi come calciatori. Un calciatore è gambe, anche la sua testa. Ci sono tre possibilità: nell’altro senso, quando l’io sta molto fuori dall’incarnazione, allora vivo in uno stato sognante. Molti bambini hanno difficoltà d’incarnarsi in questo tempo, per stare lassù, sognare. La vita del sentire, anche quella, prende a sognare e a volte hanno immagini di chiaroveggenza e difficoltà con la scuola. Siamo fuori delle nostre forze vitali, l’anima e lo spirito da una parte e le forze vitali del corpo dall’altra. Questo può dare problemi perchè in realtà ci rifiutiamo d’incarnarci. Molti indiani d’America, che sono stati sterminati dai bianchi, si sono reincarnati in Germania: Se hai ancora un’anima di indiano pellerossa, fai una gran fatica ad incarnarti in un corpo tedesco. Amano scrivere poesie. Alla reception di Dornach c’era questo uomo che mi guardava così, con questi occhi azzurri ed i capelli neri e quasi vedevo la piuma (risate).
Deve affrontare un grande destino in questo mondo. Siccome io sono un ragazzaccio, quasi quasi stavo per fargli “Uh uh uh “ (risate). Per gli indiani è molto importante l’immagine dell’aquila. Se abbiamo difficoltà ad incarnarci fino in fondo nel corpo, questo può causare malattie, possiamo sperimentare anche delle difficoltà ad usare le gambe. Questo in fondo è perchè noi odiamo il nostro corpo, non ci sentiamo a casa qui. Si ha bisogno di molta, molta cura per studiare il modo di aiutare il processo d’incarnazione dei bambini con una buona educazione.
Intervento: La cosa più grave è, quando, nella pubertà, rifiutano di mangiare, arrivano ad uccidersi.
Coenraad Van Houten: In America c’è la malattia opposta: c’è bisogno di mangiare, mangiare, mangiare per proteggersi e questi due aspetti, questo essere estremamente magri ed estremamente grassi, sono le due manifestazioni estreme di questa difficoltà ad incarnarsi. Non voglio entrare troppo nella terapia, perchè poi pensate tutti di essere malati. In genere le difficoltà hanno un lato positivo, perchè se il nostro corpo fisico, corpo eterico, corpo astrale non fanno esattamente quello che serve, questo ci induce a sviluppare delle nuove abilità e a sviluppare delle nuove capacità. In alcuni casi dovremo incarnarci un po’ di più, in altri casi dovremo venire un po’ fuori della Terra e risvegliare un interesse spirituale. Vogliamo vedere molte persone camminare. Chi vuole camminare? Ecco, sarebbe interessante vedere due persone insieme camminare per vedere la differenza.

(Due persone camminano)
Coenraad Van Houten: Chi, secondo voi, è più incarnato e chi meno?
Interventi: La signora, decisamente…..BUCO PER CAMBIO FACCIATA CASSETTA
Interventi: Lui sembra più tranquillo. Anche la pancia va verso l’alto.
Coenraad Van Houten: Come tiene lei la testa?
Interventi: Dritta. Lei è molto in equilibrio, ha tutto in equilibrio. Si è tutto in equilibrio, ma soprattutto all’inizio dava la sensazione di voler scappare, i piedi verso l’esterno. A me da la sensazione che leiè in pace con la vita, con il mondo, la vita intesa come gli altri. Io nel suo modo di camminare avverto un tastare, mi dà l’idea del tastare.
Coenraad Van Houten: Quindi adesso vediamo cosa hanno a che fare i piedi con la terra. C’è gente che cammina nella terra, sulla terra, sopra la terra. Ci sono tre possibilità.
Intervento: Ho notato che il signore, prima di appoggiare il piede a terra, ha un attimo di sospensione.
Coenraad Van Houten: Tutte queste cose non sono in ogni caso mai negative, è la resistenza che il nostro destino ci propone per fare uno sforzo extra.
Intervento: Comunque lui non appoggia la punta, appoggia direttamente il tallone quando cammina.
Sposta il peso, poi va già di tallone e tira giù la punta.
Intervento: Ha tutte le scarpe con la punta alta (risate)
Intervento: Si, però anche Coenraad appoggiava prima il tallone, ma la punta sua andava verso l’avanti, la sua invece va verso l’alto. Tutti e due partono col tallone, però uno va verso l’alto, l’altro verso l’avanti. Come se volesse tornare subito indietro, c’è quasi un trattenere verso indietro. Il passo va avanti, ma è come se ci fosse qualcosa che lo trattiene. Abbiamo detto che decolla. (risate)
Coenraad Van Houten: Comunque eravamo diversi tra noi. Se volete capire una persona, provate ad imitare il suo modo di camminare.
Intervento: Quale rapporto c’è tra il modo di camminare e il significato della frattura degli arti inferiori, fisicamente?
Coenraad Van Houten: Bisogna guardare queste cose da diversi aspetti. Uno è l’aspetto del destino, l’altro è l’aspetto psicologico, Se noi dobbiamo passare attraverso un incidente, il dolore, la guarigione del dolore, questa è un’esperienza dell’anima che ci fa imparare qualcosa. Questo è l’aspetto fisico,è una questione medica. E’ interessante anche, come esperienza per l’io, capire cosa vuol dire quando una gamba non funziona. Non dobbiamo dimenticare che il corpo fisico rispetta l’io e noi abbiamo coscienza anche perchè, come io, siamo in un corpo fisico. Se il mio corpo fisico presenta un danno, questo ha un grosso significato per me perchè il suo strumento, il corpo, strumento dell’io, in quel momento non è disponibile, non è pienamente disponibile. Ho un collega, una persona molto attiva, molto brava nel suo lavoro, molto vitale, che a 42 anni ha avuto un incidente frontale con un’altra macchina, è stato quattro settimane all’ospedale e ha detto: “Che cosa il destino sta cercando d’insegnarmi attraverso questo?”, Quattro settimane in ospedale senza poter fare nulla. E’ stato un grandissimo cambiamento nella sua vita, per la prima volta non poteva fare nulla e ha avuto questo incidente in maniera molto stupida. Più tardi ha potuto dire: “Io avevo bisogno di questo, ne avevo bisogno per fare un passo ulteriore”. Era una persona molto ben incarnata nel suo corpo. Si può quindi esaminare questo tipo di situazione a diversi livelli, da diversi punti di vista. Nessuno parte perfetto, la peggior cosa che possa capitare è essere normali. (risate)
Vorrei qualcuno un po’ più giovane, un giovane che cammini e qualcuno di noi gli camminerà dietro e cercherà d’imitare il suo modo di camminare. Ci vuole anche qualcuno che faccia da “istruttore”
(Si compie l’esercizio)
Coenraad Van Houten: Vuoi dire che cosa ha significato per te cercare di camminare come lui? E’ stato difficile?
Soggetto dell’esperimento: All’inizio si, dopo ho cercato di entrare nel suo ritmo, piano piano ho seguito il suggerimento e piano piano ho pensato di entrare nel suo ritmo. Sentivo di camminare in un modo e mi sono sforzato di non continuare in quel modo, quindi ho sentito mancanza di disinvoltura.
Intervento: Si vedeva, si, questo si è capito.
Coenraad Van Houten: Cammina in maniera molto sciolta. Qui, all’altezza delle anche, quindi cammina con facilità. per lui invece c’è differenza tra la parte superiore e quella inferiore, quindi ha cercato d’interpretare questa facilità, questa scioltezza. le persone più anziane si sono esercitate troppo, quindi è difficile vedere un cammino naturale, comunque è interessante vedere entrambe le cose.
Intervento: Ne possiamo vedere un altro?
(Fanno un altro esperimento)
Coenraad Van Houten: Lui, secondo voi, è sopra la terra, nella terra, sulla terra, quando cammina?
Intervento: Ogni volta che deve muovere una gamba quasi deve fare un atto cosciente.
Coenraad Van Houten: Lui ha una vita troppo facile, non ha problemi. (risate) E’ tempo che tu abbia un incidente (risate)
Intervento dell’interessato: In cinque anni mi sono rotto il piede quattro volte.
Intervento: Adesso questo incidente, lui sta lavorando per tornare in una scuola steineriana. Seguono risate e battute incomprensibili
Coenraad Van Houten: Hai bisogno di questi problemi, è una sfida per te. Questo va d’accordo col tuo spirito che vuole capire. Ecco perchè vedi i problemi e vuoi agire su questi. Se tu avessi un corpo facile, questo probabilmente non ti interesserebbe, non ti riguarderebbe. Ecco perchè per meè impossibile avere un corpo normale. Non si può essere persone normali, è terribile.
Intervento: Comunque, volevo dire, anche se c’ è questa facilità ad imitare, non riusciva ad imitarne una parte, nel senso che lui aveva una presenza sostenuta che non riusciva ad imitare, forse per essere incarnato qui. Lui era bello alto e per quanto si sforzasse, non riusciva…
Coenraad Van Houten; Un modo molto efficace di capire le persone è cercare di mettersi nella loro situazione, cioè di mettersi proprio dentro la loro situazione. Riguarda sia il rapporto tra l’anima ed il corpo che come proprio lo spirito si relaziona con noi. Ho visto dei bambini che sono stati rovinati dai genitori: i genitori facevano tutto per i figli, si mettevano al loro posto ed i bambini non incontravano resistenza. In una famiglia mia amica il figlio era un po’ il principe ereditario, un bambino molto dotato, un po’ un genio e questo ha portato il fatto che i genitori lo portavano sempre così, molto in alto. E’ andato all’università senza problemi, ha studiato, è diventato un insegnante in una scuola superiore di grammatica, un buon insegnante ed alla fine ha realizzato che c’era qualcosa che doveva fare e che non era in grado di fare: studiare euritmia. L’ho incontrato in una scuola Waldorf ed è uno dei migliori euritmisti. Lo ha travolto insegnare euritmia in una scuola Waldorf. Quindi lo ha sfidato, questa è una cosa nuova, una cosa difficile, che nessuno sa veramente come va fatta, è una scuola per te. In una scuola superiore è in particolare diventato molto bravo a coinvolgere i ragazzi, ha inventato tutta una serie di movimenti nuovi che a loro piacciono molto e sicuramente è l’insegnante più apprezzato e popolare della scuola. Perchè? Perchè ha dovuto imparare qualche cosa che non aveva imparato prima. La fine della storia è che adesso è molto malato e sta quasi per morire. Lui dice che la più grande difficoltà nella sua vita è stato proprio questo atteggiamento dei genitori di metterlo sul piedistallo, di fare tutto per lui e di non incontrare presto nella sua vita una resistenza. Questa è una regola nell’educazione degli adulti: va solamente quando si trova una vera resistenza. Ciò cheè difficile forza le nostre energie, ecco perchè dobbiamo avere il corpo, il corpo è la più grande delle resistenze. Anche nell’anima abbiamo numerose resistenze, abbiamo abitudini, difficili da cambiare.
Molti dicono: “ MI organizzo in maniera di eliminare le difficoltà e non avere resistenze”. Questi esercizi che abbiamo fatto servono per imparare ad osservare la lotta che ciascuno di noi deve portare avanti per andare avanti, passare attraverso le nostre difficoltà. Questo è il compito che la terra ci presenta: se non avessimo un corpo fisico, non avremmo una coscienza dell’io. Io sperimento me stesso attraverso i piedi, le mani, le braccia.
Intervento: Posso fare una domanda? Ha detto che quando i genitori spianano la strada al bambino, lui si trova poi delle resistenze. Nel caso delle violenze ai bambini piccoli, nelle quali il fisico viene in qualche modo toccato, perchè poi non c’è una ripresa?
Coenraad Van Houten: Così è troppo generico. E’ una generalizzazione, noi dobbiamo capire che tipo di violenza ha subito una persona, da chi, in quale situazione. Ci sono molte differenze. Per affrontare questo, ci vorrebbe una settimana. Molti bambini, per esempio, non avendo ciò di cui hanno bisogno, creano le condizioni per una lotta molto forte e se riescono a passare positivamente in questa lotta, vanno in una situazione positiva, ma non tutti riescono in qualche modo a superare questa resistenza.
Vi dirò una storia di destino di una persona che lavorava nella terapia curativa, nella pedagogia curativa. Nei seminari tutti quanti pongono i vari problemi eccetera. Lui diceva: “ Il mio problemaè che quando un nuovo ragazzo viene nella mia sezione per la pedagogia curativa, mi accorgo subito se appartiene o non appartiene a questa situazione”. Per esempio, i colleghi dicevano: “Questo bambino non possiamo prenderlo, non riusciamo a gestirlo, litiga con tutti, è troppo violento”. Lui diceva: “No, no, lui appartiene a questo luogo, lui ci appartiene, lo prendiamo”. Come fa a saperlo lui? In realtà passa attraverso diversi stadi e noi abbiamo fatto tutta una serie d’investigazioni per capire come avveniva questa cosa. Ad un certo punto abbiamo scoperto che tipo di persona era nell’ultima incarnazione: era un capitano di ventura, quelle armate che venivano noleggiate dai potenti per fare le guerre… BUCO PER CAMBIO CASSETTA
… Lui fece un errore, portò i suoi soldati in una zona in cui era difficile procurarsi il cibo e molti di loro morirono di fame. Nella susseguente incarnazione è venuto in possesso di un’incarnazione molto dotata, per cui ha fondato una casa in cui si prendeva cura di persone con difficoltà e doveva battagliare con loro tutto il tempo. Ecco perchè sapeva riconoscere se il ragazzo apparteneva o no ad una comunità, perchè in realtà riconosceva i suoi vecchi soldati e voleva guarirli e salvarli. L’indagineè stata condotta così com’è descritto in un libro sulla comprensione del destino, pubblicato prima di“Imparare ad imparare”. Semplificando, attraverso l’osservazione.
Intervento: Io posso chiamare riconoscimento, riconoscimento …FRASE INCOMPRENSIBILE
Coenraad Van Houten: Il primo passaggio è questo: Lui dice: “Ecco, questo è un ragazzo dei miei”, allora io dico: “Fermo un attimo, qual è il tuo sentimento, sul piano del sentire che cosa hai sentito?”.
“Lo so e basta, è un sentimento compulsivo, io devo aiutarlo”. Allora ho notato come camminava e camminava come nuotava (?). Lui amava nella sua vita precedente i suoi soldati, li ha portati sulla strada sbagliata, quindi aveva un obbligo nei loro confronti. Spesso ha avuto problemi coi suoi colleghi, che dicevano: “Non prendere quel ragazzo, non riesci a gestirli” e lui diceva: “No, no, io lo prendo”.
Quindi il gruppo ha cominciato a chiedersi dove aveva potuto vivere quest’uomo per avere questa caratteritica. Gli abbiamo chiesto: “Dove ti piaceva vivere? Che tipi di paesaggi, di natura prediligevi?”
“Il mare no, le montagne si, ma non troppo alte…” In pratica, siamo riusciti ad individuare degli elementi di natura che gli erano familiari nella vita precedente. Il gruppo lavorava proprio in termini d’investigazione, a sviscerare ogni sua affermazione, che cosa ha detto, come l’ha detto, cosa intendeva…i soldati, c’è qualcosa di militare, poi parliamo del paesaggio…Una regola generaleè questa: quando noi facciamo un’ipotesi d’interpretazione, questa ipotesi può essere solo confermata dall’interessato, non da qualcun’altro, lui dice si o no, è vero, non è vero. I partecipanti si sforzano di sentire il modo in cui la persona si esprime, quello che dice, quello che sente, cercando di fermare l’interpretazione intellettuale. Noi in realtà non sappiamo nulla di quella situazione, quindi se sovrapponiamo l’interpretazione intellettuale, poi sbagliamo. E’ una persona molto dotata, avrebbe potuto fare una brillante carriera di business, ma in realtà ha lasciato perdere per fare altre cose. Ad un certo punto qualcuno ha detto: “Parli come un condottiero” e lui ha detto “Si, è vero” e anche attraverso dei sogni si è ricostruito che aveva portato questi soldati verso la Polonia, la Russia, aveva preso una decisione sbagliata, era in grandissima difficoltà, quindi aveva ad un certo punto preso coscientemente la decisione di tornare ed in qualche modo compensare questo errore. Ci si può chiedere: “Cosa sappiamo noi di tutto questo?”. In realtà, se noi riusciamo a capire il motivo, la causa per cui noi ci troviamo nell’attuale situazione, possiamo anche affrontare il compito con una visione più chiara del futuro ed in questo caso…FRASE INCOMPRENSIBILE: Quindi, non è questione di conoscere tutto del passato, ma la cosa interessante è capire qual è il motivo per cui noi siamo incarnati oggi, qual è il nostro compito per il futuro. Mi ricordo molto bene il suo modo di camminare, come un comandante.
Spesso i comandanti operano poi come terapeuti, camminano in questo modo.
Intervento: Questo era il suo destino, ma anche in Collegio erano legati al suo destino ed anche loro erano sicuramente legati ai ragazzi, ma non li riconoscevano.

Coenraad Van Houten: Non sappiamo nulla del loro destino, quello che sappiamo è che a un certo punto, dopo una serie di difficoltà, hanno capito che lui aveva ragione, cioè quando diceva una certa cosa, si accettava un ragazzo, era la persona giusta. Non abbiamo investigato sul Collegio. Non generalizziamo mai sul destino perchè potremmo fare delle proiezioni sbagliate. E’ attraverso l’osservazione che possiamo cogliere degli elementi di destino, una corretta osservazione non ha niente a che fare col tirare ad indovinare. La cosa principale è capire come funziona, non si può andare oltre, intervenire, trasformare…
Intervento: Mi sembra molto difficile l’autosservazione, questo lavoro si può fare solo su qualcun altro.
Coenraad Van Houten: Non son d’accordo che sia sempre necessario che qualcun’altro ti guardi dall’esterno. E’ di aiuto questo se si rimane nell’ambito dell’apprendimento indipendente. Il lato rischioso può essere che noi accettiamo il punto di vista degli altri. Il lavoro di gruppo poi stimola effettivamente all’autossevazione, all’autoconoscenza, quindi dopo un po’ emergono gli elementi di destino delle singole individualità. Per esempio, cinque persone con un facilitatore, una persona che
aiutava, hanno lavorato insieme per un certo periodo ed sono emerse con questo lavoro le grandi differenze di destino di ciascuno di loro. Si pensava che, essendo così diverse le persone tra di loro, non avrebbero potuto stabilire un’amicizia, invece attraverso la comprensione del percorso di destino
dell’altro, questo ha creato un impulso sociale molto forte, quindi l’elemento nuovo che è emerso è che lo studio del destino, la comprensione del destino porta un elemento sociale. Questo prima non lo si sapeva.
Intervento: E così lei dice che si può più o meno andare a capire il destino delle persone. Io ho letto, ho capito personalmente che è chiaro che le leggi del karma non possono ragionare con questa coscienza ordinaria, perchè vanno oltre. Questo non coincide con quello che lei dice.
Coenraad Van Houten: Perchè ricordi queste frasi e non altre che Steiner dice. Ha detto Steiner che senza una pratica del karma continua, non riusciremo ad avere una pratica sociale positiva. Un’altra cosa che ha detto Steiner è che riuscire a sentire gli elementi karmici è una facoltà che presto si svilupperà e se le persone non sanno cosa sono queste forze che lavorano dentro di noi, questo può sviluppare una malattia cronica. Steiner ha sottolineato la necessità di continuare ad imparare quelle che sono le leggi che regolano le relazioni sociali e far emergere la verità di queste relazioni. Il karmaè la verità. Noi abbiamo lavorato allo sviluppo di queste ricerche ed abbiamo constatato che questa facoltà è molto più vicina adesso che cinquant’anni fa. Se noi pratichiamo, impariamo l’osservazione non egoica, diciamo così e la pratichiamo invece di praticare la continua interpretazione egoica della realtà. BUCO
Un altro esercizio che forse è più importante è quello dell’ascolto. Se noi ascoltiamo, dietro le parole c’è veramente qualcosa, Alcune volte possiamo imparare il destino guardando dietro le parole. Ci sono alcune frasi che io scriverò, poi chiederò a qualcuno di voi di parlare e noi ascolteremo.
Frase: “Io sono qui” ed attraverso l’ascolto voi potete capire se il mio io è qui, in alto od altrove, dov’èla parola “sono” e dov’è la parola “qui”. Più si va avanti e più il linguaggio, la parola sta diventando vuota. Parlare sta diventando un problema: o si parla troppo perchè si sente il piacere di parlare oppure, quando qualcun0altro parla troppo, non si ascolta più.
Chi vuole cominciare con la prima frase? Almeno tre – quattro candidati vorrei. Ascoltate non con la testa, ma con il vostro cuore. (Rivolto ai volontari) Avete capito? Preparatevi e poi ditelo, con voce chiara.
(Si fa l’esperimento) Dobbiamo ascoltare la differenza tra “io”, “sono” e “qui”.
Coenraad Van Houten: Inspirando, prima di parlare, ha portato l’io dentro. So dov’è?
Intervento: Il “sono” è forte. Io l’ho sentito molto forte, dentro.
Intervento: Non usiamo la parola “io”.
Coenraad Van Houten: Mi stai dicendo che “io” non c’è mai?
Intervento: No, no noi in italiano, la nostra cultura lo usa in modo differente.
Coenraad Van Houten. Io in realtà voglio proprio questo, devo vedere come diciamo “io”.
Intervento: E’ vero quello che lei dice. Infatti, la difficoltà d’incarnarci di noi italiani risiede anche nel fatto che non possiamo, non siam adatti…
Coenraad Van Houten: Parlare in fretta è una forma di nascondimento. Ogni parola porta con sè un mondo, quindi dire “Io sono qui” è come dipingere il muro…
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…Tentando più volte, si riesce a tirar fuori il significato meglio, parlando velocemente non si è dentro la parola, non si è presenti. Le tre parole sono state differenti, quindi vuol dire che le tre idee che sono dietro la parola cominciano ad emergere. Adesso proviamo anche con “Voi siete qui”.
(Si fanno gli esperimenti)
Coenraad Van Houten: Cosa avete sentito meglio, voi od io?
Intervento: Come la sua percezione: quando ha detto “voi” ha percepito le persone, più di quanto ha percepito se stessa dicendo io.
Coenraad Van Houten: Stiamo cominciando a sentire delle cose. La cosa più terribile è che il parlare sta diventando sempre più superficiale. Parlando velocemente, dicendo molte cose insieme perdiamo completamente il senso. Dovremmo riuscire invece a sentire il mondo che c’è dietro ogni parola.
Dovremmo sviluppare una consapevolezza su ciò che diciamo: “io” riguarda la nostra individualità, c’è un solo “io” al mondo, quindi riguarda ciò che noi siamo come esseri: “sono” esprime la nostra essenza, il nostro essere. Se lo diciamo rapidamente è più difficile da sentire. Ancora una persona, poi cominciamo con la terza fase.
(Altro esperimento)
Coenraad Van Houten: Alcune persone invece dicono il “noi” od il “voi” rimanendo comunque sole.
Il “noi” dovrebbe essere l’ io con voi.
Intervento: Questa parola “qui”, da proprio la misura come sono qui questi italiani.
Coenraad Van Houten: Secondo voi gli italiani, molti anni fa, avrebbero detto “qui” in modo differente rispetto adesso? Questo è il modo in cui lo dice lui. C’è un mondo di differenza se noi diciamo una parola o se noi portiamo una parola. Un nuovo modo d’imparare è anche un nuovo modo di parlare, essendo svegli e chiari, coscienti.
Quando insegniamo a fare la formazione per adulti, nella pausa tra una parola e l’altra in alcuni succede qualcosa veramente perchè in quella pausa le persone hanno lo spazio per formulare un pensiero, quindi l’ascoltatore può essere con loro, non siete voi a prendere tutto lo spazio. Qualcuno può dire tutt’e due le frasi? (Io sono qui, Voi siete qui, noi siamo qui). Qual è la differenza tra le frasi che ha pronunciato, sentite una differenza?
Intervento: No, io poca differenza. Può ripetere?
Intervento: Nell’“io” ci mancava un po’ di piglio.
Intervento: Io penso che nel “noi” era più con noi, più che nell’io era nel “noi”.
Coenraad Van Houten: A volte potremmo pensare che è sufficiente parlare forte per essere presenti, ma in realtà facciamo solo rumore. In realtà possiamo dire “io” molto dolcemente ed essere molto qui.
Il suo “io” era presente, anche se non lo sentiamo, ma dovremmo imparare di nuovo a parlare davvero.
Se impariamo il vero parlare, allora impareremo anche il vero ascoltare. Se impariamo ad ascoltare, cominceremo a parlare in modo differente. Uno dei più grandi problemi è che noi pensiamo di parlare insieme, in realtà la parola crea un blocco in termini di comunicazione, cioè parliamo, ma non comunichiamo. Tutte le volte che parliamo a qualcuno, dovremmo dargli l’opportunità di respirare. Più parliamo forte, più rumore facciamo e meno le persone saranno disposte ad ascoltarci. Parlare diventa un attacco, una forma di aggressione e non una forma di comunicazione. Io a volte ho un problema sulla formazione steineriana di arte della parola perchè faccio fatica ad ascoltare. Ci sono alcune persone che si sono formate, però trasformano la loro parola in modo tale che non ti accorgi che hanno fatto una formazione di arte della parola e puoi conversare con loro , non senti più, hanno come superato la tecnica. L’italiano, io credo, è una lingua molto musicale, a condizione che voi facciate musica. Una modalità è quella di guardare negli occhi le persone con cui si sta parlando, mantenere, stabilire e mantenere un contatto. C’è un’intera serie di esercizi. Il primo è imparare ad ascoltare, di seguito s’impara ad ascoltare ciò che è dentro la persona, quindi si impara ad ascoltare ciò che è fuori dalla persona. Quindi ascoltare diventa un modo di dire con il cuore, quindi questo fa emergere una conoscenza del destino. Adesso i terapisti, alcuni terapisti usano l’arte, il modellaggio, la pittura per fare terapia, però si è scoperto che poche parole scambiate in vera comunicazione con un paziente rendono il lavoro artistico molto più efficace, per questo ci hanno chiesto di addestrare questi terapisti in quella che io ho definito la “conversazione karmica”. Questo è un training che necessita un lavoro interattivo, tra diverse persone, quindi ci deve essere qualcuno che ci aiuta in maniera che possiamo ascoltare e, dopo un po’, si ascoltano cose che non si riescono ad esprimere con le parole. Voi stessi avete ascoltato cose che non siete in grado di definire con le parole. A causa del continuo attacco che i nostri sensi subiscono a causa del rumore che c’è nel nostro mondo, noi ci difendiamo chiudendo le orecchie, smettiamo d’ascoltare. Quindi l’arte dell’ascolto sta decrescendo sempre di più e questo è un fattore di rovina per la nostra cultura. nella conversazione karmica ogni parola è un rischio, cioè vengono affrontati argomenti che hanno un peso, per cui ogni volta ci si chiede: “Possiamo condividere questo?” una di queste persone, che è capace di lavorare sulla conversazione karmica, era Lieveged, che è un fondatore della NPI. Durante un seminario lui ha parlato a questo gruppo di manager degli stadi della vita e dopo, nella pausa, quando erano al bar a bere, l’uno ha detto all’altro: “ Hai notato, ho visto che parlava proprio a me” e l’altro “No, no, parlava a me”. Se riuscirete a fare questo, questo sarà veramente un grande lavoro. Tutto ciò essendo lui un modesto relatore, non era uno capace di imbastire discorsi ben fatti. Molti lo criticavano perchè non era chiaro, perchè non era completo, per un motivo o per l’altro, però qualcun’altro diceva: “Non importa, il messaggio è arrivato ed era chiaro”. Il presidente della società antroposofica olandese, anche lui non era un gran oratore, però aveva questa qualità di far arrivare comunque il messaggio. Parlava per immagini…
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…La persona che era lì. Tu non saresti riuscito a descrivere questo neanche se fossi stato presente in vita, in quel momento, ai tempi descritti. Se tutti sapessimo parlare così, saremmo capaci di educare in un modo nuovo.
Intervento: Può dire qualcosa di più sulla comunicazione per immagini?
Coenraad Van Houten: E’ una domanda molto generale, comunque le immagini possono dire molto di più, descrivere molto di più delle parole, ma oggi le immagini sono male utilizzate, per esempio nella pubblicità o comunque nella comunicazione visiva. Vengono usate delle immagini oggi senza tener conto delle forze che ci sono dietro quelle immagini e questo è fuorviante. Su una moneta, il dollaro, c’è una piramide disegnata, con un occhio. Significa l’occhio di Dio che vede ogni cosa.
Quando noi guardiamo quest’immagine, quest’immagine ha una sua potenza, ha un suo effetto su di noi. Questo è un modo sbagliato di usare le immagini, cioè un modo attraverso il quale si può agire sulle persone, sul loro inconscio, senza che loro lo sappiano. Margareth Tatcher, primo ministro inglese, un po’ di anni fa, alla seconda elezione si presentò alle elezioni e vide nei sondaggi che continuava a calare. Allora licenziò il responsabile della campagna elettorale pubblicitaria e ne prese degli altri, quelli di un’agenzia abbastanza nota. Uscì una sola fotografia, con un quartiere periferico molto triste, delle case povere, un ambiente desolato, delle persone male in arnese all’interno di questa fotografia e tre sole parole: “La Gran Bretagna al lavoro”. Lei è stata eletta un’altra volta. Qual è invece il modo di fare un buon uso delle immagini? Come possiamo creare un’immagine? Prima di tutto creando un contesto e durante la creazione di questo contesto sincerandosi che tutte le persone necessarie siano presenti, che siano lì. Poi con poche parole definire il concetto. In questo modo le persone sono lì, all’interno di quel contesto. L’illustrazione pensata. Prima si spiega qualcosa che le persone possano capire, poi lo si riassume in poche semplici parole. Per esempio, io potrei riassumere quello che abbiamo detto fino ad adesso dicendo che imparare ad ascoltare e a parlare può diventare un elemento di guarigione. Questo è un modo di riassumere quello che abbiamo già fatto prima. Dopo di questi si trova un’immagine. In questo modo possiamo dare un’immagine che le persone non dimenticano, senza però infilarla nel modo sbagliato nel loro subconscio.
Intervento: Le immagini devono sempre seguire la spiegazione del concetto?
Coenraad Van Houten: Si, perchè dopo le persone possono giudicare, capire. L’immagine della politica estera americana: se tu non ami ciò che sei, finirai per odiare ciò che tu non sei, ciò cheè diverso da te. Sembra un’immagine positiva, ma vista nell’altro senso è “se tu non odi ciò che non sei, non potrai amare te stesso”. Questo è il risultato speculare: si parte da un’affermazione positiva, cheè come dire: “io devo amare me stesso per non odiare gli altri” ed il rovescio invece è: “io non odio gli altri, quindi come faccio ad amare me stesso?”. La sintesi è : “se non odio ciò che io non sono, non posso amare ciò che sono”, quindi se non hai un nemico non puoi esistere, ecco perchè c’è guerra. Una frase che dovremmo ascoltare, sulla quale riflettere, per capire che cosa produce quest’immagine.
Questo è un esempio, ce ne sono molti altri. Il primo caso, quando noi facciamo una comunicazione positiva, le persone capiscono attraverso l’immagine immediatamente il messaggio; nel secondo caso ci vuole parecchio tempo prima di riuscire a rendersi conto del contenuto del messaggio, eppure intanto quel messaggio ha lavorato. C’è un linguaggio per ingannare gli altri ed un linguaggio per capire gli altri.
Ci sono consulenti all’interno delle organizzazioni delle aziende?
Fino ad adesso ho parlato dell’educazione degli adulti in senso generale, ora vorrei trattare qualche cosa in particolare, che può risultare utile per chi è consulente in azienda. Voi sapete che ovunque le persone fanno fatica a comprendersi l’un l’altra e si creano continuamente conflitti in ogni situazione.
Questo avviene ovunque, in Olanda, in Italia…ovunque le persone non si capiscono tra di loro. C’è un aneddoto a questo proposito: Rudolf Steiner aveva un autista. Questo giovane autista un giorno l’ha accompagnato ad un meeting. Per ore le persone in questo convegno hanno discusso tra di loro, si sono scontrati su diversi argomenti senza riuscire ad arrivare ad un punto di accordo ed alla fine l’autista gli ha chiesto: “Dottore, come mai le persone non riescono a capirsi?”. E lui ha detto. “Vedi, se tutte queste persone solo sapessero da dove vengono, chi sono in realtà, non si siederebbero neppure una accanto all’altra”, questo riferendosi alla loro storia passata, alla vita delle loro incarnazioni precedenti: chi veniva dall’Islam, chi dalla Turchia, dall’India. Questo settant’anni fa, nel frattempo io ho pensato;“Forse, se le persone davvero sapessero chi è seduto accanto a loro, forse potrebbero trovare un nuovo modo di parlare uno con l’altro. Quindi noi siamo nella totale illusione, quando non abbiamo idea, non sappiamo qual è la verità karmica della situazione nella quale noi ci troviamo. Quindi quello che dicoèche il destino o il karma è la verità all’interno della quale noi viviamo. Se noi non vediamo questa verità, viviamo nell’illusione e non siamo in grado di capirci reciprocamente. Nel frattempo, si è anche sviluppata una scienza della soluzione dei conflitti, ed un mio amico ha scritto un libro alto così su questo argomento. Questo tipo di approccio, questo tipo di scienza può agire, però fino ad un certo punto, ovvero fino al punto in cui entrano in gioco i conflitti karmici del passato. Da quel punto in avanti, se non viene vista la realtà karmica della situazione, non si riesce più a procedere. La domanda è: attraverso la conoscenza del karma, possiamo noi trovare un nuovo modo per capirci l’un l’altro, ovvero capire, mettere in ordine, trasformare e mettere in ordine? Alcuni dei miei colleghi in questo processo di nuovo apprendimento sono stati consulenti per lungo tempo, quindi hanno formato un piccolo gruppo che vuole portare avanti un nuovo modo di affrontare i conflitti all’ interno delle organizzazioni e sono partiti dalle situazioni complesse. Le situazioni complesse nelle organizzazioni sono caratterizzate come segue: l’immagine in ogni organizzazione è quella in cui ci sono, per esempio, delle persone in posizione di responsabilità, i manager, i quali, a loro volta, hanno qualcuno sopra di loro, il quale, a sua volta, ha qualcun altro ancora sopra, quindi c’è una catena di potere e di responsabilità. A loro volta questi manager hanno altre persone sotto di loro, quindi la persona giovane che entra in un’organizzazione così fatta, si trova a fronteggiare una situazione in cui da una parte c’è il potere e dall’altra sperimenta, una situazione di mancanza di potere, di assenza di potere, addirittura di impotenza di potere, addirittura la sensazione che il potere, inteso come le mie possibilità di guadagno, le mie possibilità di carriera, è in mano a qualcun altro. Noi viviamo in un’epoca in cui la coscienza dell’anima si risveglia, quindi l’anima cosciente è più presente. A differenza delle epoche passate, del Medioevo, ognuno vuole essere riconosciuto, ognuno vuole realizzarsi, questo perchè ciascuno è molto più consapevole di se stesso. Le persone allora entrano in una struttura nella quale dipendono da qualcun altro, qualcun altro dipende da loro. Questo è un conflitto vissuto da chiunque, da uomini, da donne…ciascuno è cosciente di se stesso, ciascuno vuole realizzarsi, ciascuno vuole ottenere qualche cosa, ma anche gli altri vogliono ottenere qualcosa. Quindi, quanto più rapidamente possibile, le persone in questa situazione cercano di arrivare in cima all’organizzazione; comunque il quella posizione c’è qualcun’altro ancora sopra da cui dipendono ed altre persone sotto, a loro volta, dipendono da questa persona. Si arriva ad un certo punto in una situazione di conflitto nella quale si ha la percezione di non potere più agire, di non potere più intervenire sulla situazione ed a quel punto si innesca un meccanismo, il tentativo di eludere le difficoltà trovando dei compromessi, delle vie traverse per ottenere, per arrivare in cima senza essere notati e quindi in qualche modo salvarsi. Non pensate che questo tipo di conflitto riguardi solo il lavoro, le organizzazioni, il business, questo riguarda anche le famiglie, per esempio. Anche tra marito e moglie si pone la questione: chi è il boss?
La moglie potrebbe dire: “Sono io che governo la casa, i bambini, mio marito è sempre via…comando io”. Si suppone che queste persone superino questo conflitto perchè si vogliono bene, ma in realtà questo non è detto. State attenti, perchè per i ragazzi, quando arrivano a 14-15 anni, la domanda è: “E’ ancora il padre il boss?”. E’ interessante proprio nel momento in cui il padre sperimenta la crisi di mezza età, il figlio si ribella; proprio quando il padre si trova di fronte a questa situazione, il figlio lo guarda e gli dice: “Tu non sei più adatto, non sei più all’altezza di essere mio padre”. Quindi, per quanto riguarda il mondo del lavoro, questo conflitto ha a che fare con la nostra esistenza, la nostra sopravvivenza, riguarda i nostri bisogni…
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…quando facciamo il seminario, noi scriviamo sulla lavagna questo schema e tutti i manager che sono lì presenti annuiscono. Io conosco questa situazione, ciascuno di voi conosce questa situazione. La domanda è: come l’avete maneggiata questa situazione, come l’avete affrontata? Io ho un libro alto così, pieno d’esempi che illustrano i modi per convivere con questa situazione. Nella mia carriera c’è un esempio perfetto di questo: quando ero giovane avevo sotto di me degli impiegati, molti impiegati.
Lavoravamo duro, però per ciascuno di loro c’era l’opportunità, se lavorava bene, di salire in cima. Tra noi si usava darci dei suggerimenti ed un mio amico mi disse: “Tu non farai mai carriera perchè tu usi il metodo sbagliato”. Questo amico ha detto: “Tu sbagli perchè tu ti comporti come la quercia, che vuole continuamente affermare il suo punto e quindi lotti per affermare il tuo punto, però quando arriva la tempesta tu sarai il primo ad essere spazzato via. Io invece sono come il bambù: quando arriva la tempesta mi piego, quando finisce la tempesta ritorno dritto e mi salvo”. Un giorno il mio capoè venuto da me e mi ha detto: “Devi stare attento perchè tu hai l’attitudine a coprire, a difendere i tuoi colleghi, però molti dei tuoi colleghi in realtà cercano di sorpassarti, di salire più in alto di te. Un giorno ti pentirai di averli coperti e sostenuti perchè li vedrai, tu che hai famiglia, che hai figli, li vedrai in una posizione più alta della tua”. Questo è stato uno dei primi colpi karmici che ho avuto, mi ha commosso che il mio capo mi dicesse questo, però mi sono anche chiesto perchè mi dicesse questo. In seguito ho realizzato che questa era la sua storia: lui è sempre stato il numero due, aveva sempre qualcun’altro sopra, nonostante fosse molto bravo nel suo lavoro, non ha mai lottato per la carriera, era troppo gentile. Ci sono centinaia di migliaia di storie di persone che sono riuscite o non sono riuscite ad arrivare in cima ad un’organizzazione così. Tutte hanno trovato un modo per affrontare questa situazione. In America la chiamano la “corsa dei pochi”, ovvero la competizione per riuscire a farsi valere, per lo meno a sopravvivere. Quando noi iniziamo un seminario, noi presentiamo quest’immagine, che è un’immagine forte. Loro annuiscono, dicono: “E’ proprio vero, noi dobbiamo lottare con gli altri, competere, diventare molto scaltri per arrivare in cima, per far soldi”. E a questo punto chiediamo loro: “Bene, ma come lo fate? Quali sono le vostre soluzioni, le vostre modalità?” Un tipo di manager adotta il sistema di non entrare mai in conflitto, di essere sempre gentile con tutti. In quel modo riesce, piano piano, ad emergere. Un altro magari adotterà una tecnica di battaglia, un altro magari starà attento a farsi delle amicizie, un altro ancora adotterà un altro sistema. I diversi modi in cui le persone affrontano questa sfida dipende dalla loro storia passata, dal karma precedente. Perchè nel Medioevo non c’era questo tipo di lotta? Perchè allora il potere veniva distribuito in nome di Dio, ovvero si poteva essere nominati re, principi ed in qualche modo questo potere veniva esercitato, almeno come descrizione, in nome di una realtà superiore. In questa situazione, chi si trovava senza potere era in grado di accettare questa sua posizione in virtù del fatto che questo potere veniva dato da una realtà superiore. Oggi invece il meccanismo del potere è diverso. Anche i ribelli di allora in realtà non erano senza potere, ma avevano il coraggio, ad esempio, di essere bruciati, di essere mandati al rogo perchè lo facevano in nome di Dio. Alcuni, per esempio, in una certa epoca sono venuti fuori da questo meccanismo facendo gli hippies, quindi vivendo in un mondo separato, diverso, e questa è stata per loro una soluzione. Abbiamo inizialmente speso molto tempo per dare quest’immagine, a questo punto si vede che chi è in condizione di potere ha una paura, che è quella di avere sotto di se una persona creativa. La paura è quella di non riuscire a gestire una persona creativa, e come si salva?
Trovando sempre migliori metodi di controllo. Parlando con il presidente della Shell a Londra, lui mi ha detto: “Sai come mi sento a stare in cima ad un’organizzazione come questa? Mi sento come in sella ad un brontosauro”. Potete immaginare come si sente Berlusconi. Per una persona di oggi, moderna, essere senza potere, senza possibilità di agire, è una condizione terribile, quindi giovani scaltri non dicono mai: “Io sono senza potere, sono dipendente da qualcuno”; dicono piuttosto: “Ho trovato il modo, il mio modo” . Quindi noi li aiutiamo a disegnare con chiarezza il metodo che loro hanno utilizzato, il metodo di fuga, diciamo, che può essere quello del bambù, della quercia, o qualsiasi altro, per gestire questa situazione. E’ una forma di difesa per la sopravvivenza creare il doppio a livello della percezione dell’io, proprio per non perdere il rispetto di se stessi. Anche l’organizzazione è un organismo, un essere, ha una sua cultura ed ha una sua filosofia di sopravvivenza e quindi, se vuoi vivere all’interno di quella situazione, l’alternativa è quella di diventare un uomo Ford, General Motors oppure un uomo di governo. Lavorando su progetti in Olanda, ho visto la facilità con cui, per esempio in un progetto, se cambia il Governo si cambia anche il progetto. Quindi il sistema per lavorare nei dipartimenti è essere rapidi ed astuti nel cambiare il progetto. Queste persone devono capire con chiarezza qual è il metodo che stanno utilizzando per sopravvivere in questa struttura perchè se usi il metodo giusto puoi andare abbastanza lontano, se invece sbagli metodo, allora lì sarà dura. Nelle differenti culture questo tipo d’attitudine si svolge in modi diversi. In America ci sono i leaders, i vincitori ed i perdenti. I vincitori sono quelli che hanno trovato un metodo che funziona, i perdenti sono quelli che hanno trovato il metodo che non funziona. C’è una forte domanda per un nuovo tipo di leadership, perchè il modo in cui viviamo le altre persone, siamo guidati dalle altre persone sembra non funzionare più. Noi li aiutiamo a fare un disegno del sistema che usano per sopravvivere in un’organizzazione e li aiutiamo a trovare delle soluzioni che possano permettergli di farle cambiare e non avere problemi. Ho conosciuto in un’azienda il nuovo direttore, un antroposofo. Il nuovo direttoreè andato dal suo numero due, che è molto anziano e gli ha detto: “Lei non commette mai errori”.“Grazie, grazie, sono contento”: “Ecco, questo è il suo più grande errore”. Cosa vuol dire? Quando interviene un nuovo modo di esercitare la leadership, lui si copre continuamente, cerca comunque di non esporsi mai, di non intromettersi mai. Col vecchio sistema funzionava, oggi invece è in pericolo.
Questa è vita vera di cui sto parlando. Questo è il momento in cui arriva il consulente: l’azienda non va più tanto bene ed il consulente si presenta con un nuovo schema, un nuovo modello e promette di risolvere i problemi all’interno. Il consulente, se il consulente è un bravo consulente costerà moltissimi soldi, quindi avrà un bel sistema da proporre, però in realtà le persone al di sotto hanno già il loro sistema e lo continuano ad usare esattamente come prima. In un’azienda americana è arrivato un consulente e ha introdotto un nuovo sistema, un nuovo modello. Questo modello è arrivato a sei mesi ed alla fine questa operazione è stata denominata: “Operazione allacciatevi le cinture di sicurezza”.
Quindi qual è stato il commento? Il piano era molto bello, il problema è che le persone non riuscivano a starci dentro perchè erano tutte differenti, ciascuno di loro ha un karma suo particolare. Quindi alla fine si scoprì che, nonostante apparentemente si stesse seguendo un modello di un certo tipo, la moglie del leader di questa situazione era in realtà il vero boss: quando lei diceva no, era no, quindi alla fine si faceva quello che diceva lei. Lei non aveva un ruolo evidente, non era visibile. Quindi noi offriamo a queste persone la possibilità di vedere la quantità d’energia che spendono per creare e mantenere in attività questo doppio addestrato a comportarsi e che “funziona” all’interno del meccanismo; quindi rendiamo evidente che se la persona riesce a trasformare questo doppio, cosa viene fuori? Viene fuori una quantità enorme di energia vitale extra, che può essere utilizzata per migliorare. In realtà invece queste persone utilizzano ore ed ore del loro tempo per giocare il gioco, quindi per giocare il loro ruolo all’interno del gioco. Queste persone vengono seguite in questo iter di apprendimento, di riapprendimento e imparano un po’ alla volta ad uscire da questa forma di abitudini che avevano, quindi vengono portati attraverso un processo di sette passaggi per trasformare, uscire da questo complesso di abitudini che era diventato il loro comportamento abituale. Noi non parliamo direttamente di karma, anche se i diversi metodi che le persone scelgono per sopravvivere all’interno della situazione dipendono dal loro passato, dal loro karma precedente. Ci sono persone che usano il sistema cinese, altra che usano il sistema indiano. C’è un motivo per cui scelgono, le persone se lo chiedono anche, ma noi non parliamo direttamente di questi segnali karmici. Quello che noi gli diciamo è che questo modello di comportamento, questo doppio non è certo il loro sogno, è il comportamento che loro sviluppano per poter sopravvivere all’interno della struttura. Quindi attraverso questo processo le persone sono portate a disegnare, attraverso gli esercizi proprio, il loro comportamento, il loro ruolo, il loro doppio. Questo li porta alla fine a creare uno spazio libero. A questo punto però le persone si chiedono: “Ok, mi sono liberato del mio vecchio modello di comportamento, però adesso ho perso anche le mie difese, quindi adesso come faccio a rapportarmi col mio capo, coi miei collaboratori, con i miei colleghi?” Da qui nasce la necessità di adottare un nuovo modello.
BUCO PER CAMBIO CASSETTA
… Non voglio entrare in dettaglio perchè sarebbe troppo lungo, voglio darvi un principio generale. Questa persona a questo punto ha uno spazio libero, una possibilità creativa di comportamento nei confronti del suo capo, dei suoi colleghi e dei suoi collaboratori e incrocia tre domande. Quindi la persona conosce il suo comportamento attuale, sa come si comportava prima nei confronti del suo capo, dei colleghi e dei collaboratori. A questo punto la prima domanda è: “Quel mio doppio, cioè quel mio comportamento abitudinario, sempre uguale, in che modo influenzava il doppio degli altri? in realtà, il mio doppio crea l’ambiente in cui il doppio degli altri vive, quindi influenza il comportamento degli altri. Questa è un’idea di base per un nuovo modo di gestire relazioni sociali, ovvero “il mio comportamento genera l’ambiente, all’interno del quale gli altri vivono”. Il primo esempio è la relazione tra questa persona ed il suo capo. Nella relazione tra una persona ed il suo capo, il capo lo controlla continuamente: perchè? Perchè lui reagisce a questo confronto nascondendo le cose,è spaventato da questo controllo. Creare questo spazio libero gli consente di considerare il controllo da parte del capo come generato dal suo atteggiamento, quindi: “il mio capo mi controlla perchè ha paura che io sbagli perchè io ho paura di lui”: Quindi lui può essere biasimato per gli errori, quindi in questo caso la persona comincia a sentirsi in grado di modificare questa situazione. Modificando il mio comportamento, io posso modificare il comportamento del doppio del mio capo. Lui mi controlla perchè ho un certo atteggiamento: cambiando atteggiamento posso modificare la situazione. In questo caso cosa ha fatto lui? e’ andato dal suo capo e gli ha detto: “Tu mi controlli tutto il tempo, in realtà sarebbe sufficiente che tu mi dicessi quali sono le cose che vuoi sapere”: Quindi la paura è cessata perchè la persona in realtà, quando c’era qualcosa che non andava, spontaneamente andava dal suo capo. In un altro caso, è la persona che ha il potere, quindi l’altro. La loro interazione crea un doppio che le due persone hanno in comune, un vero e proprio essere che loro creano per rendere possibile la loro interazione.Anche nel matrimonio può avvenire questo: le persone, attraverso il loro comportamento, creano alla fine un vero e proprio essere, che fa da mediatore e che li paralizza, è un doppio legame. In questo caso il conflitto tra il capo ed il suo collaboratore è andato avanti cinque anni, senza che la situazione esplodesse perchè “io so quello che faccio io, lui sa quello che fa lui” e in realtà si è creata una camera di compensazione. Un doppio legame. In molte organizzazioni si creano questi tipi di compromessi che rendono malata l’organizzazione. Questo è il motivo per cui molte organizzazioni sono come in uno stato di paralisi. Questa persona, attraverso questo training, crea uno spazio libero, può vedere questa situazione e può decidere di modificarla a partire dal proprio lato.
Quindi a questo punto la persona si pone il problema, cioè comincia a percepire qual è il problema del suo capo e l’altra persona che tipo di difficoltà sta vivendo, per che cosa sta lottando. A questo punto si fa la domanda: “Che cosa posso fare io per alleviare il peso karmico che lui porta?” e lui dice: “ Una parte del peso karmico la porto io, quindi cerco di toglierlo, però forse posso fare qualcosa in più”. Al primo stadio si trova solo un’alternativa, un comportamento alternativo. Nel secondo stadio si trova un comportamento che in qualche modo rende più leggero il peso, nel terzo stadio si trova una modalità d’azione che addirittura solleva il peso della situazione. Questo ha a che fare con la capacità di vedere la lotta dell’altro, cioè di vedere in un modo diverso in che situazione di difficoltà l’altro sia. Se si fa questo, si fa un’azione sociale per l’altro. Non dico qual è quest’azione: vi sono persone che l’hanno trovata passando attraverso continui cicli di trasformazione, quindi facendo un primo lutto, un secondo, un terzo, quindi cambiando il proprio punto di percezione, la propria consapevolezza. Fare questo lavoro fa nascere la consapevolezza che il karma è un network, una rete che ci lega tutti, Noi pensiamo che sia una cosa individuale, in realtà è qualcosa che collega tutti quanti, è come una rete appunto. Se qualcuno, per esempio, scioglie un nodo, questo cambia la situazione di tutti gli altri. Questa è la domanda base, la conoscenza di base. Mio zio aveva una malattia, che in realtà era la malattia dell’umanità, che non poteva essere curata PAROLA INCOMPRENSIBILE e quindi si realizza in questo che questa malattia può essere curata solamente da un altro essere umano che accetta di portare con noi il peso, questa difficoltà, perchè sa di esserne in parte la causa. Nella maggior parte dei casi, quando si accetta di prendere questo peso, la persona non ha la minima idea di cosa sta succedendo, di cosa sta facendo. Questa è una nostra scelta, libera, è come una nostra iniziativa. Adesso parleremo di una cosa reale, di un manager che ha un conflitto col suo capo. E’ quello che è successo perchè questo meccanismo di controllo, di cui abbiamo parlato prima, ad un certo punto si è modificato, il capo ha sviluppato fiducia nel suo diretto collaboratore e addirittura, nell’ultimo meeting, gli ha dato dei compiti di grande responsabilità, tant’è che il collaboratore ha detto: “Non so cosa sta succedendo,è cambiato qualche cosa” Noi abbiamo alla fine, siamo giunti alla conclusione che gli atti compiuti spontaneamente, dal suo lato, da questo collaboratore, hanno lavorato nella notte e in qualche modo sono stati percepiti su un altro piano, quindi quello che noi proponiamo è: “Fai il tuo compito, lascia che il destino lavori”. L’ importante è capire che questi compiti non sono compiti standard, ma differenti per ciascuno. Io privatamente l’ho fatto con cinque persone con le quali avevo un grande conflitto e quindi mi sono sforzato di capire che cosa del mio lato, nel mio comportamento causava conflitto e quindi sono andato attraverso questo processo: all’inizio ho trasformato il mio doppio, poi ho sciolto il nodo e poi semplicemente ho aspettato. Dopo due settimane una di queste persone mi ha telefonato e ha detto: “Ehi, è tanto tempo che non ci vediamo, ho una domanda per te, bisogna che ci vediamo”. Un’ altra di queste persone ha organizzato una conferenza per me senza che neanche lo sapessi, solo dopo alcuni mesi ho saputo; “ah, te l’ha organizzata lei questa cosa”. Potete immaginare che questo è l’inizio di un’arte sociale. Come possiamo lavorare col doppio che man mano abbiamo costruito in modo di sviluppare un nuovo modo di esercitare la VITA? Alla fine del seminario abbiamo chiesto ai partecipanti quale tipo di leadership avrebbe dovuto esserci nel futuro e loro erano d’accordo su una cosa, che non doveva essere un modello, ma doveva essere una modalità creativa d’interazione tra le persone per cercare di trovare nuovi modi per trasformare un vecchio karma in nuovo. Questa modalità può far cessare conflitti infiniti e, come minimo, creare una situazione aperta, nella quale tuttoè possibile. Questo è qualche cosa di molto importante. Quindi, se noi riusciamo a dare una risposta a queste tre domande, noi possiamo di nuovo mettere in movimento la trasformazione del karma.
Interventi: Può ripetere la seconda?
Anche la prima?
Coenraad Van Houten: La prima domanda è: “Conosco il mio doppio?. Quindi, posso immaginare come il mio doppio incide sull’ altro?”. Ad esempio, il mio comportamento può spaventare continuamente il mio capo. la seconda domanda riguarda il doppio che abbiamo creato insieme, cioè la camera di compensazione, l’essere che insieme abbiamo creato per convivere. La situazione in cui io tratto te come tu tratti me, in qualche modo è un accomodamento, non c’è movimento. La terza domanda è darsi un compito per mettere in movimento questa motivazione, quindi dal mio lato decido di mettere in atto un compito che mette in movimento il karma di questa persona. Questo è un modello in movimento: si fa un primo loop, poi un secondo, un terzo. Qualche cosa accade nel frattempo, quindi la situazione è già in movimento. A quel punto si ricomincia. Si ricomincia di nuovo a lavorare per PAROLA INCOMPRENSIBILE, trasformazioni successive. L’importante, per i consulenti, è non infilarsi a parlare di karma, in certe situazioni aziendali. Le persone già sanno di adottare diversi modelli ciascuno, l’importante è che li aiutiamo ad identificare questo doppio non come un doppio esistenziale, loro, ma come un doppio d’adattamento alla situazione di lavoro. Questo rende meno pesante la situazione, quindi li aiutiamo a trasformare questo elemento…BUCO…
Quel disegno rappresenta il calice che cercava Parsifal, questo è un simbolo che rappresenta il futuro, da trasformare. Non pensate che questo processo sia un processo facile. Noi abbiamo fatto degli errori nell’evoluzione di questo processo. Un errore, per esempio, è un mio collega che ha cercato di percorrere questo percorso per risolvere un conflitto con sua moglie. Si è avviato in questo percorso, ha visto un miglioramento, dopo di che è venuto da me e ha detto: “Ah, non funziona più!”. “Cosa hai fatto?” “ho condiviso il sistema con mia moglie”. Attenzione a non affibbiare ad altri compiti che voi vi dovete assumere, l’altra persona deve essere libera nella sua scelta, quindi non crediate che se voi fate il compito, se scegliete un compito, di doverlo assegnare anche all’altro. Perchè in realtà non è così che funziona, non è facendo una parte di questo processo che noi possiamo attivare il cambiamento, in realtà noi dobbiamo assumercene tutta la responsabilità. Per poter applicare efficacemente questo lavoro, è importante che il consulente conosca bene qual è la situazione effettiva nelle moderne aziende. Ci sono un vasto numero di esercizi artistici che supportano questo processo durante il seminario e adesso, dopo un lungo lavoro, abbiamo messo insieme come un modello. Abbiamo anche approfondito questo lavoro per dei campi specialistici, quindi questo che abbiamo visto si può applicare in generale all’organizzazione, però abbiamo anche approfondito questo lavoro per campi specifici di lavoro e terapia, per esempio. Abbiamo aperto il contatto con persone che fanno pedagogia curativa queste persone hanno fatto una richiesta di poter avere una modalità di lavoro sul karma. Io penso:“Perchè no?”, se si trova il modo di aiutare gli autistici o altre persone… bisogna chiaramente lavorarci sopra, non è scontato, ma si può fare.
Io sono vuoto, voi siete pieni… (risate ed applausi)
( Seguono le conclusioni dei partecipanti)
Fabio Fantuzzi: Per cominciare a convergere un po’, io credo, magari dopo lo verifichiamo, che ci sia un diffuso interesse da parte di molti di voi ad un proseguimento di questo discorso. Ovviamente, per tradurre questa cosa in realtà, si tratta di trovare delle forme, che significa che struttura dare a questi incontri, per quanto tempo, con che cadenza (una settimana intensiva, un incontro ogni mese) e su qui penso che troviamo subito delle difficoltà.
Francesco Settanni: primo di tutto la finalità degli incontri, a che risultato tendono, se è una questione soltanto di arricchimento personale oppure se mira soprattutto alla costruzione di una professionalità perchè sono due cose completamente diverse.
Fabio Fantuzzi: Si, allora vediamo, per esempio chi dei presenti è interessato professionalmente ad approfondire la conoscenza di questi aspetti in quanto, come peraltro era l’obbiettivo di questo seminario, opera già od intende operare come consulente o formatore, quindi chi è già in una professione in cui è chiamato a fare l’educatore di adulti? Quali di voi? Alzi la mano. Diciamo circa la metà.
Intervento: Secondo me il rischio di queste cose è di imbottirci di seminari, nel senso che quello che noi abbiamo ricevuto in questi giorni è un lavoro di vent’anni, cioè smettiamo tra vent’anni di lavorare. Cioè, voglio dire, il lavoro non è una cosa che si apprende coi seminari, il seminario ti dà l’invito, però poi possiamo darlo agli altri, lo mettiamo in pratica noi. Secondo me non bisogna farsi prendere dall’orgasmo “seminario-seminario”; bisogna rendere e lavorare.