Che cosa vive interiormente un ragazzo di dodici anni?
di Luca Gastaldello
Cosa vive interiormente un dodicenne? Cosa prova, percepisce e sente dentro di sé in questo particolare momento della sua biografia?
A cosa è interessato? Cosa lo appassiona? Cosa lo demotiva?
Come mi devo comportare io, genitore o insegnante, in questa particolare e cruciale fase di cambiamento evolutivo?
Queste domande sono delle riflessioni che quotidianamente ogni insegnante e genitore consapevole si pone, soprattutto quando vede che i ragazzi stanno cambiando il loro modo di essere e di porsi nel mondo.
Cos’è la pre-adolescenza?
La pre-adolescenza (12-13 anni) è il preludio, l’anticipazione di un momento molto più burrascoso che è l’adolescenza: è come se all’orizzonte si intravedesse un bel temporale nero, si sentono già in lontananza i tuoni e si respira l’aria della pioggia, anche se in realtà il temporale non è ancora arrivato sopra le nostre teste!
Questa delicata fase della pre-adolsescenza, pre-annuncia quel momento burrascoso e pieno di toni accesi che tutti noi abbiamo passato nell’adolescenza, ed è una fase molto importante per noi educatori perché ci dà la possibilità di prepararci in modo da non essere “sprovvisti d’ombrello” quando inizierà a piovere!
BIOGRAFIA PERSONALE
Uno dei modi per comprendere cosa sta vivendo un dodicenne è quello di fare un lavoro di osservazione e riflessione della propria biografia personale, ripescando dalla memoria quei lontani ricordi e quelle sensazioni vissute quando ognuno di noi è stato un ragazzo di dodici anni.
In prima media come vedevo e percepivo il mondo?
Come mi sentivo? Mi sentivo forte o debole? Introverso o spavaldo? Oppure un giorno mi sentivo in un modo e il giorno dopo in un altro ancora?
Come mi relazionavo con i miei compagni?
Cosa veramente mi interessava ed assorbiva la mia attenzione?
Cosa mi annoiava e non riuscivo a sopportare?
I professori delle medie erano come la maestra delle elementari o li vedevo in modo completamente diverso?
Che rapporto avevo con i miei professori? E con i miei genitori?
In questa età iniziavo timidamente ad avere una simpatia per quel ragazzo o per quella ragazza che mi piaceva tanto e mi faceva battere forte il cuore?
Riuscivo ad esprimere i miei sentimenti a parole, oppure mi tenevo tutto dentro? Mi confidavo ancora con i miei genitori?
Mi sentivo compreso dagli adulti?
Dentro di me c’era quiete o c’era un gran movimento interiore?
Cosa stava succedendo al mio corpo?
Come vivevo questi cambiamenti fisici?
Prima di uscire di casa mi guardavo allo specchio oppure questo aspetto non era così importante?
Una pettinatura valeva l’altra oppure facevo molta attenzione a come mi pettinavo e a come mi vestivo, soprattutto in certe occasioni speciali?
Questi sono solo alcuni spunti di riflessione ma servono per ricordare come noi abbiamo vissuto questi momenti particolari di cambiamento, in cui “qualcosa di nuovo” si stava muovendo in noi e ci portava ad essere in un modo completamente diverso rispetto al passato: nuove curiosità, nuovi stimoli, nuovi interessi, nuove attrazioni e soprattutto un nuovo modo di vedere noi stessi e gli altri.
Invito caldamente tutti i genitori e gli insegnanti a dedicare almeno un’ora a questo lavoro personale, andando a ripescare dal “baule della propria interiorità” quei ricordi, esperienze, sensazioni, stati d’animo e fatti che si sono impressi nel fondo dell’anima quando noi eravamo dodicenni.
Questo lavoro sulla propria biografia ci avvicinerà molto ai ragazzi e ci aiuterà a provare un sentimento diverso nei loro confronti, molto più consapevole e comprensivo: ricordando ciò che noi abbiamo vissuto, potremo comprendere meglio quello che loro stanno vivendo!
BIOGRAFIA DELL’UMANITÀ
Un altro modo per comprendere l’atmosfera interiore di un dodicenne è quello di osservare e studiare la biografia dell’umanità, cioè la storia dei popoli che hanno vissuto prima di noi.
L’ontogenesi ripercorre la filogenesi cioè, detta in altre parole, il singolo individuo ripercorre nella propria vita personale le stesse fasi evolutive che l’umanità intera ha percorso nelle varie epoche di cultura del passato.
La storia quindi non è un disorganizzato e caotico groviglio di date e fatti ma, in quest’ottica veramente affascinante, appare come la vera e documentata biografia dell’umanità, cioè la fotografia dei passi in avanti fatti dal genere umano nel corso dei secoli.
Le civiltà del passato (Egizi, Caldei, Sumeri, Babilonesi, Greci ecc…) davano molta importanza alla religione, proprio come fa un bambino piccolo che vede Dio in tutte le cose e sente la divinità vicino a sé. Poi, con il passare del tempo, l’uomo si è sempre più staccato da questa “Unità con il Tutto” interessandosi sempre di più alla materia e alle faccende terrene. In questo modo ha sviluppato in se stesso delle capacità individuali (pensiero) perdendo però il contatto con il mondo spirituale, tanto da metterne perfino in discussione l’esistenza.
Questo ci fa comprendere che l’Essere Umano è in cammino, che i concetti sono in cammino e che l’uomo, nel corso della storia, ha cambiato spesso il punto di vista da cui guardava e percepiva il mondo.
ROMA: SPECCHIO DELL’ANIMA DI UN DODICENNE
Per comprendere come vede il mondo un dodicenne e quali passi evolutivi stia compiendo interiormente, bisogna osservare come vedeva il mondo un antico romano del passato. Cercheremo quindi di mettere a confronto la fase evolutiva del singolo bambino con lo sviluppo storico della civiltà greco romana.
Il tema portante della storia di quinta classe è stata l’antica Grecia: i bambini hanno partecipato alle olimpiadi indossando le tuniche cucite da loro stessi, hanno scritto, disegnato, realizzato uno scudo, una lancia ed un giorno hanno perfino mangiato come dei Greci antichi, entrando così in profondità nell’anima di questo popolo del passato. Forse non si ricorderanno in quale anno c’è stata la battaglia delle Termopili ma di certo, dentro di loro, rimarrà l’esperienza di come viveva, pensava e vedeva il mondo un greco antico. E… rifacendoci ad una celebre citazione di Albert Einstein si potrebbe dire: “Imparare è un’esperienza, il resto è informazione”.
Un greco antico sentiva gli dei vicini a sé, tanto da costruire dei templi che fossero delle vere e proprie case dove la divinità potesse dimorare. I Greci inventarono la filosofia, la politica, il teatro e in ogni campo dell’arte e delle scienze eccelsero, tanto da essere dei veri modelli per i popoli vicini: sembrava veramente che fossero “portati da Qualcosa di Superiore”.
I Greci erano leggeri ed armoniosi: nei giochi, nel movimento e nelle arti cercavano sempre l’armonia e la bellezza, si sentivano vicini agli dei che percepivano in modo vivo e tangibile.
Così erano pure i bambini in quinta classe: belli, rotondi, ancora leggiadri, amanti del bello e affascinati dalle storie e dai racconti, tanto da ascoltarli ancora a bocca aperta.
I bambini intorno ai 10 – 11 anni sono “semplicemente belli”, sembrano delle statue greche e nelle proporzioni non sono né troppo lunghi, né troppo magri ma assolutamente ben proporzionati! Come erano invece i Romani antichi? Cosa avevano di diverso dai Greci? Erano poeti, filosofi, pensatori oppure erano uomini di mondo, pratici e concreti?
I Romani si sentivano profondamente diversi dai Greci: erano in grado di capire cosa c’era di bello e di utile in quella civiltà anche se, in realtà, non la comprendevano fino in fondo!
Da pratici e concreti uomini di mondo quali erano ne importarono le divinità, le opere d’arte e molte altre cose; giusto per non far la figura di chi copia il compito dal compagno più bravo, cambiarono il nome delle divinità: Zeus diventò Giove, Era divenne Giunone, Ermes si tramutò in Mercurio e via così.
Da qui si capisce che Roma, a differenza della Grecia, non ebbe mai una civiltà basata sulle “antiche scuole misteriche” e dovette crearsela con le proprie forze umane!
In Grecia gli dei parlavano agli uomini (c’era ancora una corrente umana che si poteva far risalire ad Atlantide e ai misteri dell’antico Egitto), i Romani invece si sentivano isolati e staccati dalla divinità e dal mondo degli dei.
La leggerezza della poesia e dell’arte greca, a Roma diventarono pesanti come il marmo! I Romani infatti erano interessati al marmo; costruirono città, acquedotti, bagni pubblici e strade rivolgendo lo sguardo non tanto al cielo (mondo degli dei), ma soprattutto alla terra (mondo degli uomini).
Il romano antico era veramente un “cittadino della Terra” tanto che Romolo, quando scavò con l’aratro il perimetro della città per farne le mura di recinzione, tracciò per terra un solco quadrato (simbolo della Terra) e non un cerchio (simbolo della spiritualità dei cieli) a modello delle polis greche.
Da questa veloce caratterizzazione delle due civiltà si vede nettamente il cambiamento di prospettiva del dodicesimo anno: i ragazzi adesso sono interessati “alle cose di questo mondo” e non ascoltano più con interesse le storie degli dei e della mitologia. Sono interessati alla vita reale e documentata delle persone che hanno lasciato un’impronta nella storia come Cesare, Gesù, Ottaviano, Marcantonio, Cleopatra ecc…
Con grandissima curiosità iniziano a rivolgere la loro attenzione al mondo che li circonda distaccandosi sempre più dalla sfera ancestrale che li ha sostenuti fino ad ora!
Questo momento biografico è molto delicato perché i ragazzi di dodici anni, non essendo più sostenuti dalle forze di levità, iniziano gradualmente a sprofondare in una pesantezza animica che li porterà ad incarnarsi maggiormente nel proprio corpo. Lo si vede alla mattina quando, dopo il saluto del buon giorno, si devono alzare dalle sedie per mettersi in piedi ed iniziare la recitazione, il canto e le varie attività del giorno. L’anno scorso erano leggiadri ed in un lampo si alzavano in piedi senza protestare; quest’anno invece sembra che debbano sollevare un peso enorme per conquistare la verticalità (nella pre-adolescenza si vede in germe, quello che sarà molto più evidente poi negli anni successivi: la sesta classe è ancora una fase di passaggio).
D’ora in poi, ogni cosa se la dovranno conquistare con le proprie forze personali! I Romani sono stati dei grandi condottieri e conquistatori: tutto quello che hanno fatto e prodotto non è stato dono degli dei ma conquista umana! Un comandante romano era forte e sicuro di sé, consapevole che con la propria azione stava portando un contributo non solo a se stesso ma anche a tutto lo Stato.
RIFLESSIONI IN FAMIGLIA
I genitori fanno moltissimo per i propri figli: pagano le rette, fanno più chilometri di un rappresentante, vengono alle riunioni ecc… cosa fanno invece i figli per i genitori? In fondo la famiglia non è come un piccolo Stato romano?
In questa società moderna è sempre tutto dovuto, oppure le cose si devono anche guadagnare? Che contributo sta dando vostro figlio/a in famiglia?
In questa età si insinua nel preadolescente una tendenza al lassismo e alla pigrizia: i ragazzi stanno entrando progressivamente nella pesantezza della materia diventando, a volte, dei veri e propri egoisti e materialisti, attaccati ai soldi, al profitto e all’interesse personale.
Vi chiederete quindi, cosa si debba fare per invertire questa tendenza ad affondare sempre più nel peso della materialità?
Cosa è successo di incredibilmente importante durante il regno dell’imperatore Cesare Ottaviano Augusto? I fatti della storia cosa ci dicono?
CESARE OTTAVIANO AUGUSTO E GESÚ DI NAZARETH
Ad un certo punto, quando Roma era al massimo della sua espansione in uno sfarzo eccentrico e sfrenato (sintomo di una mentalità materialistica dilagante) in una lontana provincia dell’impero, in Palestina, si incarnò l’elevata entità del Cristo.
La vita e le opere di Gesù di Nazareth cambiarono il corso del tempo: fu un cambio di direzione talmente straordinario che da quell’evento in poi la linea del tempo si divise in due parti (avanti Cristo e dopo Cristo).
Circa duemila anni fa vissero contemporaneamente nel pianeta due personalità assolutamente eccezionali: l’imperatore Cesare Ottaviano Augusto ( il primo imperatore a farsi venerare come un dio e massima espressione del potere umano su questo mondo) e Gesù Cristo (massima espressione del potere spirituale). In modo artistico si potrebbe riassumere questo cruciale momento storico dicendo: “Più la luce è forte, più le ombre sono forti”.
Cosa è richiesto quindi a noi maestri e genitori?
Ci è chiesto di fare un percorso di crescita personale e di autoeducazione, diventando maggiormente coscienti di noi stessi ed aumentando così la nostra luce interiore nei momenti bui della pre-adolescenza e dell’adolescenza.
I ragazzi stanno entrando nella pesantezza della materia ed è indispensabile che facciano questa esperienza: noi non possiamo bloccarla, né tanto meno evitarla; dobbiamo invece fare la nostra parte ed assolvere, nel migliore dei modi, il nostro compito di educatori.
Se loro stanno diventando dei sani egoisti perché stanno costruendo la propria personalità, a noi è chiesto di mettere a servizio la nostra personalità già costruita diventando dei sani altruisti, cioè persone che non pensano solo a se stessi e alla propria famiglia ma anche agli altri.
Ai ragazzi è chiesto di essere maggiormente responsabili nei compiti e nello studio, mentre agli insegnanti e ai genitori è chiesto di essere più responsabili all’interno della propria comunità, non guardando solo il proprio figlio e la propria classe ma interessandosi pure alle problematiche ed esigenze dell’intera scuola.
La scuola è destinata a morire spiritualmente e materialmente se i genitori e gli insegnanti non portano il loro contributo attivo, vivo e consapevole all’interno della comunità scolastica.
Vedete quindi che la crescita dei figli dipende anche dal nostro sforzo ed interesse interiore: se evolviamo noi, di riflesso, evolvono pure loro innescando così un principio evolutivo anche nell’intera comunità!
Ed ora termino questa lunga lettera di riflessioni sulla pre-adolescenza dicendo che l’Antroposofia (portata come impulso all’umanità da Rudolf Steiner) mette al centro, di tutta la propria visione scientifico spirituale, la figura del Cristo e si pone come un PONTE tra la visione materialistica e la visione spirituale dell’esistenza.
Auguro a tutti di “costruire interiormente questo ponte” in modo da collegare l’alto al basso, il dentro al fuori, l’esteriorità all’interiorità perché solo in questo modo ci potrà essere un reale lavoro di autoeducazione che trasformi l’essere umano in profondità divenendo germe di rinnovamento sia individuale che sociale.
Buona ricerca a tutti…