Pedagogia terapeutica: l’elemento terapeutico nella pedagogia Waldorf

Michaela Glocker

(conferenza tenuta a Roncegno, durante un convegno
del Gruppo Medico Antroposofico Italiano)

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Sicuramente qualcuno di loro si è chiesto come mai, durante un convegno medico, vogliamo parlare di pedagogia. Il mio indirizzo medico è quello della pediatria e nell’esercizio della pediatria si fa tutti i giorni l’esperienza della connessione fra la medicina e la pedagogia. Ma anche se non si fanno queste osservazioni di prima mano, tuttavia oggi anche nella medicina cresce l’interesse verso la pedagogia, perchè si continua a scoprire anche negli adulti la crescente importanza delle connessioni fra il corpo e l’anima.

Ad esempio, è un’esperienza di quella branca della medicina che si chiama “psicooncologia”, che i malati di tumore riescano a venire a capo della loro malattia tanto meglio quanto più riescono ad occuparsene in modo autonomo. Spesso si vede anche, studiando la biografia dei pazienti in relazione alla gravità della loro malattia, che questi malati di tumore hanno avuto anni prima – anche decenni prima, a volte – un trauma psichico, qualcosa che li ha feriti profondamente.

E si è potuto constatatare che non è tanto importante la gravità della perdita o del trauma psichico a determinare poi l’eventuale insorgenza del tumore, quanto l’incapacità di venire a capo di questa perdita, di questo trauma.

Un altro campo dove si possono fare direttamente queste osservazioni è quello della immunologia. Ad esempio si sono fatte indagini sui mariti di donne ammalate di cancro al seno – naturalmente gli uomini erano sani, erano le loro mogli ad essere ammalate. Al momento in cui venne fatta la diagnosi gli uomini erano sani, ma dopo sei settimane si osservò in questi signori una diminuzione delle loro difese immunitarie, un calo improvviso, ad esempio, dei linfociti. Dopo sei settimane una grande percentuale di questi uomini si ammalò di influenza o di bronchite o di qualunque altra malattia. E dopo tre mesi la situazione ritornava normale nella misura in cui avevano attivamente lavorato alla risoluzione di questo problema.

Queste indagini hanno confermato ciò che in realtà si conosceva già dagli anni Cinquanta, cioè dalle indagini condotte sui bambini ospedalizzati. Lì si è visto che l’ordinaria assistenza prestata negli ospedali a questi bambini non era sufficiente se non veniva accompagnata da un atteggiamento di comprensione, da un certo comportamento in qualche modo educativo nei loro confronti. Vi era poi una mortalità elevata fra i bambini chiusi negli orfanatrofi e si era potuto osservare che quei bambini si ammalavano e morivano soprattutto di malattie polmonari e malattie gastrointestinali.

E’ interessante notare che non solo aumentava la facilità ad ammalarsi di malattie intercorrenti, ma che la cosiddetta deprivazione provocava anche un improvviso arresto della crescita corporea. All’epoca di Rudolf Steiner, nel 1920, di questi fenomeni di deprivazione si parlava ancora poco. Ma nel 1919, quando si inaugurò la prima scuola Waldorf, Rudolf Steiner tenne il primo corso per gli insegnanti e in fondo, in questo corso, erano già contenuti questi argomenti.

Rudolf Steiner disse agli insegnanti che una sana pedagogia è la migliore medicina preventiva. Che se si educano i bambini nel modo giusto essi rimangono poi sani per il resto della loro vita. Perciò questa sera cercherò di dare uno sguardo d’insieme alla pedagogia Waldorf e di dimostrare come si possa agire al tempo stesso per una salute del corpo, dell’anima e dello spirito del bambino. Ma che l’educazione possa avere influenza addiruttura sullo sviluppo corporeo del bambino è nuovo e proprio di questo vogliamo parlare.

Che oggi, in una situazione di stress in un determinato posto di lavoro, una persona possa farsi venire un’ulcera allo stomaco è una cosa conosciuta, ma non è concosciuto il modo, le reali modalità con cui ciò poi avviene. Per questo è importante cercare adesso di prendere in esame ciò e riguardare tutti i periodi di crescita, a partire dalla nascita.

Le funzioni dello stomaco, ad esempio, si sviluppano così, poco per volta: ogni madre sa quale problema possa essere lo svezzamento, quando si passa dal latte al seno alle prime pappe e così via e come lo stomaco si debba abituare a digerire questi alimenti. La via che va dal latte materno alla pastasciutta è una via lunga e questa via lo stomaco deve imparare a percorrerla poco per volta.

E la domanda è ora: quali influssi hanno un ruolo nella costruzione del corpo del bambino? E quali forze possono essere messe all’opera poi, in futuro, per guarire un’ulcera allo stomaco nel caso che lo stomaco si sia poi dimostrato debole? In che connessione stanno cioè la crescita e la capacità di rigenerazione dell’organismo con la vita cosciente dell’uomo?

Rudolf Steiner è andato alla ricerca di una soluzione di questo problema ed è arrivato al seguente risultato. Grazie alle sue capacità di indagine spirituale ha riconosciuto che esiste una stretta correlazione fra le attività di pensiero e le forze di crescita di rigenerazione corporea. Quella cioè che noi chiamiamo crescita spirituale non è che una prosecuzione della crescita corporea, che avviene però con mezzi spirituali. Il problema è adesso come noi possiamo arrivare a comprendere questo, perchè è un dato di fatto che Rudolf Steiner è arrivato a questa scoperta, ma noi come possiamo cercare di far rivivere adesso e comprendere questa scoperta in noi stessi? E questo non è così difficile se decidiamo – e vediamo di farlo insieme questa sera – di osservare per un attimo il nostro pensiero. Perchè ognuno di noi sta pensando e nel momento in cui stiamo attenti a quello che sto dicendo pensiamo anche e possiamo chiederci che cosa succede in realtà.

Un processo che ha sicuramente luogo è quello che tutti noi, in qualche modo, cerchiamo di accogliere quello che sto dicendo. Se facciamo attenzione c’è dentro di noi uno sfondo, qualcosa che ci dice nell’anima: ma quello che ci sta dicendo è qualcosa che possiamo adoperare o no? Se sentiamo qualcosa che già in qualche modo conosciamo lo accogliamo senza problemi in noi stessi. Diciamo: “sì, sì, la cosa va senz’altro bene”. Però se è qualcosa che non abbiamo mai sentito, il primo gesto è quello di prendere una certa distanza interiore da quello che ci viene detto. E può darsi che noi poi andiamo a casa e diciamo: “Mah, ci debbo dormire sopra, ci debbo pensare ancora sopra”. E magari poi il giorno dopo cerchiamo di elaborare quel che abbiamo sentito con tutti i nostri pensieri. E una persona che ha la capacità del pensare analitico sarà in grado di smontare questi difficili pensieri e di analizzare ogni cosa che è stata detta e di esaminare tutti i particolari. Prenderà soltanto ciò che in qualche modo fa parte già del suo sistema di pensiero e cercherà di integrarlo in questo suo sistema di pensiero e il resto lo butterà in qualche modo fuori, come se fosse un prodotto di escrezione corporeo, lo eliminerà. E noi chiamiamo questo processo un processo di elaborazione spirituale, un processo di digestione spirituale. Noi parliamo anche di alimentazione spirituale e diciamo “l’uomo che non si nutre di solo pane”… Noi facciamo l’esperienza che durante tutta la nostra vita il nostro edificio di pensieri cresce. I pensieri crescono dentro di noi e nel momento in cui questo non succede, magari per un paio di settimane, non ci sentiamo più bene con noi stessi.

Ora è interessante osservare come ha lugo questa crescita spirituale. Vediamo che cosa succede quando un pensiero del tutto nuovo entra nella nostra coscienza. Prendiamo per esempio il pensiero della reincarnazione che ancora oggi per molte persone è un orrore, qualche cosa che non vogliamo assolutamente accogliere. E per moltissimi altri uomini, per altre religioni, la reincarnazione è una cosa assolutamente ovvia. Riguardo a un pensiero come questo, si può osservare in che modo la propria vita di pensieri reagisca a un pensiero del tutto nuovo. Se esso è vero – e lo posso supporre in via ipotetica – allora tutto ciò che io so su di me, tutto il mondo che sta intorno a me e tutta la vita assumono un aspetto sconvolgentemente diverso. Anche il cristianesimo allora assume delle prospettive diverse: pensiamo alla profezia del Vangelo di Giovanni “Voi riconoscerete la verità e la verità vi renderà liberi”. Allora anche questa profezia assume delle dimensioni tutte nuove, perchè sarà libero anche colui che oggi ad esempio è in prigione. Allora tutto acquista una dimensione diversa. Pensiamo a un bambino di cinque anni che muore di tumore. Sorge il problema: ma questo bambino la verità e la libertà quando e in che modo potrà raggiungerle? Questo problema acquista di colpo una dimensione del tutto nuova e si comincia improvvisamente a prendersi più tempo per la propria vita. Se però un pensiero come questo non lo accogliamo in noi, ma lo lasciamo al di fuori di noi, allora non cambia nulla nella nostra vita e tutto deve rimanere così com’è.

Abbiamo quindi una specie di vita superiore, che è la vita dei pensieri. E questo organismo dei pensieri che è presente nella nostra anima è come un organismo vivente per cui, quando arriva un nuovo pensiero, tutto l’insiemo del nuovo organismo di pensiero deve lavorare e deve cambiare per accoglierlo dentro di sè. Abbiamo cominciato riferendoci alla digestione, ma protremmo allargare questo discorso a tutte le altre funzioni del nostro corpo e scopriremmo che nella vita del pensiero tutte sono a loro volta presenti qui, in questo organsimo vivente dei pensieri: vi è una perfetta corrispondenza fra i pensieri e le funzioni organiche.

Abbiamo anche la possibilità di un pensiero sintetico, non soltanto analitico, allo stesso modo in cui possiamo sintetizzare la sostanza che viene a costituire il nostro corpo fisico. Abbiamo anche spiritualmente uno straordinario sistema immunitario: ad esempio reagiamo in modo così allergico a certi pensieri! Questa è un’esperianza comune delle piccole comunità di esseri umani, dove, certe volte, si ha l’esperienza di non poter adirittura pronunciare un certo pensiero, perché chissà che cosa succederà poi nella comunità.

Sono presenti anche delle manifestazioni patologiche nella vita dei nostri pensieri: ad esempio un dogma – cioè un pensiero che dobbiamo accogliere senza averlo compreso – si comporta nella nostra vita di pensieri esattamente come un deposito, come potrebbe essere un calcolo alla cistifellea, che sta lì e non può venir digerito.

Abbiamo anche degli stati di aggregazione della sostanza nel nostro pensiero. Abbiamo “ossa”, abbiamo “sangue” che scorre, abbiamo “aria” che entra e che esce, abbiamo anche “calore” nella vita dei nostri pensieri. Un pensiero che corrisponde allo stato di aggregazione solida della materia è ad esempio un’idea fissa, o una constatazione irremovibile o una di quelle rapprentazioni in cui non c’è da cambiare niente. Queste rappresentazioni riempiono la maggioranza della nostra vita. I libri di medicina su cui io ho studiato ai miei tempi oggi potrei buttarli tutti nella spazzatura, perché non servono più a niente e questo è tipico di questo modello di rappresentazioni che ha bisogno di essere continuamenete rinnovato. Lì la vita dei pensieri è transitoria e queste rappresentazioni invecchiano.

In modo del tutto polare abbiamo poi dei pensieri che hanno invece del futuro in sé. E ciò dà vita poi alla vecchiaia e alla vita di quando si sarà più anziani, perché diventa la meta della propria vita, di quanto si vuole raggiungere. Si diventa ciò che si pensa di se stessi, si costruisce nel pensiero il proprio futuro. E’ tipico per la vita avere in sé passato e futuro: e passato e futuro li abbiamo anche nella nostra vita di pensiero.

Possiamo ancora chiederci a quale stato di aggregazione corrisponde l’ideale. Sicuramente non allo stato liquido o allo stato aeriforme, ma allo stato del calore, del calore che ci fa ardere: noi ci infiammiamo di entusiasmo per un ideale.

Quando pensiamo sotto forma di concetti, invece, ci muoviamo nella vita liquida. Dobbiamo essere del tutto mobili, plastici: prendiamo ad esempio il concetto di “tavolo”. Il concetto di tavolo non corrisponde mai all’idea di pensare questo tavolo che vediamo davanti, perché allora non è più un concetto, ma è una rappresentazione. Dobbiamo muovere dentro di noi tutti i tavoli che ci sono stati e che ci saranno in futuro e soltanto allora avremo dentro di noi il concetto di “tavolo”.

E poi abbiamo un’altra dinamica del pensiero quando ci vengono le idee. Domani, mentre ci facciamo la barba, potrebbe venirci un’idea così brillante da illuminare tutta la nostra vita per un anno intero. Da dove ci viene quest’idea? In questo si ha la dinamica dell’aria, di qualcosa che entra e che esce. E’ qualcosa che entra e che può uscire in modo tale che possiamo anche perderla e ci possiamo anche chiedere “ma dove è andata a finire quell’idea che avevo prima?”. “Lo spirito soffia dove vuole”: è un concetto che compare anche nella Bibbia.

Quindi queste strutture della vita di pensiero sono una cosa e l’altra cosa sono i sistemi organici, sono le funzioni dell’organismo che si sviluppano durante i processi di crescita del bambino. Allora il concetto diviene più concreto e vorrei cercare di mostrarvelo con l’esempio di una biografia.