Protezione e cura del bambino piccolo

di Claudia Scala

Il nostro impegno a portare nel mondo una pedagogia fondata sulla scienza dello spirito, nasce dalla necessità di dare una risposta educativa nuova ai problemi dell’umanità d’oggi. Guardando al mondo intorno a noi possiamo scorgere ovunque il prevalere di istinti egoistici che si manifestano soprattutto in due forme: da una parte nella smisurata importanza che si dà al profitto economico, nel nome del quale tutto è concesso, dall’altra al crescente dilagare dell’aggressività che si esplica in forme diverse ( in seno agli ambiti familiari, nei giuochi infantili, nelle guerre vere e proprie). Limitare dall’esterno il dilagare di questi impulsi diviene sempre più inadeguato e spesso l’intervento stesso diviene violento e non riesce a ristabilire l’equilibrio desiderato. Accanto a questo quadro piuttosto grigio vediamo degli uomini luminosi, pieni di buona volontà, che pur essendo in minoranza, riescono a muovere le montagne.
Possiamo dedurre che siamo in un’epoca in cui l’unico imperativo che ha valore proviene da un libero impulso interiore.
L’impegno della pedagogia steineriana è proprio quello di mettere al centro del processo educativo lo sviluppo del mondo interiore del bambino, avendo come meta la formazione di individui in grado di autodeterminare la propria esistenza, non seguendo gli istinti egoistici, ma tendendo al bene comune.
I primi anni di vita sono fondamentali: è qui che si pongono le basi perché gli individui abbiano un centro sano dentro di sé, dal quale far scaturire le proprie azioni, senza essere in balia delle situazioni esterne.
La conoscenza dell’uomo, secondo la scienza dello spirito, sta alla base dei nostri interventi educativi.
Il presupposto di un’esistenza prenatale ci fa vedere il bambino come il risultato di due correnti: una proveniente dal mondo spirituale rappresenta la parte più individuale che porta con sè il progetto ed il compito per la futura esistenza del bambino, l’altra ereditaria legata ai genitori e ciò che essi, ed i loro predecessori, hanno costruito sulla terra.
L’educazione nei primi sette anni del bambino è più che mai un percorso in equilibrio, fra ciò che il bambino porta dal suo passato trascorso nel mondo spirituale e ciò che dovrà realizzare nel suo futuro d’uomo adulto, impegnato nel mondo.
Compito dell’educatore è di portare quanto più inalterato possibile il contenuto della singola individualità verso il futuro, dando gli strumenti affinché quel contenuto ideale possa realizzarsi concretamente qui nel nostro mondo.
Inizialmente, quindi, si tratta di proteggere il bambino dal mondo esterno fintanto che egli non acquisisca gli strumenti per dominarlo anziché esserne sopraffatto.
Il bambino piccolo non è ancora libero di autodeterminarsi: egli è completamente in balia del mondo esterno. L’adulto che lo accompagna deve assumersi la responsabilità di presentargli un ambiente che sia consono alle sue facoltà, offrendogli solo ciò che egli possa digerire.
Un bambino dipende dall’adulto e dall’ambiente che lo circonda per lungo tempo, mentre un cucciolo d’animale si emancipa molto velocemente, per rimanere poi uguale per tutta la vita; il bambino deve conquistarsi con fatica ogni progresso, ne è partecipe.
Il cucciolo di animale si muove autonomamente dopo pochi minuti dalla sua nascita e può presto rincorrere la sua mamma, mentre un bambino impiega un anno e mezzo, ma alla fine egli ha conquistato la verticalità, la capacità di separarsi dalla terra e stare in piedi da sé fra cielo e terra, con la possibilità di guardare nel volto un altro individuo, con le mani libere per occuparsi di sé e degli altri. L’incontro fra le due correnti è avvenuto ed ha permesso questa conquista.

Per tutto questo periodo e per altri anni ancora egli si è affidato al mondo adulto. La fiducia è una forza di cui il bambino è provvisto quando arriva sulla terra. Compito dell’adulto è di non tradirla, ma di alimentarla proponendo al bambino un ambiente adeguato. Parlando d’ambiente, ci riferiamo non solo alla cura dello spazio fisico ed alla scansione temporale, ma anche all’ambiente animico del bambino, influenzato da pensieri, sentimenti ed intenzioni degli adulti che lo circondano.
Partiamo dallo spazio; quanto più lo spazio in cui vive il bambino sarà semplice e poco artefatto, e tanto più egli si sentirà semplice ed inalterato, tanto più si sentirà sicuro e capace di mettere in relazione oggetti ed avvenimenti. Lo sviluppo del mondo interiore è alimentato non dalla quantità di stimoli esterni, ma dalla possibilità di mettere in relazione stimoli diversi.
Porteremo il bambino ad avere una buona percezione del colore, presentandogli delle sfumature dello stesso colore, più che tanti diversi colori delimitati. Egli imparerà a percepire la differenza sottile. Lo stesso si può dire per il gusto: far provare al bambino piccolo tanti sapori forti non aiuta la sensibilità del palato, anzi lo addormenta alle piccole variazioni.
Per la stessa ragione, l’udito del bambino va protetto da suoni invadenti, e per quanto possibile, l’ascolto va limitato alla voce umana, portatrice di una qualità diversa rispetto ai suoni riprodotti. Una ninna nanna cantata porta un calore diverso rispetto ad una musica registrata. Metteremo così le basi per un ascolto diverso anche sul piano delle relazioni umane. Nella scelta degli oggetti da avvicinare ai bambini non va trascurata la loro qualità tattile: quest’attenzione aiuterà il futuro adulto ad avere tatto! I materiali naturali rispetto a quelli artificiali hanno trascorso una vita e come il bambino sono intessuti di un passato invisibile ai sensi comuni. Tutto ciò che il bambino sperimenta nel mondo dei sensi, sarà metamorfosato nel futuro adulto in facoltà animiche. Ogni esperienza nel bambino piccolo è un germe che darà i suoi frutti nell’individuo adulto. Non educhiamo i bambini affinché ci diano delle soddisfazioni oggi, ma con lo sguardo rivolto all’uomo in divenire. E ciò che più interessa è lo sviluppo di qualità interiori.
Tornando al tempo, possiamo considerare che egli lo percepisce nel ritmo. Non possiamo immaginare la vita senza il ritmo; lo troviamo fin dalla nascita nel cuore, nel respiro e l’alternarsi di concentrazione ed espansione dovrebbe essere riportato in tutte le attività del bambino. Uno dei ritmi più importanti è quello dell’alternarsi del sonno e della veglia, che non dovrebbe essere lasciato al caso, ma custodito dalla presenza dell’adulto. Il bambino vive nel presente: avere la giornata scandita in tempi sempre uguali lo aiuta a mettere in relazione il prima e il dopo, ed anche in questo caso la sensazione di sicurezza e quindi di fiducia aumenta. Tutte le considerazioni fatte fino ad ora su spazio e tempo, evidenziano il ruolo fondamentale che ha oggi l’adulto vicino al bambino. Un tempo l’ambiente circostante aiutava la crescita naturale del bambino e l’innato buon senso tramandato da generazioni era sufficiente a dare una direzione educativa. Oggi è necessario essere coscienti di ciò che è il bambino e riconoscere le sue esigenze, l’educazione non può essere spontanea, ma richiede da parte dell’adulto un continuo sforzo di volontà ed una presa di responsabilità totale. Nei primi anni di vita l’adulto deve proteggere il bambino dall’eccesso di stimoli del mondo esterno, se vuole salvaguardare quel nucleo pieno di saggezza e di forze, che provengono dal mondo spirituale.
Ciò che inizialmente appare all’individuo adulto come un sacrificio si manifesta nel corso degli anni come una fonte di forza di rinnovamento. Questa disposizione ad agire in favore di un altro è una parte del lavoro di autoeducazione dell’adulto che vive accanto ai bambini, quando poi come adulti comprendiamo che il nostro mondo animico, fa parte dell’ambiente che offriamo ai bambini, il lavoro interiore di presa di coscienza dei nostri pensieri, sentimenti ed azioni diviene immenso, ed il bambino si nutre del nostro sforzo di migliorare.

Ciò che è stato detto finora è il presupposto di ciò che avviene in un asilo steineriano, Lo spazio fisico è caratterizzato da un’attenzione ai colori, e i giochi sono in prevalenza in materiali naturali e non hanno una connotazione precisa. È il bambino che quotidianamente determina la funzione dell’oggetto in base alle esigenze del gioco. La giornata è scandita da ritmi sempre uguali, dove momenti di concentrazione e calma si alternano all’espansione, a volte accompagnati da “caos”. Il ritmo è come l’ordito del telaio in cui s’intessono attività di sempre diversi colori. Quotidianamente c’è un tempo per il gioco libero al cui centro sta la relazione con l’altro più che l’oggetto usato. Nel gioco il bambino può autodeterminarsi è il momento in cui è veramente “libero”, qui l’adulto deve potersi fare trasparente, ed essere presente e sveglio pur senza interferire. Gli oggetti a disposizione, teli ,cavalletti, legni, tavoli , sedie ecc. vengono usati ogni giorno in maniera nuova. A questa espansione seguono momenti di maggiore concentrazione dove l’adulto assume un ruolo più attivo, raccontando una fiaba ( sempre la stessa per una settimana o più), offrendo una piccola merenda o proponendo un’attività ( pittura, tessitura, cucito, manipolazione della cera, disegno, un girotondo). Il momento di concentrazione normalmente non supera i 20 minuti. Il canto è il sottofondo della vita d’asilo, legato spesso ai momenti di cambiamento da un’attività all’altra, ai girotondi o alle festività dell’anno. Parte dell’ambiente asilo è la figura della maestra che dà una forte connotazione al gruppo, ma si trasforma con il cambiare del gruppo. In ogni asilo c’è una maestra diversa, ma ciò che caratterizza ognuna di loro è un continuo lavoro su di sé ed una grande disponibilità al cambiamento pur operando sempre nello stesso ambiente e all’interno dello stesso ritmo. Il gruppo di bambini è di età diverse, comprese fra i tre ed i sette anni. Ciò favorisce relazioni sempre nuove. Il bambino che nei primi anni viene aiutato e stimolato dai più grandi, avrà in seguito un ruolo più attivo ed aiuterà i compagni dimostrando di essere pronto per il passaggio alla scuola.