Perdere le mani e l’anima

Intervista a Clifford Stoll di Thomas Stockli dalla rivista „Antroposofia“

Clifford Stoll, 53 anni, è un astrofisico e vive nella Bay Area, a Oakland presso Berkeley, San Francisco. E’ un esperto di punta nell’informatica ed uno degli inventori di Internet; già nel 1972 collaborò alla costruzione di “Arbanet”, un precursore dell’odierno Internet. Divenne noto nel 1987 quando scoperse una rete di “pirati” che passavano dati dalla Germania al KGB russo. Da tempo ha preso una posizione decisa contro il culto dei computer e l’introduzione dei computer nelle scuole. Divenne famoso per i suoi bestseller editi dal “New York Times” : L’Uovo del cuculo e Il deserto Internet. Il suo ultimo libro è“Un eretico high tech – perché i computer non sono adatti alle aule scolastiche”.

Quante più informazioni e chiacchiere, tanto meno sapere e conoscenza

Clifford Stoll, quali motivi hai per opporti, quale critico e eretico internazionalmente conosciuto, contro l’inserimento dei computer nelle scuole?

Questo è collegato alla mia immagine dell’uomo e a come io intendo lo sviluppo dell’essere umano. Io mi auguro uomini che si sviluppino da dentro e non siano determinati da fuori tramite le impressioni che, come pseudo identità, vengono mediate dal mondo Disney e dagli show televisivi.

Come vedi tu il nostro rapporto con internet?

Internet c’è solo dal 1972 e io stesso ho contribuito a svilupparlo, quindi già un’intera generazione è cresciuta con Internet. Perché dunque Internet eccita così ampie aspettative? E’ invece più importante rispondere a questioni fondamentali. Che effetto hanno i media elettronici su di noi? Sono un bene per noi? Da una parte Internet ci dà un sentimento di potenza ma quando ho “navigato” per 5 ore mi sento indebolito e capisco che ho perduto 5 ore. Invece avrei potuto incontrare amici, giocare con i miei bambini, fare una passeggiata, o frequentare un seminario. In queste 5 ore di Internet ho vissuto un periodo di tempo che non ha dato alcun nutrimento alla mia anima.

Mentre dappertutto si propaganda che Internet mette insieme la gente, io sperimento nel concreto che esso mi separa dalle persone per me più importanti, precisamente dalla mia famiglia e dai miei amici. Internet promette informazioni e dati ma mi ricorda molto più un chiacchierare superficiale. Ciò di cui ho bisogno non è ancor più informazione ma meno e con migliore qualità. Ciò che ci occorre e di cui ci dovremmo occupare è un sapere e una conoscenza autentiche. Questo ha poco a che fare con l’informazione. La conoscenza ha sempre a che fare con le idee, anzi con la saggezza, non può dunque consistere nell’assommare sempre più informazioni bensì nello svilupparci come uomini. La vita “on-line” ci opprime con il suo ritmo e con i suoi colori sgargianti. Ci porta a una cultura che vuole determinare la nostra vita con valori brutti e superficiali.

Chi può vedere o sperimentare la bellezza e un’architettura armonica, chi ha orecchio per i suoni raffinati o si rallegra per una passeggiata tra i prati fioriti sarà deluso dal mondo Internet. Questa cultura agisce anche contro il lavoro fatto con le mani e in ultima analisi anche contro la vera comprensione del mondo fisico. Invece diventiamo dipendenti dalle immagini di un mondo che qualcun altro ha creato artificialmente. Questo è un cammino astratto che può dare risposte semplici senza che si debba prendere coscienza della complessità del mondo. Internet agisce anche contro il leggere. Tramite di esso si ha accesso a migliaia di libri ma dopo al massimo 5 pagine si clicca su un’immagine o su un grafico. Nel computer infatti arriva sempre prima di tutto un grafico e poi il testo.

Che effetto ha Internet sulla generazione odierna?

La richiesta di una capacità di attenzione sta calando rapidamente in tutto il mondo. Invece di educare il nostro interesse facendoci stare attenti a dei racconti l’indirizziamo a lettere elettroniche non importanti ed a qualsiasi presentazione grafica sgargiante.

Ci sono altre persone che sono critiche su questo argomento?

Prima di tutto gli insegnanti delle classi inferiori ed i bibliotecari. I primi sono costretti a sviluppare un’opposizione tenace perché si vuole da loro che introducano i computer nelle loro classi. Ma i computer non solo sono senza valore per la formazione ma sono controproducenti. Si pensi soltanto ai bambini dell’asilo che ricevono computer invece della cassa della sabbia! Un altro gruppo che si pone criticamente sono gli esperti in computer i quali sanno benissimo che i computer non sono adatti all’educazione – quindi sono d’accordo con me – ma, dato che quello è il loro lavoro, non vogliono pronunciarsi.

Impoverire i cuori

Come vedi tu lo sviluppo futuro dei media elettronici?

Lo vedo come una moda.Non mi aspetto certo che i computer debbano sparire ma tra una o due generazioni i genitori saranno perfino disposti a pagare per avere una scuola che non abbia computer ma i giusti insegnanti per una giusta istruzione. Oggi le scuole ricche hanno buone apparecchiature computer. Tra una o due generazioni ci sarà l’educazione high-tech per i poveri mentre i ricchi vorranno procurarsi dei buoni insegnanti. Prevedo quindi un tecno-flop. In futuro si vedrà che le scuole elettroniche non funzionano. Ci si rappresenti dei bambini ai quali è rapita la loro infanzia, che forse possono trafficare con una tastiera o con un mouse ma non hanno più alcuna attività motoria, non possono esercitare alcuno sport, suonare alcuno strumento musicale e che quindi sono impoveriti nel loro cuore poiché hanno perso la loro anima e le loro mani. Non possono fare più nulla, non riescono a reggersi sulle loro forze e sulle loro gambe ma soltanto “cliccare”…. Sebbene abbiamo costruito una cultura della comunicazione diretta perderemo il contatto umano e il rapporto da cuore a cuore.

Credi che i nostri bambini più tardi, quando saranno diventati genitori rifiuteranno Internet?

Abbiamo già due generazioni che sono cresciute con la TV. Sempre più persone si aspettano emissioni con un contenuto migliore ma solo raramente si sente che l’apparecchio in se stesso sia malsano.

Ci sarà quindi una presa di coscienza più avveduta riguardo Internet?

Alcuni elementi si diffonderanno ulteriormente per esempio la E-mail che è utile per il commercio e che ora non è ancora diffusa nelle famiglie e nelle scuole. Un tempo negli USA c’era la moda di integrare nel piano di studio la scuola guida perché si pensava che poter guidare facesse parte delle esigenze vitali. Ora questo non è più offerto dalle scuole e ognuno impara a guidare privatamente. La scuola guida venne di moda, fiorì e poi di nuovo scomparve dalla scuola. Lo stesso capiterà con l’apprendere l’uso dei computer. Servirsi di un computer non è difficile ed è del tutto superfluo impararlo a scuola. A scuola si devono apprendere cose più complesse, per esempio come ci si viene incontro l’un l’altro come si può valutare un capolavoro d’arte, poi si dovrebbe imparare la storia e le lingue straniere, dunque cose che richiedono tempo. A ciò non è sufficiente un fine settimana, che è il tempo richiesto per imparare a come usare un computer. E’ semplicemente falso che noi dobbiamo portare agli scolari l’uso del computer, proprio come non insegniamo loro come utilizzare il telefono.

Che effetto ha il computer sull’insegnante?

Esso sotterra la naturale autorità del maestro e favorisce la fuga immediata dall’aula scolastica. Al posto dell’imparare e dell’esercitarsi in comune, il computer richiede di pigiare un tasto e porta il freddo di una risposta “giusto-errato”. Ma le questioni migliori e più importanti non hanno risposte semplici bensì richiedono riflessioni. Ad una buona domanda si dà più di una risposta; per esempio “cosa è il sette?” Sette è più di tre, più di quattro, è anche la radice di quarantanove, o anche i sette peccati capitali e, in senso trasposto i settenni; qui si tratta della qualità del sette.

Tu conosci la pedagogia Waldorf: come la vedi in rapporto al computer?

Credo che le Scuole Waldorf sapranno apprezzare Internet ma anche venirne fuori bene anche senza di esso. Forse in futuro si tratterà soprattutto di poter resistere a certe influenze – il che può essere obiettivo dell’educazione. Oggi occorrono uomini autonomi e non soltanto uomini che per tutta la vita si regolano secondo il danaro, la fama e la pressione sociale. Da una giornalista del “Washington Post” che ha intervistato bambini di V classe poco tempo fa è stato rivelato che ad 1/3 di essi si dà ogni giorno il Ritalin per tranquillizzarli, Si arriva alla conclusione che sarebbe meglio abolire la TV per i bambini. Io gli proposi di visitare una scuola Waldorf…

Nelle mie indagini ho trovato che, in ultima analisi, di tutte le meraviglie della tecnologia per l’aula scolastica (insegnamento audiovisivo con apparecchi video, film e proiettori) è rimasto solo la buona vecchia lavagna. Fino ad oggi essa è sempre ancora qualcosa di unico. Ora sto scrivendo un nuovo libro sulla storia di piccoli apparecchi tecnici che hanno facilitato la vita e di come noi abbiamo potuto vivere prima senza di essi e senza computer.

Cosa pensi del mestiere del programmatore?

Oggi vengono formati tanti programmatori di computer cosicché siamo giustamente inondati da essi. Tuttavia credo che in futuro un lavoratore manuale per esempio un idraulico verrà richiesto più che un esperto di computer. Uno sciacquone da cucina non può essere aggiustato da un computer. 200 anni fa la nostra vita si basava ancora del tutto sull’agricoltura, il 90% della popolazione era attivo in questo settore. Oggi solo il 2% è impiegato nell’agricoltura poiché essa è divenuta più efficiente. Se la nostra società dell’informazione raggiungerà uno standard paragonabile di efficienza saranno necessari pochi informatici ed esperti di computer. Resta soltanto un nucleo cuore e mani. Queste capacità verranno apprezzate di nuovo e le professioni relative acquisteranno di nuovo importanza. 200 anni fa ogni campagnolo sognava di fuggire verso la città, ma oggi il contadino è stimato e dunque la tendenza si è invertita.

Educazione : stimolare la ricerca di se stessi

E cosa pensi della professione dell’ insegnante?

Nella mia prospettiva un maestro non deve solo amare i bambini ma crescere interiormente con loro. Per me è indifferente se un maestro è una persona abile nell’uso dei computer. Per esempio, un insegnante di storia non deve solo mostrare dei video bensì darsi da fare appassionatamente con il passato sviluppando immagini interiori dalle quali possa nascere un meraviglioso quadro sulla lavagna. Educazione non significa riempire le teste ma stimolare la ricerca di se stesso.

Come va con i vostri figli alla scuola Waldorf?

Nostra figlia Zoe frequenta la scuola East Bay, mia moglie ed io abbiamo sperimentato gioia e furore, siamo stati affascinati, irritati, meravigliati, entusiasmati ed esauriti – siamo passati attraverso questi sentimenti che sempre la vera vita porta con sé. Il problema principale era il viaggio per arrivare alla scuola. Fare il pendolare non è certamente bello per gli adulti ed è anche peggio per i bambini. Ma io sono convinto della pedagogia Waldorf.

Perché apprezzi tanto la pedagogia Waldorf?

Per via della sua spiritualità, per il rispetto dell’individuo, per il lavoro manuale, per l’incontro con la natura e per i grandi nessi che stanno alla base di questa pedagogia. Poi apprezzo che qui si raccontino ancora delle storie e si eserciti anche la facoltà di raccontare la propria storia. La pedagogia Waldorf sostiene anche i rapporti familiari come anche quelli genitori-scuola. La scuola Waldorf non è solo una scuola “senza computer e TV”, si tratta di liberarci dalle brutture della vita moderna. Essa esiste senza le parole d’ordine della pubblicità e può rifiutare la Coca Cola, il culto del corpo e le sgargianti T-shirts. Tutto ciò affinché il bambino possa essere ancora un vero bambino. Nostra figlia Zoe non viene semplicemente addestrata per il college o per un lavoro futuro, essa deve essere semplicemente una bambina e non costituire soltanto un potenziale per una ipotetica carriera. In altre scuole a 9 anni i bambini (e prima di tutto i loro genitori) calcolano le loro possibilità di carriera sulla base delle loro votazioni. Se i bambini devono essere veramente ancora bambini, sono sicuro che debbano ricevere una fonte di gioia di vivere, che è più importante di qualsiasi altra cosa.

Conosci altri tipi di scuole o scuole private oltre a quelle statali e Waldorf?

Certamente ho visitato anche altre scuole private ma nessuna mi ha convinto.

Tu citi ben poco la Scuola Waldorf nel tuo nuovo libro “Un eretico high tech”

Questo può essere visto anche in altro modo. Lì la pedagogia Waldorf non è sbandierata come un manifesto ma vive in ogni pagina anche se è citata esplicitamente solo in un luogo. Ho cercato di aprire la strada ad un ampio dialogo sulle questioni fondamentali dell’educazione e non solo propagandare la pedagogia Waldorf. Che io stesso ne sia convinto è evidente dalla frequenza di mia figlia a questa scuola.