Idealismo educativo

introduzione di Pietro Archiati alle conferenze di Rudolf Steiner raccolte nel testo “Arte dell’educare, arte del vivere”, Archiati-Verlag

 

Queste conferenze di Rudolf Steiner si contrassegnano per il loro coraggioso e indomito idealismo, caratteristica che a molti oggi può apparire anacronistica. L’obiettività del piatto realismo imperante ha preso l’abitudine non solo di bollare come utopico ogni idealismo, ma anche di deriderlo o intimidirlo. Eppure Rudolf Steiner non molla: l’idealismo interiore che si rinnova ogni giorno è secondo lui la caratteristica fondamentale di ogni buon educatore, quella che produce i maggiori effetti sul bambino o sullo scolaro. Un insegnante animato dall’idealismo esercita un’azione stimolante

sul bambino da ogni punto di vista; un maestro scialbo, senza fantasia e non idealista gli soffoca l’anima. Il futuro dell’educazione, che è poi quello dell’umanità in generale, dipende in tutto e per tutto dal numero di genitori e insegnanti dotati di una dose sufficiente di idealismo.

Solo l’individuo può generare dentro di sé l’idealismo educativo di cui si parla in queste conferenze. Soltanto il singolo individuo può di giorno in giorno tener viva dentro di sé una mentalità idealistica e continuare ad approfondirla nell’incontro col bambino. La scuola come istituzione non può assumersi il compito di far nascere l’idealismo nel singolo, lo può solo favorire. Per quanto riguarda l’idealismo degli insegnanti, un collegio docenti può incoraggiare incessantemente a non fare rinunce, a non scendere a compromessi, riconoscendo il suo compito principale nell’organizzare tutte le attività scolastiche in modo che l’idealismo di ogni singolo insegnante sia e rimanga effettivamente possibile. Se non lo si fa, ogni istituzione tende naturalmente ad impedire lo sviluppo di qualsiasi idealismo con l’aumento delle necessità oggettive esterne.

Qual è il contenuto dell’idealismo dell’educatore? Questa serie di conferenze fornisce indicazioni importanti in proposito. Per esempio, il genitore o l’insegnante può dar vita ogni giorno nella sua meditazione a questo pensiero: “Tu bambino, mio allievo, sei non meno di me uno spirito eterno, né più giovane né più vecchio. Abbiamo alle spalle un lungo passato comune. Dal mondo spirituale porti con te nella tua esistenza tutto ciò di cui hai bisogno per realizzare un compito meraviglioso e assolutamente individuale.

Di giorno in giorno potrai rivelarmi ciò che ti aspetti da me, se sarò abbastanza attento da ascoltare le tue parole. Prima ancora di nascere mi hai scelto come tuo genitore o maestro e dopo la nascita mi hai cercato con determinazione. Posso farti da insegnante solo perché tu sei il mio maestro, poiché ogni giorno mi insegni che cosa ti è necessario per il tuo cammino.”

Oltre all’idealismo, un’altra chiave di queste conferenze è costituita dall’arte: Rudolf Steiner non si stanca mai di descrivere da ogni prospettiva come l’educazione possa ridiventare una vera e propria arte. Non sono le conoscenze di un maestro ad avere un effetto educativo, ma solo ciò che è in grado di fare artisticamente. Il bambino non ha alcun legame con un adulto “sapiente”, ma ha un rapporto profondissimo con chi è artista, poiché lui stesso mira a diventare un artista della sua vita.

L’insegnante sa bene per esempio qual è l’aspetto delle lettere morte dell’alfabeto, ma al bambino non interessa. Lui vuole ripetere l’attività artistica mediante la quale, nel corso del tempo, le lettere si sono sviluppate a partire dalla pittografia. Il maestro può anche sapere quali sono i colori, ma il bambino vuole sperimentare il modo in cui si combinano

in un discorso artistico, vuole scoprire cos’hanno da raccontare all’uomo. Perfino in riferimento alla sua Filosofia della libertà, per molti un arido libro “filosofico”, Steiner

fa notare energicamente che si tratta in tutto e per tutto di un’opera artistica piena di esercizi per la più eccelsa di tutte le arti, quella del pensiero.

Qual è l’elemento essenziale dell’arte, che cosa si vive in ogni attività artistica? Che cosa prova il bambino accanto all’artista dell’educazione? Voglio richiamare brevemente l’attenzione su tre caratteristiche fondamentali di ogni attività artistica:

1. Ogni attività artistica è evoluzione. L’arte è sempre viva, sempre in movimento, aperta a tutto, mai conclusa o rigida. Oggi molti hanno paura di questa mobilità, poiché vi vedono subito il rischio del caos. Per superare questo timore di ciò che è vivo occorre rinnovare ogni giorno dentro di sé, consapevolmente e liberamente, il coraggio dell’arte.

2. L’arte è sempre individuale. Ogni singolo individuo può imprimere il proprio marchio caratteristico ad ogni azione, che diventa così attività artistica. Più di ogni altra cosa il bambino vuole poter esprimere l’individualità unica che è latente in lui, ed è solo un maestro creativo che può dargli lo stimolo a farlo.

3. In ogni produzione artistica l’uomo è attivo, creativo. La cultura materialistica lo ha reso sempre più passivo nei confronti della vita. Davanti alla TV non è altro che uno spettatore, nel campo dell’economia è solo una pedina in balìa delle circostanze, nella religione deve limitarsi a credere, e per quanto riguarda la scienza è oggetto di intimidazione da parte degli specialisti. Dato che come educatore il maestro si trova per sua fortuna davanti a un “bambino” e non a un adulto, può vivere e organizzare l’educazione come la sua opera d’arte personale, senza lasciarsi intimidire da nessuna autorità.

In queste conferenze Rudolf Steiner non si limita ad affermazioni generali sull’idealismo, l’individualismo o l’arte, ma offre delle “verità” concrete che nel mondo d’oggi possono sembrare non solo sconcertanti ma anche estremamente provocatorie. Sono verità tratte direttamente dal mondo spirituale, requisiti indispensabili per il futuro dell’educazione. Accenno a tre di queste verità sconcertanti:

1. La prima dice che ogni uomo fino a diciotto o diciannove anni “non può sapere niente”. È evidente che una simile verità irriterà profondamente molti lettori illuminati, nulla di male. Con essa non si intende però dire che fino a quell’età l’uomo non sia in grado di procurarsi delle conoscenze in senso tradizionale, ma che non dispone ancora delle facoltà intellettuali necessarie per comprendere qualcosa in base a una sua motivazione intrinseca e autonoma.

Visto così, il contenuto di questa “verità” è esatto dal punto di vista scientifico-spirituale e ogni tentativo di edulcorarlo per renderlo allettante sarebbe assurdo. Si può avere un’opinione diversa da quella di Steiner, si può pensare che in questo si sbagli di grosso, ma non ha senso voler “adeguare” la sua idea all’opinione pubblica oggi dominante.

2. Una seconda verità viene illustrata soprattutto nella quarta conferenza. Nei millenni della storia gli uomini non si erano mai trovati come Io di fronte all’Io. L’Io era sempre in un certo senso “avvolto” da involucri psichici o culturali che non permettevano affatto la brutalità dello scontro diretto fra due individualità. Troviamo ancor oggi dei residui di questo incontro velato, filtrato quando l’uomo non fa l’esperienza dell’altro come individuo unico nel suo genere, ma vi vede sempre e solo “il medico”, “il professore”, “l’operaio”, “lo straniero”, “l’uomo” o “la donna”, “il maestro” o “lo scolaro”. Di questi tempi “l’incontro senza veli” fra Io e Io suscita nell’uomo una grande paura, perlopiù inconscia. Il motivo di questa paura consiste nel fatto che nei confronti dell’Io individuale serve soltanto una tolleranza reciproca incondizionata, cosa tutt’altro che facile da conquistare.

3. La terza verità sull’educazione cui vorrei accennare è forse la più sconcertante di tutte: gli uomini potranno tornare ad essere buoni educatori solo quando si vergogneranno di parlare di educazione! Il gran parlare o discutere di una cosa è sempre indice di poca comprensione di quell’argomento. Ne è un buon esempio la questione sociale: fino a pochi secoli fa la questione sociale non esisteva, semplicemente perché gli uomini si comportavano istintivamente in modo sociale, perché erano più sociali di quanto non lo siano oggi.

Oggi si discute molto sul sociale proprio perché, a causa dell’egoismo in costante aumento, gli uomini sono diventati sempre meno sociali. Lo stesso vale per l’educazione: quanto meno l’insegnante è dotato di inventiva artistica che gli fa intuire cosa deve fare col bambino, tanto più ha bisogno di una “pedagogia”, di una specie di manuale di istruzioni che gli fornisca delle norme generali. Ha sempre più bisogno di parlare di quello che sempre di meno è capace di fare.

I pensieri di Steiner raggiungono il loro culmine nell’ultima conferenza. Nel caso in cui il lettore se la sia cavata fin lì con un lieve spavento, è bene che si prepari ad uno shock più forte. Il materialismo della cultura odierna, non solo teorico ma soprattutto pratico, viene presentato come un grande mistero dell’evoluzione. Questo materialismo esige dall’individuo un fortissimo incremento delle forze morali. Al riguardo Rudolf Steiner ricorre all’antica immagine del drago che “divora” l’uomo. Soprattutto attraverso la scienza e la tecnica moderne, il materialismo è proprio come un drago che divora l’uomo, poiché questa scienza conosce solo la parte animale dell’uomo, e la tecnica poi, con le sue macchine sempre più perfette, tende a renderlo superfluo. La maggior parte degli scienziati continua a considerare lo spirito umano, la coscienza o l’anima come un semplice effetto, come emanazione della conformazione biologica e neurologica dell’uomo. In questo modo tutta la parte spirituale dell’essere umano viene “divorata” dalla sua biologia. Chi non vuole farsi trascinare da questo dogma potente e intollerante viene accusato di ingenuo dilettantismo. All’immagine del drago si accompagna quella dell’arcangelo Michele. In questo non c’è niente di bigotto o di sentimentale, il tema viene affrontato con la massima oggettività scientifico-spirituale.

Chiunque si adoperi per superare il materialismo nella propria vita vorrà allearsi con Michele, quell’Essere spirituale che si è assunto il compito di integrare la scienza moderna con un’altrettanto solida scienza dello spirituale.

Un bambino che avesse la fortuna di vivere ogni giorno con genitori e insegnanti come quelli descritti in queste conferenze potrebbe gioire nel proprio intimo ed esclamare: “La giovinezza sarà anche una cosa bella e buona, ma invecchiare è molto meglio, se col passar degli anni riuscirò ad essere come i miei genitori e i miei insegnanti! Con loro imparo come si può continuare a imparare per tutta la vita. Sì, perché io non voglio solo imparare, ma voglio imparare a imparare, per continuare a farlo per tutta la vita.”