Epoca di fisica: fasi di apprendimento dalla creazione dell’immagine alla comprensione del fenomeno tramite le forze del pensiero logico e intuitivo

Gli alunni dell’ottava classe delle scuole di Cittadella, Trento e Montecchio Precalcino, dal 25 al 31 marzo 2007, hanno partecipato ad una uscita pedagogica nei pressi della riserva naturale del lago di Penne, in provincia di Pescara.

Il gruppo era formato da ben quarantuno allievi, sei insegnanti e Alessandro Galli nel ruolo di supervisore e coordinatore del progetto.

All’interno di questa bellissima oasi del WWF i ragazzi hanno potuto vivere un’esperienza socialmente edificante, trascorrendo alcuni giorni a stretto contatto con la natura e svolgendo attività didattico scientifiche, sportive, artistiche ed artigianali.

Per comprendere meglio quanto in profondità questa esperienza abbia toccato i cuori sia dei ragazzi che degli insegnanti, voglio raccontarvi l’inizio e la fine di questa entusiasmante avventura.

Domenica mattina, prima che il pullman arrivasse con i ragazzi della scuola di Trento, gli alunni di Cittadella facevano gruppo compatto in un lato del piazzale e dall’altro lato erano schierati i ragazzi di Montecchio.

Sembrava che un muro invisibile dividesse in due il piazzale e che nessuno potesse varcare quella soglia nefasta, intrisa di imbarazzo e di timidezza. I genitori ogni tanto lanciavano uno sguardo ai due gruppi di ragazzi che si studiavano da lontano, mantenendo sempre la solita “distanza di sicurezza”.

Appena arrivò il pullman, quella tensione che si percepiva nell’aria, improvvisamente si sciolse e nel gran via vai generale, in mezzo a una montagna di valigie, i tre gruppi iniziarono a mischiarsi e a scambiarsi qualche timido saluto.

L’uscita didattica all’oasi di Penne durò una settimana e il sabato successivo i genitori si trovarono nuovamente nel piazzale della scuola, curiosi e ansiosi di sapere come fosse andata questa nuova esperienza. Rimasero tutti a bocca aperta!

Per circa venti minuti i ragazzi continuarono ad abbracciarsi e a piangere fiumi di lacrime. C’era chi rideva e scherzava con i nuovi amici e chi piangeva disperato dal dolore di doverli lasciare. La rottura del virgulto di amicizia, nato e sbocciato in pochi giorni, era come una lacerazione nell’anima e gli abbracci sembravano essere l’unico balsamo che potesse lenire la ferita.

Ma cosa è successo in questi giorni? – mi chiedevano sorpresi i genitori e io stesso facevo fatica a sintetizzare in poche parole tutti i ricordi e le esperienze vissute in quella settimana così speciale.

Tutti i ragazzi si scambiarono i numeri di telefono e gli indirizzi e c’era già qualcuno che progettava di incontrarsi durante le vacanze estive. (Nei mesi successivi e per tutta l’estate diversi ragazzi delle tre scuole continuarono a incontrarsi con regolarità in varie città e luoghi di villeggiatura).

In una riunione di classe parlai ancora dell’uscita didattica appena conclusa e i genitori dimostrano grande interesse e viva partecipazione. Allo stesso modo, cercherò ora di riassumere in poche righe i momenti più significativi di questa esperienza.

Furono sette giorni molti intensi in cui lavoro scientifico, attività sportive, artistiche, manuali e naturalistiche si alternarono a momenti di gioco e divertimento. L’ultima sera, ad esempio, i ragazzi organizzarono una indimenticabile festa dal titolo “ serata discoteca ” in cui poterono ballare e divertirsi in modo sano e genuino. Noi insegnanti ballammo con loro e facemmo i Dj e i tecnici luci in consolle.

Devo ammettere che era dall’età delle superiori che non mi divertivo così tanto!!!

La notte per i ragazzi era considerata un momento sacro, erano ore preziose per scambiarsi delle confidenze e conoscere meglio se stessi e i propri compagni di camera. Le ore di sonno quindi furono drasticamente ridotte al minimo!

Ogni mattina però, maestra Ivonia, con il suo smagliante sorriso, stringeva la mano ad ogni ragazzo e lo salutava prima di farlo entrare in aula di fisica. Quando ognuno di loro varcava quella soglia, percepiva di entrare in uno spazio che non era più dedicato al gioco, ma agli esperimenti e alla conoscenza.

Il gruppo si disponeva in cerchio e dopo aver acceso la candela e pronunciato il versetto di apertura, si continuava con un canto a più voci e la recitazione corale della celebre poesia di D’Annunzio “La sera fiesolana”. Nelle settimane precedenti ogni classe aveva già esercitato la poesia e adesso era bello sentire la coralità di un gruppo così numeroso.

Subito dopo maestra Ivonia iniziava l’epoca di fisica che concludeva verso le dieci leggendo degli epistolari o delle parti di biografie di uomini di scienza attinenti con gli esperimenti di fisica previsti nella settimana. Durante queste due ore gli altri insegnanti cercavano di osservare in modo obiettivo il lavoro didattico svolto, ponendo particolare attenzione alla singole fasi della lezione.

Dopo l’epoca iniziavano le altre attività sportive, manuali, artistiche e naturalistiche. I ragazzi delle tre scuole formavano dei gruppetti misti affidati sempre allo stesso insegnante che li accompagnava nelle varie attività: arrampicata, laboratorio di telaio e ceramica, conoscenza delle energie rinnovabili, orienteering, visite naturalistiche all’oasi della lontra ecc…

Nel pomeriggio, al termine delle attività svolte in gruppi, era previsto un ritorno in classe per sistemare il proprio quaderno d’epoca e completare la preparazione della relazione giornaliera.

Poi i ragazzi si preparavano per la cena. Alcune serate erano dedicate alla proiezione di filmati naturalistici oppure lasciate libere, mantenendo però il consueto ritrovo serale in cui veniva letto un racconto prima di andare a letto.

Per noi insegnanti era importante riunirci ogni pomeriggio assieme ad Alessandro Galli e fare una retrospettiva generale del lavoro svolto. Al termine della settimana il gruppo scrisse un documento sulla metodologia dell’apprendimento nell’epoca di fisica, che riporto di seguito come frutto di un lavoro di equipe.

Spero che questi spunti pedagogici non vengano presi come un “ricettario già pronto”, ma siano invece elementi di stimolo e riflessione individuale e collegiale.

Un ringraziamento speciale va a tutti i ragazzi e insegnanti coinvolti nel progetto e agli amici del CEA Bellini di Penne che ci hanno accolto con grande disponibilità e spirito di adattamento.

con affetto… Luca Gastaldello

EPOCA DI FISICA: PRIMO GIORNO

Schema di massima delle varie fasi di una lezione di fisica, elaborato dagli insegnanti delle classi ottava, con Ivonia Felicetti e la supervisione di Alessandro Galli.

BREVE PARTE RITMICA: non più di quindici, venti minuti.

ESPERIMENTO: l’insegnante porta in classe il carrello dove sono sistemati con cura tutti gli strumenti che servono per l’esperienza del giorno. Presenta l’esperimento senza premesse teoriche. I ragazzi in questa fase non prendono appunti, ma seguono con attenzione tutto il processo. Al termine dell’esperimento il carrello viene nuovamente allontanato.

RIASSUNTO E PRESENTAZIONE DELL’IMMAGINE: l’insegnante riassume le fasi principali di ciò che è avvenuto pochi minuti prima e i ragazzi in questo momento prendono appunti. Descrive con cura e ricchezza di aggettivi lo svolgimento dell’esperimento appena svolto, elencando il nome delle singole parti tecniche e mettendo in luce alcuni punti fondamentali. E’ molto importante che il maestro riassuma in un’immagine o in poche parole l’elemento essenziale di quell’esperimento.

DISEGNO E DESCRIZIONE: in un foglio di brutta copia i ragazzi iniziano a fare lo schizzo dell’esperimento appena visto e scrivono un testo descrittivo, attinente alla realtà colta dai loro sensi e appena riassunta dall’insegnante con ricchezza di particolari. Questo lavoro di disegno e scrittura può avere la durata di circa venti minuti.

RACCONTO: gli ultimi dieci minuti dell’epoca l’insegnante legge una biografia o un racconto, collegato con quello che i ragazzi hanno sperimentato in quella mattina, o attinente al contenuto dell’epoca stessa.

COMPITI PER CASA: nel pomeriggio gli alunni completano, nel foglio di brutta copia, la descrizione e i disegni iniziati a scuola.

LA NOTTE

Durante la notte le immagini del giorno vengono portate nel mondo spirituale. E’ molto importante che i ragazzi durante la giornata si attivino interiormente ed elaborino personalmente il contenuto della lezione, in modo da portare nel sonno delle immagini vive. Il frutto di quanto avviene nella notte saranno le domande, le intuizioni, le osservazioni che i ragazzi porteranno in classe il giorno seguente.

EPOCA DI FISICA: SECONDO GIORNO

BREVE PARTE RITMICA: come il giorno precedente, magari aggiungendo una piccola variante.

DISEGNO ALLA LAVAGNA: l’insegnante apre la lavagna e mostra il disegno dell’esperimento svolto il giorno precedente.

Avendo a disposizione una lavagna a libro si può gestire lo spazio del disegno e quello della disposizione dati con maggiore ordine e funzionalità.

La parte centrale della lavagna rappresenta il PRESENTE e quindi si utilizza per il disegno dell’esperimento, la parte destra rappresenta il FUTURO e quindi vengono segnate le nuove osservazioni e intuizioni che i ragazzi portano durante la discussione della mattina. La parte sinistra della lavagna invece rappresenta il PASSATO e quindi riporta le conclusioni degli esperimenti svolti nei giorni precedenti, in modo da ricordare il percorso di ricerca vissuto fino a quel momento. In questa parte della lavagna si possono disegnare anche delle piccole vignette riassuntive che ricordino visivamente gli esperimenti di tutta la settimana.

AUTO-CORREZIONE: alcuni ragazzi leggono la propria relazione e i compagni, facendo tesoro delle indicazioni aggiunte dall’insegnante, migliorano e auto-correggono il proprio testo. Vedendo il disegno alla lavagna realizzato dall’insegnante con cura e dovizia di particolari, i ragazzi migliorano e integrano anche il proprio disegno nel foglio di brutta copia.

DISCUSSIONE: se il giorno prima si è attivato in modo sano il processo di apprendimento dando le giuste immagini, i ragazzi dovrebbero ora, stimolati dalle domande e indicazioni dell’insegnante, giungere a una IMMAGINE PERSONALE del fenomeno. L’insegnante pone alcune domande agli allievi solleticando la curiosità e la viva partecipazione non solo di coloro che alzano spontaneamente la mano, ma anche di quelli che tendono ad essere solitamente passivi. Mettendo insieme le osservazioni provenienti dai vari interventi, ci si avvicina sempre di più alla legge fisica universale che sta alla base del fenomeno osservato il giorno precedente. Ad un certo punto, anche se uno dei ragazzi più intuitivi arriva a scoprire la legge, l’insegnante non la scrive subito alla lavagna dandola per acquisita, ma stimola ancora la discussione in modo che molti altri alunni possano comprenderla con le proprie individuali forze di pensiero.

Questa fase della discussione può durare circa quindici, venti minuti.

DEFINIZIONE DELLA LEGGE FISICA: Solo a questo punto, dopo una lunga e attiva discussione, l’insegnante giunge alla definizione finale della legge fisica e la scrive alla lavagna. Ogni ragazzo la ricopia nel proprio foglio di brutta copia.

TITOLO DELL’ ESPERIMENTO: ora che il fenomeno è compreso e i ragazzi hanno scritto in un foglio la definizione della legge, si può dare un titolo all’esperienza fatta. I ragazzi propongono dei titoli e insieme si sceglie il più adatto.

RITIRO DEI DISEGNI E DELLE DESCRIZIONI: l’insegnante ritira le descrizioni nei fogli di brutta copia che dovrebbero già essere state auto-corrette dai ragazzi in questa prima fase della discussione.

Il maestro ritira anche lo schizzo dell’esperimento nel foglio di brutta copia e verifica se il ragazzo ha apportato qualche piccola modifica e integrazione nata dal confronto con il disegno alla lavagna.

A questo punto se l’insegnante ha un’ora libera nella mattinata può dedicarla alla correzione delle descrizioni e dei disegni in modo da consegnare il lavoro corretto prima del termine della scuola. Se questo non fosse possibile lo consegnerà il giorno seguente.

NUOVO ESPERIMENTO: l’insegnante presenta l’esperimento programmato, con le stesse modalità del giorno precedente…. vedi sopra.

RIASSUNTO E PRESENTAZIONE DELL’IMMAGINE: vedi sopra

DISEGNO E DESCRIZIONE: vedi sopra

RACCONTO: vedi sopra

COMPITI PER CASA: nel pomeriggio i ragazzi completano la descrizione del nuovo esperimento e nel caso avessero già la descrizione corretta, la ricopiano nel quaderno d’epoca facendo anche il disegno in bella dell’esperimento fatto il giorno prima.

EPOCA SI FISICA: GIORNI SUCCESSIVI

POSSIBILE ULTERIORE APPROFONDIMENTO: il terzo giorno o nei giorni seguenti si può giungere ad un maggior approfondimento del tema alla luce della reciproca relazione dei vari esperimenti svolti.

CONCLUSIONI: a conclusione dell’argomento affrontato, si scrivono nel quaderno le “considerazioni conclusive” alle quali è stato possibile giungere grazie alle osservazioni giornaliere e ad una elaborazione complessiva delle esperienze fatte. Ad esempio al termine dell’argomento di acustica, si scrivono le “ considerazioni conclusive” prima di passare al nuovo ciclo di esperimenti sull’ottica.

AL TERMINE DI OGNI SETTIMANA: è importante monitorare il quaderno d’epoca in modo da accertare se effettivamente tutti gli alunni hanno completato i disegni in bella e ricopiato le descrizioni con le relative osservazioni. Nel caso qualcuno non avesse il quaderno in ordine, verrà invitato a completarlo nel fine settimana.