L’euritmia nel primo settennio

di Raffaella Console

dal “Bollettino” della scuola di Palermo

L’Euritmia viene definita da Rudolf Steiner “arte espressionista” perché in grado di esprimere , attraverso il movimento, l’animico e lo spirituale vivente in ogni lingua e suono, in ogni tempo o epoca e in quanto “parola e canto visibile” adatta ad essere compresa da chiunque, a prescindere dall’idioma.

I movimenti compiuti dalla laringe nel pronunciare la parola, vengono resi visibili attraverso i movimenti dell’intera figura dell’uomo ed il contenuto del linguaggio o della musica, percepito interiormente, si trasformano in espressione vocalica o sonora in gesto euritmico.

Nell’euritmia musicale osserviamo le leggi musicali rispecchiarsi nella figura umana e nei suoi movimenti. Nello spazio vengono create forme che corrispondono a leggi musicali come altezza del suono, ritmo, armonia e tonalità.

Le coreografie e i gesti eseguiti dagli euritmisti rispecchiano nel mondo visibile le leggi e i rapporti dei diversi toni tra loro, tra le diverse parti di un brano musicale, così come i rapporti tra i diversi strumenti.

Perché nella scuola Waldorf si insegna l’euritmia?

Perché i bambini imparino a muovere non soltanto il loro corpo fisico, ma anche ciò che viene dall’interno, cioè l’espressione dell’anima.

Oggi sempre più l’uomo, che vive in condizioni di indurimento dell’anima a causa del forte materialismo nel mondo, ha bisogno di armonizzarsi ed esercitare il movimento dell’anima interiore.

L’euritmia vuole esprimere l’essenza del linguaggio poetico e musicale, che attraverso quest’arte diventa visibile. Ogni lettera dell’alfabeto e ogni legge musicale ha un gesto particolare e questi gesti racchiudono in sé delle qualità dell’anima. Nell’euritmia pedagogica, tenendo presente i diversi periodi di sviluppo naturale del bambino, come la seconda dentizione o la pubertà, si modifica nell’applicazione dei suoi esercizi.

Dai tre ai sette anni, il primo periodo in cui si insegna euritmia, essa si inserisce in ciò che riempe l’intera vita del bambino piccolo: il gioco.

Tutti i movimenti euritmici assumono l’aspetto del gioco: sono accompagnati da piccole fiabe, racconti brevi, poesie che contengono delle belle immagini sulla verità delle cose.

L’euritmista, con cura, recita ed esegue questi movimenti con i bambini facendo attenzione a scandire bene il ritmo, gioioso e musicale.

Per far sviluppare la forza di volontà, si fanno fare passi pesanti, e si dà l’immagine del “capretto che pesta, che pesta”.

Con passi leggeri e le braccia in alto, correndo, si dice “ora vola l’uccellino” e si fa respirare l’aria, la luce.

Oppure, nel racconto a un certo punto si dice “piove, piove”, e si fanno tamburellare le dita e poi “grandina, grandina”, si tamburellano le nocche, poi “tuona, tuona” tamburellano i pugni.

Col gioco del “topolino” che corre, gli si fa descrivere la forma del cerchio o della lemniscata.

Descrivere inconsapevolmente forme spaziali mantenendole vive con l’ausilio delle immagini, infonde nel bambino, senza nessuno sforzo da parte sua, il senso di orientamento fra gli oggetti che lo circondano e l’amore per l’ordine.