Scusa ma…, non ho capito bene! Conversazione tra un dottore antroposofico ed un papà

Non ho capito bene alcune cose !

Conversazione tra il dottore ed un papà

Di mattina, davanti alla Libera Scuola Rudolf Steiner di via Pini, dopo l’ingresso dei bambini.

G: Ciao dottore, dove vai così di fretta?

D: Stamattina non lavoro ma ho diverse commissioni da sbrigare per la città.

G: Dai vieni a bere un caffè che ho alcune cose da chiederti, visto che sei un esperto.

D: Di che?

G: Di pedagogia steineriana!

D: Beh, sono un medico non un maestro!

G: Si però alcune cosette che ho letto sul sito della scuola a proposito dell’asilo me le puoi chiarire. Non siete voi del Gruppo Internet ad avere messo sul sito quegli scritti? E poi tu non sei un medico antroposofo? Dovresti intenderti di queste cose, no?

D: In effetti abbiamo recuperato un po’ di materiale che parla della vita in asilo e l’abbiamo inserito sulle pagine web..ci sono molte persone che non sanno nulla della nostra scuola e delle scuole steineriane in genere e pensavamo che qualche informazione si potesse dare anche così.

G: E’ vero! Però, ragazzi.che difficile!

D: Non dirmi così che mi viene male. Pensavamo di avere messo sul sito delle cose semplici.

G: Sì sono letture gradevoli, anche semplici, ma alcuni concetti non mi risultano così ovvii e più ci penso e più mi vengono dei dubbi.

D: Abbiamo indicato in fondo anche una bibliografia per approfondire, per studiare.

G: Studiare?!.Non potremmo sederci a un tavolino con un bel caffè?

D: Ho capito. Per questa mattina niente commissioni. Vada per il caffè anche se non è biologico e forse nemmeno equo e solidale. E pazienza se non c’è zucchero di canna grezzo

G: Non ti facevo così liberale.comunque lo zucchero integrale c’è.

D: Come vedi spesso l’apparenza inganna.

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D: Non male questo caffè. Dunque cosa volevi sapere?

G: Ecco, mi sono letto quei tre scritti sulla Vita in asilo e ci sono delle espressioni che sembrano semplici, fin troppo, ma che non capisco bene fino in fondo. Ad esempio cosa significa “Il nervosismo, l’insensatezza delle nostre azioni, gli sfoghi del nostro temperamento, tutto ciò diventa la sua corporeità!” ?

D: Mhm, una risposta breve non è così semplice

G: Sì ma un po’ in sintesi.

D: Tieni presente che a sintetizzare questi concetti si corre il rischio di dire cose un po’ banali, toglie loro profondità e vera comprensione, per questo è meglio sempre approfondire e studiare perché solo così questi concetti appaiono in tutta la loro rilevanza, teorica e pratica.

G: Va bene, ma per stamattina non possiamo correre questo rischio?

D: Proviamo..Dì un po’, cosa c’è su quel foglietto che hai letto prima?

G: Uhm, tutte le domande che volevo farti.

D: Ecco, bravo, vedi di farmele tutte assieme così si può fare un discorso più organico.

G: Guarda, ho trascritto tutte quelle espressioni che mi sarebbe piaciuto approfondire:

………..la qualità inconscia e sognatrice dei bambini…….

…..Inizialmente il bambino vive ancora in uno stato di coscienza diverso, sognante, poi gradualmente raggiunge il nostro stato di coscienza e lo dovrà superare per preparare il futuro…..

…….lo sviluppo dei sensi è molto importante a questa età……

Poiché i processi di attività ed apprendimento del bambino piccolo sono in gran parte inconsci, abitudine e ripetizione hanno un ruolo molto importante

…..tutta la corporeità non ancora conchiusa è un organo di senso per le impressioni provenienti dall’ambiente, e costruisce la sua corporeità sotto l’influsso di queste impressioni.

….il bambino piccolo è ancora privo di protezione nei confronti delle impressioni dell’ambiente.

Il bambino sente fin nel midollo queste impressioni, impallidisce nel volto, si arrossa, reagisce realmente con il suo ricambio..

…..le forze di crescita e le forze della memoria, della intelligenza legata alla rappresentazione, sono la stessa cosa..

…..quando io sovraccarico la memoria del bambino piccolo con materia da memorizzare, con degli sforzi scolastici di apprendimento, sottraggo al bambino le forze formative risanatrici, le forze che costruiscono la corporeità e che la rigenerano…..

Sono troppe?

D: Praticamente c’è quasi tutta l’antropologia umana secondo Steiner!

G: Proviamo a schematizzare

D: Allora, le cose non si capiscono se non si parte dal presupposto -che per Steiner non era un presupposto teorico ma un’esperienza reale cioè visibile ai suoi sensi- di considerare l’essere umano come un’organizzazione fisica e..

G: Cosa significa organizzazione fisica?

D: Tutto quello che di un corpo umano ti risulta visibile, misurabile, pesabile: si potrebbe dire azoto, idrogeno, ossigeno, carbonio più svariati metalli e minerali. Praticamente li puoi trovare quasi tutti sulla tavola degli elementi di Mendeleiev. Hai studiato chimica a scuola?

G: Sì. E le proteine, i grassi, gli zuccheri.?

D: Quelli sono dei composti di tutte queste sostanze elementari della chimica. Sono l’oggetto di studio della biochimica

G: Dobbiamo per forza parlare di questo?

D: Non necessariamente, me sei tu che mi hai chiesto cos’è l’organizzazione fisica. Limitiamoci allora alla prima definizione: è il nostro corpo fisico, quello che si vede e si tocca. Però c’è dell’altro..questo corpo vive, le sostanze di cui è composto si trasformano continuamente. Il corpo nasce, cresce e invecchia. Hai mai visto un sasso fare lo stesso?

G: No

D: Appunto, perché non ha vita. Le piante invece hanno vita. Sono fatte delle stesse sostanze solo che ora quelle stesse sostanze sono dotate di una qualche forza, di una qualche qualità che fa sì che esse possano germinare, maturare, moltiplicarsi, morire e rinascere di nuovo. Insomma sono sostanze fisiche ma dotate di vita. Per i biologi un organismo vivente è tale se è capace di riprodursi e di reagire agli stimoli esterni. Capisci la differenza?

G: Sì, ma non capisco cosa c’entri questo con il nostro discorso. Bisogna sempre prenderla così alla lontana?

D: Guarda, già è difficile fare una sintesi ma se non mettiamo almeno qualche paletto allora poi andiamo a ruota libera, per libere associazioni e questo non è nello spirito né della pedagogia steineriana, né nell’antropologia che la sorregge, né nei concetti di fisiologia umana che scaturiscono dalle comunicazioni di Steiner, né..

G: Va bene, non ti scaldare, ti ascolto, so che siete delle persone serie sennò non avrei mica portato mio figlio a questa scuola. Vai avanti.

D: Allora volevo dire che questa prima differenza è già importante perché sottolinea il fatto che nelle manifestazioni che abbiamo davanti agli occhi ci sono fenomeni visibili e fenomeni invisibili. E’ evidente che una pianta è un essere vivente ma la vita, dentro le sostanze chimiche di cui è composta, non la vediamo. Ne vediamo solo gli effetti: si forma un seme, germina, la pianta cresce, viene impollinata, fa un frutto che matura e muore e dà un altro seme e così via. Questa è la vita, per noi è ovvio anche se non la vediamo direttamente, non siamo in grado di vedere direttamente queste forze che danno vita alla materia.

G: Ma Steiner ha affermato nelle sue opere che lui le vedeva!

D: Sì, e proprio qui sta un punto cruciale. Cruciale per la vita di oggi. Vedi, oggi come oggi non c’è nessuno, che io conosca, che affermi con autorevolezza di poter vedere direttamente queste forze, di poter vedere direttamente ciò che per tutti è invisibile ai sensi comuni.

G: Ci sono quelli che dicono di vedere l’aura

D: Io dico qualcuno che si esprima con precisione, autorevolezza, rigore scientifico, così come fece Steiner al suo tempo..Più o meno oggi non c’è nessuno. Però questo non è fondamentale. Le comunicazioni di carattere scientifico, medico, antropologico, pedagogico che si fondano su queste ricerche nell’invisibile, noi possiamo cercare di verificarle nella vita di tutti i giorni, appunto cercando di vedere come si trasformano sotto ai nostri occhi le cose, la vita, l’uomo. Non è difficile: ci fidiamo tutti che esista la corrente elettrica, eppure non la vediamo!

G: Ma come, la lampadina si accende!

D: Giusto, ma tu vedi solo il filo di tungsteno che diventa incandescente, non vedi la corrente.si potrebbe andare anche più a fondo di questi concetti ma per ora dobbiamo limitarci a questa constatazione: l’uomo è fatto di una parte visibile e di una parte invisibile, di cui vediamo solo gli effetti. Se non si parte da qui non si può capire il senso di quelle frasi.

G: E quali sono le parti invisibili?

D: La vita, le forze vitali che mantengono le nostre cellule in perenne movimento. Quando cessa la vita le nostre cellule si trasformano, sempre nelle stesse sostanze chimiche solo ora disposte in un altro modo. Come dire: diventiamo polvere.

G: Già

D: In più l’uomo ha, come gli animali, anche un’altra parte invisibile: quella che gli consente di sentire le cose come piacevoli o spiacevoli, di sentire la paura, la gioia, il dolore, la collera la vita emozionale, affettiva, in parole semplici (ma molto semplici) l’anima.

G: Infatti si dice che l’uomo è l’animale più evoluto

D: Qui si aprirebbe un altro grosso filone ma posso dirti solo che si può anche pensare che l’uomo non è affatto un animale ma l’origine di tutti gli animali. Non l’uomo che deriva dalla scimmia ma la scimmia dall’uomo. E’ una prospettiva apparentemente provocatoria ma non sbagliata che può conciliare sia le tesi di Darwin che l’immagine dell’uomo come essere spirituale che va soggetto anch’egli a una evoluzione. Ma non è questo il tema. Vedi però come nel tentativo di schematizzare si aprono continuamente delle finestre..

G: Vedo, vedo.

D: Proseguiamo. L’uomo è un essere che potremmo dire alberga in sé

G: Alberga?!

D: Ah, ah ma sì, alberga in sé’. Insomma è un termine un po’ pomposo ma lasciamelo dire..vabbè. L’uomo possiede un corpo fisico che è mantenuto in vita da un sistema di forze che chiamiamo appunto organizzazione vitale o se vuoi vegetale. Però ha anche un’organizzazione di forze emozionali o se vuoi animali o anche l’anima ma, unico tra tutti gli esseri viventi, possiede anche un’organizzazione di forze che gli consente un pensiero libero, astratto, riflessivo. L’uomo può pensare su se stesso, può percepirsi come essere pensante, può dire Io a se stesso. Questo noi lo chiamiamo spirito (sempre sintetizzando).

G: Cominciamo a parlare di religione?

D: La religione è un argomento serio ma queste sono osservazioni antropologiche, non hanno a che fare con un aspetto confessionale. La psicologia si dovrebbe occupare di studiare le manifestazioni dell’anima dell’uomo e si studia all’università, non in seminario. Lo spirito dell’uomo è qualcosa che si può imparare a intravedere anche senza aver studiato la teologia. Ad esempio studiare le biografie degli uomini è già un modo per vederne lo spirito all’opera. Allora possiamo partire dalla considerazione che l’uomo è un essere costituito da un corpo fisico, da un organizzazione di forze vitali, di forze psichiche e di forze spirituali. Nel corso della vita umana, dalla nascita alla vecchiaia il rapporto reciproco tra queste forze non è sempre lo stesso ma si trasforma e dà conto ad esempio delle trasformazioni fisiche a cui l’uomo va incontro e della sua maturazione psichica e morale.

G: Questa era la premessa?

D: Una delle possibili premesse. Capire che l’uomo consiste di questo insieme di sostanze e di forze, capire che questo insieme ha dei rapporti variabili nel tempo significa avere una base per comprendere la pedagogia. In fondo la pedagogia si occupa dell’evoluzione cioè del modo in cui cambiano nel tempo questi rapporti. A seconda dei rapporti di forze in un certo momento potremo capire se una cosa si può fare o meno, o meglio, se un cosa è necessaria o meno per un bambino. C’è un bella frase di Steiner a proposito dell’educazione che dice . Nell’educazione è male ciò che arriva troppo presto o ciò che dura troppo a lungo. Per sapere quello che devo fare con un bambino devo chiedermi a che punto è del suo sviluppo e quali cose può sopportare o quali cose gli sono necessarie.

G: Veniamo al sodo

D: Il sodo è la frase fondamentale di Steiner sui rapporti tra corpo e coscienza :…è della massima importanza sapere che le forze di pensiero non sono altro che forze vitali trasformate.capito?

G: Veramente non ancora…

D: Allora proviamo a vedere le cose da quest’altro punto di vista. Se osservi il rapporto che intercorre tra vitalità di un essere della natura e coscienza, potrai notare che esiste una relazione inversa: quanto più un essere è cosciente tanto meno vitalità possiede: la pianta, cioè il mondo vegetale in genere, possiede una vitalità enorme, si moltiplica continuamente. Più la poti e più ti da fiori e frutti, rigenera senza difficoltà; il vegetale però non possiede una coscienza, vive una vita ottusa, vegeta appunto.

G:Ma come? Non sai che se le piante le tratti amorevolmente, gli fai sentire una bella musica, crescono meglio? Hanno fatto degli esperimenti.

D: Mah, non mi sembra qualcosa di rilevante. Una pianta reagisce solo a degli stimoli fisico-chimici; non ha un apparato percettivo vero e proprio come gli animali e gli uomini. In realtà una pianta non è in grado di percepire delle emozioni. Per poter fare questo è necessario che un organismo possieda almeno uno straccio di sistema nervoso, anche elementare, ma pur sempre tessuto nervoso. E questo nel mondo vegetale non esiste.
Se sali di un gradino nella scala dei regni della natura ti accorgi che nel mondo animale si affaccia per la prima volta la coscienza. Naturalmente questo termine ora prendilo un po’in generale, almeno nel senso che l’animale percepisce il mondo esterno ed è in grado di rispondergli con varie modalità emotive: ad esempio prova paura e fugge oppure prova piacere e si avvicina. Se però osservi il grado di vitalità del suo organismo dovrai ammettere che rispetto alla pianta si riduce: quanto più in basso nella scala evolutiva un animale si trova tanto più conserva la sua capacità vitale e tanto meno coscienza ha. Pensa alla differenza tra un tritone e uno scimpanzé. E’evidente che la scimmia è nettamente più evoluta sul piano della coscienza ma ha perso ad esempio la capacità di rigenerare una parte del suo corpo se gli viene amputata. Invece il tritone rigenera, o anche la lucertola che ricostruisce la sua coda se si spezza.

G: Vero

D:L’uomo è l’essere vivente che ha più coscienza di tutti cioè ha coscienza di sé, cosa che l’animale non può fare, ma al tempo stesso è l’organismo vivente che possiede meno vitalità.
Ora con questa semplice osservazione puoi capire questa che per l’antropologia steineriana è una legge di fondamentale importanza: le forze da cui scaturisce la coscienza, la capacità dell’uomo di pensare, sono forze vitali trasformate. Per poter pensare l’uomo deve usare delle forze che altrimenti sarebbero impiegate per sostenere dei processi viventi. E’ per questo motivo che non possiamo stare svegli per troppo tempo; stando svegli e attivi di giorno ci consumiamo e per rigenerarcidobbiamo abbandonare la coscienza e andare a dormire.

G: Quindi stando svegli ci si distrugge e dormendo ci si ricostruisce?

D: Detto brutalmente: si! E’ noto che di notte il nostro cervello si mette a fabbricare una grande quantità di proteine. Se ti può essere utile per capire meglio è come quando bruciamo un pezzo di carta: la carta scompare si smaterializza e compare il fumo. La carta come il corpo e il fumo come i pensieri

G:Poetico

D: immaginativo, ma non per questo meno vero.
Guarda, si potrebbe anche fare uno schemino. Dammi il tuo foglietto:

COSCIENZA – VITA
+ Vegetale++++++
++++ Animale +++
++++++++Uomo +

Ecco, così ti ricordi.

G: Grazie. Ma dove vuoi andare a parare con questi concetti?

D: Allora, riassumiamo quello che ho detto sinora.

Uno: l’essere umano è costituito da una parte visibile e misurabile che possiamo chiamare il suo corpo fisico e da una parte non visibile direttamente costituita da forze. Queste forze sono in parte attive nel corpo per tenerlo vivo e vegeto e in parte attive nella sua parte cosciente. Diciamo che queste forze, invisibili, che operano per mantenere il copro in vita le possiamo chiamare forze vitali e quelle che usa per amare e pensare le possiamo chiamare anima e spirito.

G: Sì, più o meno ci siamo

D:Due: i rapporti tra queste forze sono variabili negli esseri viventi. Nelle piante non abbiamo attività di anima e spirito ma solo organismi vegetanti. Negli animali si comincia a cogliere la presenza di un attività animica. Nell’uomo si vedono all’opera anche forze pensanti che sono una trasformazione delle forze che prima agivano nel corpo. Per poter pensare l’uomo deve estrarre forze viventi dal suo corpo. Per pensare l’uomo sacrifica la sua vitalità organica più di ogni altro essere vivente. In fondo è detto anche nel mito del Paradiso terrestre: Adamo ed Eva conquistano l’albero della conoscenza ma perdono l’albero della vita. Per acquisire la conoscenza l’uomo perde la vita.

G: Allora chi pensa poco vive più a lungo! Vuoi dirmi che aveva ragione mio padre a scuotere la testa quando mi vedeva chino sui libri?

D: No. Ma forse scuoteva la testa per un altro motivo. In realtà questo esempio lo devi vedere in rapporti più ampi, tra regni della natura. Nell’uomo la cosa è più complessa, ma da qualche parte dobbiamo pur cominciare per inquadrare la questione. O no?

Tre: questa variabilità di rapporti la possiamo osservare anche all’interno dell’uomo stesso nel corso della sua vita, dall’infanzia alla vecchiaia.
Se osservi ora questa polarità, il bambino e il vecchio, puoi constatare che nel bambino le forze rigenerative sono al massimo grado, infatti cresce tumultuosamente e nel corso del primo anno triplica il peso della nascita. La coscienza che egli ha di sé è ancora vaga. Hai mai fatto caso che un neonato non ti guarda nemmeno negli occhi ma ti guarda intorno alla testa e sembra proprio essere immerso in un sogno? Ti sei mai accorto che fino a un certo punto un bambino quando parla di sé si nomina con il suo nome cioè in terza persona? E che solo dopo i due-tre anni dice io quando parla di sé

G: In effetti ora che me lo fai notare mio figlio ha fatto proprio così!

D: Ecco con questo esempio puoi vedere che solo a un certo punto lui ha avuto una chiara coscienza di sé. Crescendo l’essere umano diviene sempre più cosciente di sé mentre lentamente le sue forze vitali -intendile per ora semplicemente come le forze che lo fanno crescere- si riducono, la velocità di crescita si riduce. Nella vita adulta abbiamo come una fase di equilibrio: l’uomo non cresce più ma mantiene in equilibrio la sostanza che crea e quella che distrugge, e ha piena coscienza di sé. Andando verso la vecchiaia vedi che l’organismo lentamente deperisce, i processi distruttivi sopravanzano quelli costruttivi e, se l’uomo è ben invecchiato, le forze della coscienza si amplificano: la saggezza della vecchiaia è un esempio della maturazione della coscienza dell’uomo.

G: Magari fosse così. Vedo un sacco di vecchi invecchiati male in giro

D: Si, è possibile anche questo ma non è una contraddizione, quando abbiamo tempo te lo spiego anche questo. Per adesso cerca di concentrarti sul fatto che invecchiando si può avere una percezione più acuta delle cose e nello stesso tempo sentirsi distaccati dal proprio corpo, dalle proprie proprietà.

G:Sì è vero. Avevo un nonno che era proprio così..

D: Guarda ti faccio un altro disegnino tanto per capirci, più meno così

G: Ti piace proprio fare gli schizzi eh?

D: Spero ora che queste semplici osservazioni ti permettano di capire meglio quelle frasi che mi hai citato prima. Fai vedere il foglietto:

…..Inizialmente il bambino vive ancora in uno stato di coscienza diverso, sognante, poi gradualmente raggiunge il nostro stato di coscienza e lo dovrà superare per preparare il futuro…..

Ecco si può pensare al bambino nei primi anni di vita, fino a quando va a scuola, come un essere in cui la coscienza è come affondata entro la sua corporeità.

Mano a mano che le forze di crescita si “ritirano” dalla sostanza fisica del suo corpo può comparire la coscienza desta, man mano che la crescita rallenta il bambino diviene più cosciente, in altre parole le forze che prima stimolavano la crescita ora si ritirano dalla sostanza fisica e si trasformano in forze di pensiero attive nel capo. Questo significa che il bambino ha a disposizione forze per pensare in modo più astratto e che se lo stimolo a farlo, per esempio chiedendogli di imparare a scrivere e a leggere e a far di conto, lui lo può fare senza che questo gli sottragga forze vitali che stanno ancora lavorando nel suo corpo

G: Cosa vuol dire che stanno lavorando?

D: Altro capitolo corposo, ma ora ti posso dare solo una spiegazione in pillole. Al momento della nascita il corpo del bambino è totalmente costituito da sostanza elaborata dalla madre. Diciamo che alla nascita il corpo che ha è frutto solo di ciò che ha ereditato dalla famigli. Ora, dopo il primo respiro, inizia un doppio processo. Da un lato questo corpo si disfa, si disintegra, sottilmente ma costantemente. Tutti i giorni il bambino perde qualcosa dalla sua superficie ma contemporaneamente inizia a costruire sostanza da se stesso attraverso l’alimentazione. Da un lato disfa costantemente il corpo che gli hanno dato i suoi genitori e dall’altro lo riedifica con sostanza nuova e con forme nuove, fino all’ultimo atto di rigetto del corpo della famiglia che vedi quando cadono i denti da latte e compaiono i suoi, quelli definitivi.

G: Speriamo sia veramente l’ultimo anno di rigetto. Dei miei amici che hanno un figlio adolescente mi raccontano altro che rigetti!

D: Sì, succede ma è un’altra forma di rigetto. Ri-costruendo il suo corpo il bambino opera con le forze vitali che chiamiamo anche plasmatrici, formatrici. Come se fossero delle mani di uno scultore che danno forma a una figura, lavorando dall’esterno e dall’interno. Rendo l’idea?

G: Sì, benissimo

D: Ecco, quando queste mani, queste forze si muovono per costruire e sono del tutto impegnate in questo lavoro, la possibilità di pensare in modo chiaro e autonomo non c’è ancora. Vedi nel disegnino che sono tutte dentro la figura?

G: Sì

D: Ora capisci anche perché. il bambino piccolo è ancora privo di protezione nei confronti delle impressioni dell’ambiente

Il bambino sente fin nel midollo queste impressioni, impallidisce nel volto, si arrossa, reagisce realmente con il suo ricambio..

quando il bambino piccolo non ha ancora forze di coscienza desta nel capo, le impressioni che egli percepisce dall’esterno non vengono arrestate dalla testa che le interpreta, dà loro un significato; mancando il filtro costituito da un’attività pensante cosciente le impressioni entrano direttamente nella corporeità cioè il bambino percepisce il mondo esterno in una maniera puramente corporea: un suono troppo forte, un grido, una luce troppo intensa, diventano immediatamente non dei concetti ma delle sensazioni fisiche: tutta la cor­poreità non ancora conchiusa è un organo di senso per le impressioni provenienti dall’ambiente ed egli costruisce la sua corporeità sotto l’influsso di queste impressioni.

Il fatto che le impressioni esterne si imprimono direttamente nei processi vitali del bambino -ad esempio a seguito di un rumore troppo forte il lattantino sobbalza, il suo respiro accelera e così anche il battito cardiaco- fa sì che influenzino anche i processi fisici di crescita. Si tratta di un fenomeno molto sottile ma non per questo meno vero: guarda come i bambini diventano pallidi a scuola quando li fanno lavorare troppo di testa, quando li sovraccaricano precocemente di contenuti astratti e intellettuali..

G: Ma non l’hai detto prima che il bambino dopo il cambio dei denti può cominciare a lavorare con il pensiero astratto? In fondo va in prima

D: Sì però ci sono dei tempi. Oggi questi tempi non si considerano più. Vedo bambini che vanno a scuola a cinque anni e mezzo e fanno orario continuato già in prima. Dalle otto alle sedici, lavorano più del padre!

G: Il mio va ancora all’asilo ma mio nipote in effetti è già in questo brain storming. In effetti è palliduccio e sempre un po’ nervoso..

D: Torniamo al bambino piccolo dell’asilo che non ha ancora una vera capacità di decifrare gli stimoli che gli arrivano. Non ha abbastanza forze di coscienza per fare barriera e trasformare gli input che gli arrivano da fuori, su tutti i piani. Ecco cheIl nervosismo, l’insensatezza delle nostre azioni, gli sfoghi del nostro temperamento, tutto ciò diventa la sua corporeità!
Ti è ora più comprensibile perché nel processo educativo del bambino si cerchi di prestare molta cura alla qualità delle impressioni che riceve attraverso le impressioni visive, uditive, gustative, quindi la qualità del cibo, dell’aria e non ultima la qualità dell’atmosfera animico-morale di chi gli sta attorno?

G: Comincio a sentirmi un po’ in colpa se mi dici così. Mi vengono in mente tutte le volte che mi sono arrabbiato davanti a lui..

D: Non te la prendere, ci caschiamo tutti più o meno. Però se lo sai puoi sforzarti di modificare qualcosa e soprattutto ti sforzi per un motivo che ti è più chiaro.
E’anche evidente quindi, spero, perché l’apprendimento del bambino piccolo è inconsapevole, inconscio: perché egli apprende con le forze che operano ancora nelle profondità del corpo. Solo al momento della scuola potrà apprendere con le forze della coscienza astratta poiché allora parte delle sue forze di crescita avranno esaurito il loro compito e saranno libere per un pensare astratto: il bambino allora vuole imparare mentre in precedenza imparava per semplice imitazione.

G: Perché?

D: La natura delle forze vitali è quella di riprodurre indefinitamente strutture viventi se qualcosa non le limita. Pensa ad esempio a una coltura di cellule in laboratorio che può moltiplicarsi indefinitamente, riprodurre indefinitamente le stesse strutture. In questo consiste il principio di imitazione! Le forze vitali eteriche sono forze di costruzione secondo un principio imitativo: ecco perché il bambino del primo settennio, in cui sono prevalentemente all’opera queste forze di crescita impara per imitazione! le forze di crescita e le forze della memoria, della intelligenza legata alla rappresentazione, sono la stessa cosa..

Quando io sovraccarico la memoria del bambino piccolo con materia da memorizzare, con degli sforzi scolastici di apprendimento, sottraggo al bambino le forze formative risanatrici, le forze che costruiscono la corporeità e che la rigenerano…..

Oltre a manifestarsi seconado il principio della indefinita replicazione le forze eteriche hanno come altra loro caratteristica quella di essere forze ritmiche: tutto ciò che vive è organizzato secondo processi ciclici, ritmici. Oggi tutto questo lo conosciamo bene grazie alla scienza: la cronobiologia e i bioritmi sono materie di studio di questi fenomeni ritmici.

Forse ora diventa più chiara la frase: .Poiché i processi di attività ed apprendimento del bambino piccolo sono in gran parte inconsci abitudine e ripetizione hanno un ruolo molto importante

G: Basta mi arrendo! Comincia a essere tutto più chiaro però, accidenti , adesso che mi hai acceso la lampadina mi è venuta voglia di andare a sbirciare in quei libri

D: Ti do la bibliografia se vuoi

G: Ci sarebbe un’ultima domandina sui sensi.

D: Sei FORTUNATO! Ho qui un foglietto dove avevo scritto qualche cosa di esemplificativo. Dato che non ho più tempo te lo do da leggere. C’è anche la bibliografia che ti dicevo. Buona lettura!

G: Stavolta mi hai fregato! Lo leggo, lo leggo. Ma ..per questo magari ci vediamo al prossimo caffè!

D: Non è escluso. Ciao